AGI – C’è una domanda che corre nervosa nelle capitali politiche e finanziarie europee a soli nove giorni dalle elezioni tedesche: mentre il risultato del voto appare, sondaggi alla mano, ancora totalmente aperto, ci si chiede quanto cambierà in Germania in quanto a prospettive economiche e finanziarie, a investimenti pubblici e “freno al debito”, su austerità, pressione fiscale e patto di stabilità? “Potremmo assistere a una svolta oceanica”, ha detto al portale Politico Volker Wieland, uno dei principali consiglieri economici del governo tedesco. Specie, questo il sottotesto, se vi sarà il famigerato “scivolamento a sinistra” con una maggioranza di governo guidata da Spd e con i Verdi come junior partner.
Insomma, tutto dipende da come si posizioneranno nelle urne i vari partiti, con i socialdemocratici che in questo momento guidano i sondaggi, seguiti dal blocco conservatore Cdu/Csu – con Angela Merkel al governo ininterrottamente da 16 anni – e con al terzo posto i Verdi di Annalena Baerbock, a loro volta seguiti dai liberali dell’Fdp a cercare di fare da ago della bilancia, mentre il partito della sinistra, la Linke, arranca in distanza, ma potrebbe rivelarsi determinante nel caso prendesse quota una coalizione ‘rosso-rosso-verde’ guidata da Spd e Verdi.
Comunque vada, si prospetta una partita difficilissima, dato che i programmi economici dei principali partiti divergono in maniera sostanziale su alcuni punti cruciali. In particolare, alle voci che riguardano spesa pubblica, fisco e “freno del debito”, ossia la norma – ancorata nella Costituzione – volta a garantire il pareggio in bilancio. L’approccio che prevarrà dalle trattative post-elezioni potrebbe dunque avere un impatto non indifferente riguardo al Patto di stabilità.
“I socialdemocratici hanno l’obiettivo di investire almeno 50 miliardi di euro all’anno nei campi ‘del futuro’, ossia difesa del clima, mobilità, digitalizzazione e salute”, si legge nel programma elettorale dell’Spd, che prevede anche sostegni alle start-up attraverso fondi facilitati nell’ambito del sostegno a nuovi progetti. Ma, ancora più importante, il partito del candidato cancelliere Olaf Scholz si dice esplicitamente contrario al ritorno “ad una dura politica di risparmio” dopo la fine della pandemia e prospetta anche di far cadere la cosiddetta “Schwarze Null” (lo ‘zero nero’), ossia il dogma della disciplina del pareggio in bilancio: “Per investimenti per il futuro deve essere possibile tornare a contrarre debiti”, afferma l’Spd.
L’altro passaggio cruciale – e controverso, del dibattito pubblico tedesco – nel programma elettorale socialdemocratico è quello che prevede una maggiore pressione fiscale sui redditi più alti, mentre si punta ad alleggerire i redditi bassi e medi: una riforma dell’imposta sul reddito prevedrebbe un aumento di 3 punti percentuali a partire dai redditi a partire da 250 mila euro annuali, mentre per i “superricchi” la Spd intende reintrodurre una patrimoniale, così come si prospetta l’imposta sulle transazioni finanziarie. A livello nazionale ed europeo, i socialdemocratici intendono promuovo una “tassazione equa” nei confronti dei grandi colossi digitali come Facebook ed Amazon, nonché misure più rigide in quanto a lotta all’evasione fiscale e a controlli finanziari.
“Puntiamo a una transizione verso un’economia finanziaria sostenibile”, afferma ancora l’Spd.
Uno dei punti caratterizzanti il programma dei socialdemocratici è l’aumento del salario minimo a 12 euro all’ora, mentre a livello europeo l’attuale fondo del Next Generation Eu verrebbe trasformato in una sorta di strumento finanziario permanente fondato sui debiti comuni Ue: una posizione che di fatto implica “un allentamento delle regole fiscali” dell’Unione europea, come si annota a Bruxelles e nelle altre capitali Ue.
Di tono molto diverso il programma economico dell’unione conservatrice formata da Cdu e Csu, dove non sorprendentemente si rigettano i propositi europei di Spd e Verdi considerando il Recovery fund un’iniziativa “unica”, da non ripetere, e puntando a rientrare nei parametri di Maastricht una volta superata definitivamente la crisi del coronavirus.
