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Le militanti del Pd stanno con gli alpini

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Le militanti del Pd stanno con gli alpini
La sezione femminile di Rimini si dissocia dal coro di accuse alle Penne nere: «Polemica qualunquista inaccettabile». E subito scatta l’aggressione. Come accaduto per Libero
SALVATORE DAMA

PRESA DI DISTANZA «Intendiamo dissociarci da toni accusatori, tesi a incrementare un clima di polemica generalista e qualunquista, che getta un inaccettabile discredito verso un Corpo dal valore riconosciuto e indiscusso. La cospicua presenza di Forze dell’ordine era a garanzia della tempestiva segnalazione, repressione e denuncia di eventuali episodi a connotazione antigiuridica»
La colpa non è dei singoli, ma del maschio. Punto. C’è una discriminante ontologica verso chiunque osi essere pene-munito. E chi si permette di negare (…)
(…) questa verità apodittica passa direttamente dalla parte del nemico: il patriarcato. Capita a un giornale, tipo Libero, ma anche all’interno della sinistra. Dove le donne del Pd riminese sono state manganellate (virtualmente) dalle femministe per essersi dissociate da «una polemica generalista e qualunquista». Quella contro gli alpini.
I fatti sono noti. Durante il raduno delle Penne nere in riviera romagnola sono successe delle aggressioni verbali e fisiche per le quali tutto il Corpo militare è stato chiamato in correo. E dipinto come una comitiva di vecchi viscidosi avvinazzati, zozzoni, allupati e con la patta aperta. È partita una petizione on line per sospendere i raduni per due anni. Rifondazione comunista chiede di sciogliere le adunate per sempre.
GUAI A DISSENTIRE
Chi si permette di contestare le generalizzazioni deve sedere al banco degli imputati, accanto a chi tocca culi e dice porcate alle ragazze. È connivente. «Per Libero e roba varia il problema dei fatti di Rimini non sono le violenze, ma i commenti di Laura Boldrini. La dimostrazione migliore di quanto sia diffuso il problema stesso», scrive su Twitter Pierfrancesco Majorino, eurodeputato del Pd. Nei commenti segue una scarica di insulti. Libero è un «wc chimico». È uno di quei quotidiani, dice Frateindovino, buoni per pulire la merda dei canarini. La dem Alessandra Moretti carica sui social la foto della prima pagina: «Certo che se appena le donne denunciano, ci sono fior di opinionisti che derubricano il tutto a fantasia o delirio, allora non lamentiamoci se poi le violenze sulle donne continuano a crescere. Chi giustifica o minimizza è complice».
“Complici”, agli occhi delle femministe, sono anche le donne del Pd riminese, che si sono permesse di scrivere questa cosa qui: «Intendiamo dissociarci da toni accusatori, tesi a incrementare un clima di polemica generalista e qualunquista, che getta un inaccettabile discredito verso un Corpo dal valore riconosciuto e indiscusso del nostro Esercito. La cospicua presenza di Forze dell’ordine a presidiare un evento così partecipato, era a garanzia della tempestiva segnalazione, repressione e denuncia di eventuali episodi a connotazione antigiuridica».
«COLPE PERSONALI»
Il comunicato è firmato dalla Conferenza delle donne del Pd di Rimini e viene pubblicato sui social dalla portavoce delle Donne dem, Sonia Alvisi. Nei commenti succede un casino: «Vergogna», «Scusatevi con le donne molestate», è un «comunicato pilatesco». E c’è un altro passaggio contestato: «La responsabilità penale è individuale», dicono le donne del Pd di Rimini, «ed è imprescindibile che le vittime di eventuali violenze provvedano a esporre querela verso fatti che le abbiano viste coinvolte. Gli strumenti posti a tutela di chi subisce comportamenti illeciti, sono ben noti a tutti noi e non dovrebbero cedere il passo a mezzi diversi. Il social ha innumerevoli pregi, ma è troppo spesso veicolo di informazioni approssimative e fuorvianti». Apriti cielo. Sembra un attacco all’associazione che ha sollevato il caso. Lo è. La responsabilità non è individuale, rispondono inviperite le femministe, ma collettiva. Il problema è la «cultura patriarcale». Alvisi è costretta a scusarsi: «C’è stato un fraintendimento». Però ribadisce quello che ha visto: «Ho vissuto la manifestazione e non ho visto comportamenti non corretti altrimenti sarei intervenuta. Sono stata anche in un locale dove c’erano gli alpini tutti ubriachi, mi hanno invitato a ballare, ho rifiutato ed è finita lì».
Nel frattempo le deputate del Pd hanno inviato una interrogazione al governo per «fare chiarezza». Il segretario del Rifondazione Maurizio Acerbo chiede di sospendere i raduni. Idea rilanciata da una petizione on line che, a ieri, aveva raggiunto 13mila firme.

Fonte: Libero.it