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Le stupende librerie (vuote) di Istanbul

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AGI – Un attimo dopo aver messo piede nella libreria Muhsin, una delle più caratteristiche del centro di Istanbul, un enorme gatto viene a strofinarsi contro le mie gambe battendo sul tempo un secondo felino evidentemente contrariato del fatto che non sarò marchiato con il suo odore. “Si sentono soli – dice il titolare – non c’è stato molto movimento ultimamente”.

E la calma in cui è immersa la splendida libreria del signor Muhsin è l’immagine perfetta di come la crisi economica che affligge la Turchia e che ha affossato la lira turca abbia colpito duramente la vendita di libri e l’editoria.

“Durante la pandemia ci ha salvato la vendita online, ora gli stranieri, ma siamo fortunati perchè questo è un punto di passaggio, altrimenti non so se saremmo ancora aperti”. La vicenda della libreria Muhsin Kitabevi è un film che si ripete, un settore già stritolato da smartphone e internet che con la crisi economica ha subito un colpo quasi mortale.  “Per quanto riguarda i libri prodotti in Turchia l’aumento registrato è causato dall’aumento della carta che arriva dall’estero e dei costi di stampa, parliamo di un incremento tra il 20% e il 35%.

I libri provenienti dall’estero aumentano a seconda della valutazione di dollaro ed euro e questo li ha resi inaccessibili a molti”, mi spiega Emin Isli, fondatore della casa editrice Turkuaz e titolare della magnifica libreria omonima, un gioiello nascosto nel pieno centro della città.

“Vendiamo in lire turche, ma per i libri che vengono e sono stati stampati all’estero siamo costretti a convertire il prezzo e diventano inaccessibili. Qui vendiamo libri in 13 lingue diverse, non è una cosa di cui stupirsi, Istanbul è sempre stata un centro di incontro di lingue e culture e di conseguenza dell’editoria e continuerà ad esserlo, nonostante tutto”, dice il signor Emin mostrandomi una guida di Costantinopoli del 1921 in ungherese.

Per capire quanto la crisi colpisca le librerie tradizionali è necessaria una passeggiata a Sahaflar, cortile di una moschea del 1500 adiacente al Gran Bazar dove i libri, anche di scuola, sono venduti dai tempi dell’Impero Ottomano.

“Il problema non riguarda la scuola dell’obbligo perchè ci sono le cedole, piuttosto i libri per i test di ingresso alle università e testi universitari”. A parlare è una studentessa di infermieristica di nome Melike che incontro con due colleghe in un negozio che vende testi scolastici.

“Questo libro lo ho usato l’anno scorso e lo ho pagato 35 lire, ora costa 56..” afferma la giovane con una smorfia intuibile nonostante la mascherina. Sinan Ozgen mi accoglie nella sua splendida libreria nell’antico cortile di Sahaflar, e spiega che negli ultimi anni si è dovuta specializzare in libri antichi, manuali d’arte e miniature.

“Parliamoci chiaramente, faccio questo lavoro da 46 anni e ti garantisco che fino a meno di 30 anni fa i libri erano tra le spese cui le famiglie non rinunciavano mai. Ora ho dovuto cambiare la libreria, vendere per lo piu’pezzi antichi e miniature perchè siamo tenuti in vita dai turisti. La verità è che i libri già erano scivolati nelle voci di spesa al secondo terzo posto, ora con la crisi sono forse al settimo-ottavo posto o sono stati cancellati del tutto. La verità è che a questa politica non interessa avere a che fare con un popolo istruito”, insiste il signor Sinan.

La lira turca ha perso nell’ultimo anno circa il 40% del proprio valore, mentre l’inflazione è stabilmente sopra il 20%. Sotto accusa la politica monetaria del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, intestarditosi sul taglio dei tassi di interesse tanto da cambiare 3 governatori della Banca Centrale e 3 ministri delle Finanze in due anni.

Tuttavia anche ora che la lira è più stabile e anzi ha recuperato terreno rispetto a dollaro ed euro le prospettive per il 2022 sono tutt’altro che rosee. A lanciare l’allarme Burcu Aktas, fondatrice della casa editrice Cinar, secondo cui stabilizzare il cambio è il fattore piu’ importante, ma fondmentale è l’intervento del governo.

“Ci è stato detto di ‘stampare meno’, ma sono necessari sussidi che in anni non abbiamo visto, così come chiediamo che lo stato intervenga per calmierare il prezzo della carta come avviene con i generi alimentari. L’Iva sulla carta importata deve essere azzerata e l’importazione deve avvenire anche da Paesi non della zona euro”. Se non verranno prese misure urgenti i prezzi nel 2022 potrebbero aumentare anche del 60% e “stampare meno” potrebbe non essere una soluzione, ma solo la fase finale di una lenta agonia.

Source: agi


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