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Mattarella, non arrendersi a lavoro povero e precario

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E’ sul lavoro che si misura la dignità della persona, perché sul lavoro si basano i progetti di vita di ognuno. Sergio Mattarella sceglie il distretto della meccatronica di Reggio Emilia per celebrare il Primo Maggio, “la festa della Repubblica fondata sul lavoro”, scandisce. Il Presidente della Repubblica sottolinea la necessità di assicurare retribuzioni adeguate e cita più volte la Costituzione, che deve essere la cornice dentro cui muoversi per progettare il futuro. Alla vigilia di un importante Consiglio dei ministri, convocato per varare un nuovo provvedimento sul costo del lavoro, il Capo dello Stato non indica ricette o obiettivi. Si limita a ricordare alcuni dei passaggi fondamentali della Carta e pone un interrogativo: “Abbiamo saputo, nei 75 anni di Costituzione repubblicana, promuovere le condizioni per rendere effettivo per tutti il diritto al lavoro?”. Mattarella invita a evitare “la tentazione di arrendersi all’idea che possa esistere il lavoro povero”, indicando la necessità di una soglia minima dignitosa, e sottolinea invece l’importanza “di affermare con forza il carattere del lavoro come primo, elementare, modo costruttivo di redistribuzione del reddito prodotto”. Perché il lavoro, oltre ad essere un diritto è anche un dovere, scriveva Einaudi, su quello si basa la dignità di un individuo che partecipa all’intera società. Una missione, avverte, “che non appartiene solo ad alcuni ma riguarda l’intera società”. L’attenzione di tutti, insiste, si deve porre sul contrasto allo sfruttamento dei lavoratori immigrati e dei minori (che “costituisce un grave furto di futuro” per i giovani, dice), per frenare la piaga degli infortuni sul lavoro (causa di “costi umani inaccettabili”, scandisce) e la precarietà, che “stride con le finalità di crescita e di sviluppo” che si vogliono perseguire anche con le “ineguagliabili opportunità offerte” dal Pnrr. E’ alle istituzioni in particolare che il Presidente si rivolge quando dice che “la base del lavoro, e la sua qualità, deve essere un assillo costante”, un impegno che deve coinvolgere anche le imprese che devono avere le opportunità per generare valore e far crescere la loro produttività “in un eco-sistema adeguato”. La Costituzione, ancora, deve essere il faro per raggiungere l’effettiva parità sul terreno dell’occupazione e dei salari tra uomini e donne. Congedandosi da Reggio Emilia, Mattarella augura “buona festa del lavoro a chi il lavoro ce l’ha. A chi lo crea e a chi lo difende. A quanti non hanno lavoro e lo cercano. Ai giovani che si vanno formando. Alle donne, nella realizzazione professionale. Ai diversamente abili che, nel lavoro, affermano la loro dignità di persone”. Un augurio lo invia anche “ai giovani al Concertone di piazza San Giovanni a Roma. La musica – conclude – sottolinea anche la connessione di speranza tra le parole ‘lavoro’ hoe ‘pace’”. (AGI)