AGI – Sono tra le figure più potenti del calcio inglese eppure non si fanno quasi mai vedere, ignorano la passione dei tifosi e mostrano scarsa conoscenza delle tradizioni dei loro club: i proprietari americani di Arsenal, Liverpool e Manchester United sono da anni nel mirino di una rivolta dei supporter, culminata il 2 maggio nell’invasione di campo all’Old Trafford dei tifosi dei Red Devils che ha imposto il rinvio della partita contro i Reds.
Stan Kroenke all’Arsenal, John W. Henry al Liverpool e la famiglia Glazer al Manchester United sono accomunati dal fatto di possedere squadre di altri sport professionistici in patria e dal distacco con cui gestiscono tre club fra i più gloriosi della Premier League, ovvero del campionato più antico del mondo. Eppure ormai non sono più dei novizi: i Glazer hanno preso il controllo dello United nel 2005, Henry prese i Reds nel 2010 e Kroenke possiede i Gunners dal 2007 insieme al magnare russo Alisher Usmanov e dal 2018 da solo.
Un ex dirigente del Manchester United, Peter Kenyon, dubita che “i Glazers sappiano cosa sia il calcio”. I malumori contro le proprietà di oltre Oceano sono precipitati dopo che i tre club hanno aderito al progetto della Super League che ha fatto inorridire lo zoccolo duro delle tifoserie. Anche se è evaporato nel giro di 48 ore, il piano di creare una coppa fra 12 dei club europei più importanti è stato visto come l’ennesimo ammiccamento al modello americano deciso senza la minima consultazione con la base.
Dopo l’invasione di campo all’Old Trafford, la Premier League ha diffuso un comunicato in cui si è detta consapevole dei “forti malumori” e del “diritto dei tifosi di conoscere ciò che accade” e ha promesso “uno stretto dialogo con i tifosi e i loro rappresentanti”. Segno che c’è consapevolezza che le proprietà americane rischiano di danneggiare l’immagine del calcio inglese con un approccio che molti giudicano irrispettoso verso i tifosi.
La famiglia Glazer, proprietaria anche della squadra di football americano dei Tampa Bay Buccaneers, non è mai entrata nel cuore dei fan. “In 16 anni nessuno di loro ha mai cercato un dialogo con noi”, ha denunciato il Manchester United Supporters Trust (MUST), che raggruppa oltre 200.000 sostenitori dei Diavoli rossi. La preoccupazione dei tifosi riguarda anche i conti di un club secondo solo al Real Madrid per ricavi: quando i Glazers rilevarono lo United nel 2005 era in pareggio, ora i debiti superano i 500 milioni di euro. La famiglia americana replica di aver dato priorità ai successi sul campo e ricorda i 200 milioni spese per l’acquisto di giocatori nelle ultime due stagioni, più di chiunque altro in Europa, addirittura 900 milioni dal 2013. Ma i tifosi vorrebbero maggiore attenzione alle loro istanze e un diritto di consultazione sulle decisioni più importanti, anche attraverso un azionariato popolare sul modello tedesco in cui investitori esterni e partner commerciali non possono arrivare al 50% della proprietà.
Anche all’Arsenal ci sono state recentemente proteste contro Kroenke per chiedergli di vendere le sue quote del club. Il fondatore di Spotify, Daniel Ek, grande tifosi dei Gunners, ha annunciato che farà un’offerta per rilevare il club ma il magnate americano, proprietario anche dei Denver Nuggets nella Nba, dei Los Angeles Rams di football americano e dei Colorado Rapids della Major League Soccer, non intende vendere. E non ha nessuna intenzione di passare la mano neanche Henry, che oltre che del Liverpool è proprietario della leggendaria squadra di baseball dei Red Sox di Boston. Di certo, però, nei prossimi mesi le pressioni dei tifosi si accentueranno e non sono escluse nuove e più eclatanti proteste degli inventori del calcio contro gli ‘intrusi’.
Source: agisport