Ça va sans dire che tutte le correnti sono contrarie al provvedimento ma è sui metodi di comunicazione che non hanno raggiunto l’accordo
Anm non compatta contro i disegni di legge riguardanti la separazione delle carriere e in discussione alla Commissione Affari Costituzionali della Camera. Durante il Comitato direttivo centrale infatti Magistratura Democratica non ha votato il documento sottoscritto dagli altri gruppi – Magistratura Indipendente, Area, Unicost – .
Facciamo un passo indietro: come ipotizzato l’argomento è stato al centro di un’ampia discussione da parte delle toghe riunite nella loro sede a piazza Cavour. Gli argomenti contrari sono stati sempre gli stessi, a partire dal fatto che il pubblico ministero finirebbe sotto il controllo dell’Esecutivo, verrebbe fortemente ridimensionato il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, per poi proseguire con le gravi conseguenze che comporterebbe l’abrogazione del terzo comma dell’articolo 107 della Costituzione per cui «I magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni».
Ma al di là del merito, si è poi dibattuto delle azioni concrete da mettere in atto sul piano politico e informativo per contrastare l’obiettivo prefissato da un’ampia maggioranza in Parlamento, con la stampella di Azione e Italia Viva. Ed è qui che sono nate le polemiche. Diciamo la verità: la magistratura non è in grado di comunicare bene. Le toghe sono lente a partorire un comunicato perché devono stare attente a mantenere in piedi mille equilibri, usano troppo tecnicismi, non conoscono il pubblico che hanno davanti, sono poco performanti e alcune volte anche ingenue quando parlano con i giornalisti. Ne sono consapevoli ma non sono in grado di invertire la rotta. E tutto questo è emerso nel dibattito e nelle divergenze che si sono create tra MI, Area, Unicost da una parte e Md dall’altra.
Ça va sans dire che tutte le correnti sono contrarie alla separazione delle carriere ma è appunto sui metodi di comunicazione che non hanno raggiunto l’accordo. Al termine del quinto punto all’ordine del giorno quasi all’unanimità è stato approvato il seguente documento, dal titolo “Cavallo di Troia”, elaborato essenzialmente da Mi con l’integrazione finale di Area, in una strana ritrovata sintonia: «L’Anm esprime grande preoccupazione per i contenuti dei disegni di legge in discussione dinanzi alla Commissione affari costituzionali della Camera di deputati che, nel riprodurre fedelmente la proposta di iniziativa popolare presentata dalle Camere Penali nella XVII legislatura, rivelano, al di là dei propositi annunciati nelle relazioni illustrative, l’intento di assoggettare tutti i magistrati, giudici e pubblici ministeri, al potere politico».
E allora che fare per evitare tutto questo? « Il cdc invita tutti i magistrati associati a partecipare attivamente al dibattito pubblico sulla riforma della giustizia e invita le Ges a promuovere iniziative sul territorio, organizzando convegni aperti alla società civile e incontri con esponenti del mondo accademico, dell’avvocatura e dell’informazione. Sollecita le competenti Commissioni dell’Anm a predisporre schede tecniche che possano essere di ausilio anche alle attività di informazione delle Ges. Si impegna a promuovere ogni altra forma di comunicazione anche attraverso i suoi organi rappresentativi e si riserva di deliberare tutte le ulteriori iniziative necessarie a sensibilizzare l’opinione pubblica».
Tutto questo funzionerà? Lo abbiamo visto proporre già altre volte, in altre
occasioni come quella della riforma Cartabia, ma poco o nulla è stato fatto. Comunque i 101 si sono astenuti perché, come ci ha spiegato Andrea Reale, «il documento aveva previsto espressamente contrarietà al sorteggio come modalità di selezione dei componenti togati previsto da qualcuno dei ddl di riforma costituzionale. Abbiamo chiesto di emendare il testo previa soppressione di quella parte ma la maggioranza del Cdc ha bocciato il nostro emendamento. Non ci è restato che votare contro. Abbiamo già approvato all’unanimità a febbraio un documento contro la separazione delle carriere». Non hanno votato a favore, come anticipato, quelli di Md e il perché lo ha spiegato Stefano Celli: «se sui principi siamo tutti d’accordo, crediamo che l’Anm con il documento approvato non individui le azioni concrete, i passaggi effettivi, efficaci per far conoscere i veri obiettivi del disegno restauratore, ma anche per far comprendere ai cittadini le concrete ricadute delle modifiche costituzionali sulla loro vita sociale, sui loro diritti, sulle loro libertà, ricadute sul breve e sul lungo periodo. Avremmo voluto sapere: domani di concreto cosa fa l’Anm? Le faccio un esempio: una cosa è dire “domani vado dal notaio e ti vendo la casa”, altra cosa è dire “domani vado in agenzia e le chiedo di vendermi la casa”». Magistratura democratica avrebbe voluto aggiungere al documento l’istituzione di una «Commissione temporanea di cui facciano parte almeno tre membri del CDC con funzioni di coordinatori» per perseguire i seguenti obiettivi: «raccogliere i materiali già esistenti relativi ai principi costituzionali vigenti, alla loro portata, alle loro implicazioni; indicizzare i materiali e inserirli in un sistema che ne consenta agile individuazione e accesso, mettendoli poi a disposizione su una piattaforma accessibile agli associati e al pubblico; individuare per ciascun distretto uno o più referenti, per facilitare il collegamento fra la base degli associati e la commissione; costituire il supporto tecnico della Gec e del Cdc in vista della partecipazione al dibattito pubblico». Questa proposta emendativa è stata però bocciata dalla quasi maggioranza del Cdc e in Md rimane il timore che se si dovesse arrivare al referendum sulla separazione delle carriere la vittoria dei favorevoli sarà scontata perché vincerà lo slogan delle Camere Penali per cui «l’arbitro non può indossare la stessa maglia di una delle due squadre in campo».
Dinanzi a tale slogan, la preoccupazione è che l’Anm non sarà in grado di essere altrettanto incisiva e il dibattito ridotto solo a quello slogan l’avrà vinta. Ma perché le altre correnti non hanno votato a favore dell’emendamento di Md? Siamo riusciti a raccogliere il commento della vice presidente dell’Anm Alessandra Maddalena, esponente di Unicost: «l’istituzione di una Commissione speciale avrebbe rappresentato un’inutile superfetazione degli organi dell’Anm già previsti dallo Statuto. Abbiamo ritenuto doveroso il coinvolgimento attivo dell’intero Comitato direttivo, di cui fanno parte tutte le componenti associative, invitando al contempo le giunte locali ad attivarsi sul territorio, con l’organizzazione di convegni aperti alla società civile e momenti di confronto con esponenti del mondo accademico, dell’avvocatura e dell’informazione. Abbiamo chiesto anche la collaborazione delle commissioni di studio permanenti già esistenti in Anm per la predisposizione di idoneo materiale informativo per sensibilizzare l’opinione pubblica. Auspichiamo una partecipazione estesa di tutti i magistrati, anche non associati. Tutto questo rendeva inutile la creazione di un ulteriore organismo non previsto dallo Statuto». Alcune però, tra le toghe, si chiedono ancora: per qualcuno è scontato che alla fine in Parlamento, nonostante questa ampia maggioranza, non si farà nulla sulla separazione delle carriere, quindi perché impegnarsi troppo?
Fonte: Il Dubbio