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Leader e follower

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Leader e follower

Andrea Ruggieri

Ho riguardato la tv per due giorni. E ci sono stato come ospite. Risultato, mi chiedo: ma in Italia abbiamo solo commentatori o anche il privilegio di avere politici? Tutti a fare grandi descrizioni della realtà, grandi fotografie del disagio sociale (ora è il momento del carovita). Poi spunta il sottopancia: “Tizio Caio”, e il relativo partito di appartenenza. “Ah quindi non è un opinionista”, pensi. E allora che se commenta? Facesse qualcosa, no? E lì ci si perde.
Perché forse, complice il dominio – non più negoziabile – della comunicazione (lo dico per chi fa politica oggi illudendosi che basti il territorio, e per chi ambisce a farla un domani, ma anche per chi appare e non sa nemmeno esprimersi) è sorto l’equivoco che fare politica significhi descrivere dei problemi che tutti sappiamo esistere, senza però nemmeno proporre una soluzione di livello. Quando invece si imporrebbe di fatturare, cioè fare cose che modifichino la realtà, o almeno ci provino. Nella recita collettiva di chi è oggi maggioranza ma fino a ieri opposizione, e viceversa, campeggiano le solite lagne: il carovita (figlio anche di alcuni no del passato, uno su tutti, le scelte suicide sull’energia) si sente di più a causa della precarietà, perché siamo tutti troppo precari. E poi il caro mutuo… e tutti a dar giù contro le banche. Poi però escono i dati Istat che dicono forte e chiaro che aziende e imprese fanno boom di contratti a tempo indeterminato (250.252 unità in più, un aumento del 30,7% rispetto al saldo dello stesso periodo del 2022, con l’11,3% di aumento delle trasformazioni in contratto stabile), e le circolari dell’Associazione Bancaria Italiana che mette nero su bianco l’impegno delle banche ad allungare la durata dei mutui per abbattere il costo unitario della singola rata mensile.
E tutti zitti.
Allora, due richieste per i nostri commentatori: menzionate anche questi dati di fatto, non opinabili, quando volete fare la fotografia della Nazione anziché proporre cose da fare (voi) o esporre cose già fatte (sempre da voi). E se decidete che il terreno di confronto devono essere le tasse, troppe e troppo difficili da pagare, specie per imprese e partite iva, allora stabilite una gara di livello a rendere più semplice un sistema fiscale antico, superato, che crea distorsione temporale tra quando si fattura e quando si pagano le tasse alterando così i comportamenti dei contribuenti che non sapendo oggi quante ne dovranno pagare domani, contraggono risparmio o consumi. Di idee possibili ve ne sono tante: dall’indicare una ritenuta Irpef da versarsi subito quando si emette fattura, a molto altro. La tecnologia, che il nostro chissà perché tanto decantato Stato non sa usare (a cominciare da Agenzia delle Entrate, che ancora manda gli avvisi bonari via posta ordinaria, pur se si è indicata una Pec), può aiutare.
Insomma, piantatela col commentare l’esistente, e cominciate a pensare e soprattutto fare qualcosa che possa soppiantarlo. È la differenza tra essere leader e follower: fare l’andatura o seguirla.