di Franco Sarcina
Quasi la metà -per la precisione il 49%- dei lavori svolti attualmente da persone fisiche, nel mondo, potranno essere automatizzati quando le tecnologie «correntemente sviluppate» si saranno diffuse su scala globale. Lo rivela uno studio McKinsey Global Institute. Lo studio si concentra su un grado di granularità molto dettagliato, arrivando a prendere in considerazione non i singoli lavori (per esempio, “agricoltore”, “operaio manifatturiero”, “tecnico informatico”) ma i singoli compiti svolti (“addetto alle macchine agricole”, “addetto alla tornitura”, “sistemista”. E prende in esame 54 nazioni del mondo, per un totale di circa il 78% dei lavoratori del pianeta.
Scomparirà il 5% delle professioni
L’alta granulosità dello studio consente quindi di arrivare a conclusioni molto dettagliate. Per esempio, sono relativamente poche le professioni che potranno in futuro essere totalmente automatizzate: meno del 5% del totale, ma nel 60% dei lavori, il 30% delle attività potranno essere svolte automaticamente da robot o sistemi di intelligenza artificiale.
Globalmente, il 49% dei lavori fruttano salari complessivi annui calcolabili in 16.000 miliardi di dollari. Metà di questi sono distrubuiti tra Cina, India, Stati Uniti e Giappone. Solo tra Cina ed India, i lavoratori coinvolti sono circa 600 milioni. Tra i Paesi analizzati da McKinsey c’è anche l’Italia, dove sono coinvolti il 50% dei compiti, per un totale di 11,8 milioni di lavoratori.
Coinvolti anche i “lavori d’ingegno”
Lo studio è particolarmente significativo perché, come ben spiegato da McKinsey stessa, arriva a un notevole livello di dettaglio e non riguarda solamente i compiti che possono essere sostituiti da robot o macchinari, ma anche i cosiddetti “lavori d’ingegno”. Nello studio si legge infatti che «I recenti sviluppi nel campo della robotica, dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico ci hanno portato all’apice di una nuova era di automazione. I robot e i computer possono non solo eseguire una serie di
«Gli esseri umani saranno ancora indispensabili: il guadagno in produttività che noi prevediamo potrà essere raggiunto solamente se gli uomini lavoreranno fianco a fianco con le macchine», attività lavorative di routine meglio e più a buon mercato rispetto agli esseri umani, ma sono anche sempre più in grado di svolgere attività che includono capacità cognitive una volta considerate troppo difficili da automatizzare con successo, come prendere decisioni, rilevare emozioni o guidare un’auto. L’automazione -prosegue McKinsey- cambierà quindi le attività lavorative quotidiane di tutti, dai minatori ai bancari, dagli stilisti ai saldatori, agli amministratori delegati». E, da un punto di vista prettamente produttivo, l’automatizzazione porterà anche dei vantaggi: secondo McKinsey, la crescita della produttività dovuta all’automazione potrà variare, dal 2015 al 2065, dallo 0,8% all’1,4% anno su anno.
Un mondo che cambia, non una prospettiva catastrofica
McKinsey sottolinea anche che non ha senso vedere questo cambiamento in una prospettiva catastrofista dal punto di vista dell’occupazione e del futuro dei lavoratori. Certo, sottolinea lo studio, molti impieghi si trasformeranno profodamente, ma questo cambio «non è senza precedenti. È di un ordine di grandezza simile a quanto è già successo nel XX secolo, quando nelle nazioni maggiormente sviluppate si è assistito ad un trasferimento del lavoro dal settore agricolo». «Questo trasferimento -fa notare McKinsey- non ha portato a una disoccupazione di massa di lungo periodo, perché è stata accompagnata dalla nascita di nuovi tipi di lavoro».
«Secondo la nostra analisi – conclude McKinsey- gli esseri umani saranno ancora indispensabili: il guadagno in produttività che noi prevediamo potrà essere raggiunto solamente se gli uomini lavoreranno fianco a fianco con le macchine. Ciò modificherà profondamente il mondo del lavoro: sarà necessario un alto grado di cooperazione fre lavoratori e tecnologie».
Fonte: ilsole24ore.it