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L'austronauta Guidoni: "Il telescopio Webb ci dirà se c'è vita in altri pianeti"

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AGI – James Webb ci avvicinerà ai misteri dell’Universo, al punto più prossimo al Big Bang e potrà anche dirci, dalla fine del 2022 in poi, se c’è vita su altri pianeti.

Umberto Guidoni, astronauta e astrofisico, fa con l’AGI il punto su una giornata storica per l’astronomia, nel momento in cui il telescopio più potente mai messo a punto comincia il viaggio verso la posizione che assumerà tra un mese, in un punto di osservazione a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra.

“È il più grande telescopio mai arrivato in orbita, anzi più lontano dell’orbita, in un’area che si chiama Punto di Lagrange, da dove potrà osservare senza il disturbo della luce del sole”, spiega Guidoni.

“In astronomia – sottolinea – le dimensioni contano: il suo specchio, sei volte più potente di Hubble, permetterà di vedere oggetti più lontani e più deboli. Soprattutto, lavora in una banda, l’infrarosso, poco conosciuta dai telescopi spaziali. Hubble aveva alcuni strumenti che arrivavano all’infrarosso, ma non con la precisione di James Webb”.

“Con l’infrarosso – prosegue Guidoni – arriviamo a stelle più lontane, stelle che emettono luce ma che, espandendosi l’Universo, giungono a noi spostate verso il rosso e nell’infrarosso. In questo modo andiamo in una zona di cielo più antica, che non abbiamo mai visto, alla ricerca delle radici del nostro Universo. Non arriveremo proprio al Big Bang, ma molto vicino, a circa 300 milioni di anni dopo il Big Bang”

James Webb vuole avvicinarci al Big Bang, ‘sfidando’ l’acceleratore di particelle?

Quella – dice Guidoni all’AGI – è un’altra strada. Ciò che è interessante nella fisica odierna è che lo studio dell’infinitamente grande, quello che ha a che fare con l’Universo, e dell’infinitamente piccolo, che si misura con le particelle, finiscono per toccarsi: le leggi che governano questi fenomeni sono le stesse, e ancora da mettere a fuoco.

Quello degli scienziati è un movimento a tenaglia per costringere l’Universo a svelarci i suoi misteri?

Esatto – risponde Guidoni – e lo prendiamo dall’infinitamente grande, indietro nel tempo, e dall’infinitamente piccolo, oggi.

Il viaggio di James Webb è appena cominciato

Sicuramente – afferma Guidoni – serviranno un mese per posizionarsi stabilmente e sei mesi per fare tutte le diagnostiche e vedere che tutto funzioni bene. La prima della metà dell’anno prossimo sarà impegnato per le prove; dalla fine del 2022 tutte le scommesse sono buone, e io credo che si potranno verificare le cose che sappiamo già. Ma credo che saranno tante le novità, ed è per questo che la comunità degli astronomi è in grande fibrillazione. Astrofisico per estrazione, in qualche modo prestato allo spazio, io stesso vi andai per vedere da vicino com’è il cielo stellato. Non immaginavo che saremmo andati così avanti, anche se di Webb si parla da trenta anni. Quello che è certo, è che sappiamo più o meno cosa vogliamo vedere, ma la metà di ciò che troveremo è lontana dalle conoscenze che abbiamo oggi.

Da quale parte dell’Universo potranno arrivare le novità?

L’infrarosso ci porterà a 13 miliardi e mezzo di anni fa, al momento in cui l’Universo era diverso da oggi, quando c’erano solo idrogeno e un po’ di elio. Guarderemo un altro Universo. Quanto alla nostra galassia, Webb ci farà osservare i pianeti che abbiamo scoperto intorno alle stelle più vicine: pianeti simili alla Terra, che ci diranno se hanno un’atmosfera, un’atmosfera con gli stessi composti organici presenti sulla Terra, metano e altri gas prodotti dalla vita. Ciò potrebbe cominciare a farci pensare che c’è vita su altri pianeti.

E il vecchio Hubble che fine fa, va in pensione?

Continua a funzionare. Dopo un guasto, si è rimesso in moto ed è un bene: avere due telescopi, uno visibile e ultravioletto e un infrarosso, raddoppia la nostra capacità di osservazione.

Source: agi


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