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La Warner Music ha rilevato il catalogo di David Bowie

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AGI – Warner Music ha reso noto di aver acquistato i diritti su tutto il catalogo di David Bowie. L’annuncio è un altro esempio del consolidamento di una tendenza, alimentata dal mercato dello streaming, che vede le opere dei piu’ celebri musicisti della storia contemporanea cedute alle major. L’accordo siglato tra gli eredi di Bowie e Warner Music, per un importo che Variety stima intorno ai 250 milioni di dollari, segue la decisione, lo scorso dicembre, di Bruce Springsteen di vendere alla Sony i diritti dell’intero suo repertorio per oltre 550 milioni di dollari. Pochi mesi prima, Tina Turner aveva fatto lo stesso con Bmg.

La Warner Chappell Music (Wmc) ha cosi’ acquisito la proprietà di un repertorio eccezionale che va dal primissimo “David Bowie” del 1967 all’opera postuma “Toy”, uscita nel novembre 2021, un accordo che comprende 27 album e centinaia di di canzoni, alcune delle quali entrate nel mito come “Starman”, “Space Oddity”, “Heroes” o “Let’s Dance”.

“Queste non sono solo canzoni fantastiche, ma pietre miliari che hanno cambiato per sempre il corso della musica moderna”, ha dichiarato il numero uno di Wmc, Guy Moot, in una nota. Con questo accordo, Warner, una delle tre grandi “major” musicali superstiti insieme a Sony e Universal, dovrebbe ricevere i diritti per ogni trasmissione o utilizzo di un brano del musicista britannico, scomparso nel 2016, su una piattaforma di streaming, in un film o in una pubblicità.

Dopo una fase difficile durante gli anni 2000, con l’esplosione di internet e il download illegale che abbattè la redditività del supporto fisico, l’industria musicale è ripartita dallo streaming, oggi una delle principali fonti di reddito per i detentori dei diritti. “Canzoni di straordinario successo e dal grande impatto culturale producono flussi di reddito affidabili e a lungo termine e sono quindi beni molto redditizi”, ha scritto in un recente rapporto uno dei fondatori dell’azienda, Merck Mercuriadis, ex manager di Elton John.

Hipgnosis, uno dei fondi di investimento piu’ attivi sul mercato, sostiene di possedere 146 cataloghi – tra cui quelli dei Red Hot Chili Peppers e parte del lavoro di Neil Young, acquisito nel 2021 – ovvero più di 65.000 brani, per un valore stimato oltre i 2,55 miliardi di dollari. Secondo Mercuriadis, se le chiusure delle sale da concerto durante l’emergenza sanitaria potrebbero aver avuto un effetto negativo sui ricavi degli artisti piu’ giovani, i “vecchi cataloghi” hanno registrato “entrate in streaming eccezionali poicheé i consumatori si sono rivolti ai classici durante il confinamento”.

Entro la fine del 2020, la Universal aveva acquisito l’intero catalogo di Bob Dylan, per una cifra stimata intorno ai 300 milioni di dollari. Hipgnosis vede anche prospettive di guadagno su piattaforme più recenti come TikTok o Roblox. Per quanto riguarda gli artisti, soprattutto quelli più anziani, c’è un interesse fiscale, perché l’imposta su una vendita forfettaria sarà inferiore a quella su un reddito regolare negli Stati Uniti.

La cessione dei diritti alle aziende tentate dalla speculazione non è un fenomeno che incontra consensi unanimi. Taylor Swift, una delle cantanti più famose d’America, ha avuto un clamoroso successo con le nuove versioni di due dei suoi vecchi album, dopo aver promesso di registrare nuovamente i primi sei per controllarne i diritti. Un altro esempio sono i Metallica, che hanno riacquistato dalle case discografiche i diritti sul loro intero catalogo per poter incamerare tutti i proventi dello streaming.

Source: agi


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