AGI – Tornano le polemiche sulla pillola abortiva Ru486, dopo la notizia che la Regione Piemonte è intenzionata a ribaltare la decisione del ministero della Salute dei primi di agosto con cui si abolisce l’obbligo di ricovero. Il riferimento è proprio alle nuove linee guida varate il 13 agosto dal ministero, che, accogliendo il parere del Consiglio Superiore di Sanità del 4 agosto, hanno chiarito che la pillola può essere assunta anche in regime di day hospital.
Quando la Ru486 fu approvata anche in Italia dall’Aifa, nel 2009, l’orientamento infatti era quello di vincolare il suo utilizzo al ricovero ordinario di almeno 3 giorni, indicazione accolta da buona parte delle Regioni. Alcune, tra cui l’Umbria, avevano invece scelto in autonomia di consentire anche il day hospital.
Proprio la decisione dell’attuale governatrice umbra, Donatella Tesei, di cancellare l’ordinanza per tornare al ricovero obbligatorio ha spinto il ministro Speranza a varare le nuove linee guida per uniformare l’utilizzo del farmaco sul territorio nazionale, “presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale ed autorizzate dalla Regione, nonché consultori, oppure day hospital”.
Questo anche tenuto conto, si legge nelle linee guida, “del ricorso nella gran parte degli altri Paesi Europei al metodo farmacologico di interruzione della gravidanza in regime di day hospital e ambulatoriale”.
Il documento, oltre ad annullare l’obbligo di ricovero dall’assunzione della Ru486 fino alla fine del percorso assistenziale, prolunga il periodo entro il quale si può assumere fino alla nona settimana di gravidanza (in precedenza era fino alla settima), raccomandando però di “effettuare il monitoraggio continuo ed approfondito delle procedure di interruzione volontaria di gravidanza con l’utilizzo di farmaci, avendo riguardo, in particolare, agli effetti collaterali conseguenti all’estensione del periodo in cui è consentito il trattamento in questione”.
La Ru486, o mifepristone, è un antiprogestinico di sintesi utilizzato come farmaco (in associazione con una prostaglandina) per indurre l’interruzione della gravidanza farmacologica. Si assume per via orale, non richiede intervento chirurgico e anestesia, e dal punto di vista clinico non rende indispensabile l’ospedalizzazione, anche se normalmente il processo dura tre giorni, perché devono passare 48 ore tra l’assunzione del mifepristone e quella della prostaglandina.
Inoltre può essere utilizzata nelle prime settimane di gravidanza, mentre l’aspirazione viene eseguita generalmente dopo la 7ma settimana. Attualmente è in uso in tutti gli Stati dell’Unione Europea, ad eccezione della Polonia e della Lituania, oltre che dell’Irlanda e di Malta (paesi nei quali l’aborto è vietato).
Nel 2018, ultimo dato disponibile nella relazione annuale del ministero della Salute sulle interruzioni volontarie di gravidanza, sono stati 15.750 gli aborti volontari con la Ru486, il 20,8% del totale, quindi in forte crescita rispetto ai primi anni di utilizzo, quando era ben sotto il 10%.
Vedi: Le linee guida sulla pillola abortiva Ru486
Fonte: cronaca agi