Un approccio, questo, sostanzialmente condiviso anche dai liberali dell’Fdp guidati da Christian Lindner. Per quanto riguarda cristiano-democratici e cristiano-sociali bavaresi, “la promessa” è quella di “rimettere in moto la nostra economia e garantiremo posti di lavoro sicuri e sostenibili. Così facendo, combineremo crescita sostenibile, protezione del clima e sicurezza sociale”: per far questo si pensa a un “pacchetto di liberazione” per l’economia tedesca volto ad “alleggerire le imprese da tasse e burocrazia” con l’obiettivo di rendere la Germania un Paese industriale “climaticamente neutrale entro il 2045”.
Al tempo stesso la Cdu/Csu respinge ogni aumento delle tasse, promette di abbassare la pressione fiscale su redditi bassi e medi, ma vuole anche tagliare le imposte ai profitti d’impresa al 25% dall’attuale 30.
In questo ambito, vanno oltre i liberali dell’Fdp, che vogliono limitare ulteriormente le imposte d’impresa e ridurre le tasse anche ai redditi più alti. Quasi un capovolgimento di prospettiva, rispetto ai programmi dei socialdemocratici, il che promette di rendere decisamente ostici i futuri negoziati di governo. Opposto atteggiamento rispetto ad Spd e Verdi anche sul “freno del debito”, che la Cdu/Csu intende difendere, rifiutando in merito di mettere mano alla Costituzione. “L’aumento delle tasse, a maggior ragione dopo la pandemia, sono la via spagliata, perché contrasterebbero la necessaria ripresa”, si legge ancora nel programma dell’unione conservatrice. In campo Cdu/Csu è un “deciso no” quello a eventuali tassazioni sui patrimoni oppure all’aumento della tassa di successione.
Un grosso piano di investimenti “a favore del futuro” è previsto anche nel programma dei Verdi di Annalena Baerbock. L’obiettivo di una “neutralità climatica” a detta del partito ambientalista “è possibile solo attraverso la rifondazione dell’economia di mercato”, una trasformazione entro la quale si tratterebbe di investire 50 miliardi di euro all’anno “nelle tecnologie del futuro”, tra cui Internet rapido, campi di ricerca come la biotecnologia e la tecnologia dei quanti, infrastrutture climate friendly, energie rinnovabile e uno “sviluppo urbano moderno”.
Anche il partito ambientalista punta a un ammorbidimento del ‘freno del debito’, proprio per facilitare i nuovi investimenti e, proprio come i socialdemocratici, “invitano alla cassa” le fasce di reddito più alte “allo scopo di contribuire a finanziare il bene comune”. Pertanto il partito ha in programma un moderato aumento dell’aliquota fiscale massima: a partire da un reddito di 100 mila euro per i single e di 200 mila euro per le coppie, sarà introdotto un nuovo scaglione con un’aliquota del 45%. A partire da rispettivamente 250 mila e 500 mila euro, seguirà un ulteriore scaglione con un’aliquota massima del 48%. Una nuova tassa patrimoniale nei Laender sui patrimoni sopra i 2 milioni di euro a persona è invece volto ad aumentare i fondi per l’istruzione. D’altra parte, i Verdi intendono alleggerire il peso sui redditi piccoli e medi.
Mentre da parte sua anche la Linke punta ad aumentare la pressione fiscali sui patrimoni alti (la cosiddetta “tassa dei milionari”) e sulle successioni ereditarie, e prevede finanche una patrimoniale per finanziare i costi della pandemia, così come il ‘freno del debito’ verrebbe eliminato tout court, di una sorta di “trasformazione dei mercati finanziari” ragionano pure i Verdi, specificando vi debbano essere considerati dei “criteri di sostenibilità”, nonché i diritti umani e la valutazione delle condizioni di lavoro.
Alzando lo sguardo oltre i confini tedeschi, gli ambientalisti puntano poi a dare maggiori poteri fiscali all’Unione europea sul modello del Recovery Fund da 750 miliardi di euro lanciato l’anno scorso per rilanciare l’economia europea dopo la crisi del coronavirus, soprattutto quelli dei Paesi più colpiti dalla pandemia.
Source: agi