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La sovrana che ha sfidato le leggi del tempo

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AGI – Da quel 2 giugno del 1953, giorno dell’incoronazione, sono trascorsi settant’anni, sono cambiati quattordici primi ministri, da Winston Churchill a Boris Johnson, si sono succeduti sette papi, quattordici presidenti degli Stati Uniti, nove della Repubblica francese e dodici di quella italiana. Ma la Regina Elisabetta sembra aver sfidato le leggi del tempo, attraversando i cambiamenti epocali e affascinando tutti, anche quelli che lo negano, perché è rimasta sempre fedele al proprio ruolo.

“Elisabetta alle favole non ha mai smesso di credere” giocando ad armi pari la sfida con l’eternità, senza mai abbassare lo sguardo, restando al centro della scena e trasformandosi in un mito, in una favola che attraversa il passato e la modernità, come scrivono nel prologo del libro ‘Elisabetta la Regina infinita’ (Garzanti, 336 pp, 16 euro) i due autori Alberto Mattioli, giornalista della ‘Stampa’, scrittore ed esperto d’opera lirica, e Marco Ubezio, avvocato appassionato della monarchia inglese, che ha partecipato al Rischiatutto di Fabio Fazio scegliendo proprio come tema la Regina Elisabetta II e ha creato una pagina Facebook a lei dedicata.

Il libro ripercorre con humour e una ricostruzione storica dettagliata e puntuale, ma mai noiosa, la storia di Elisabetta II, svelando, con il racconto di aneddoti e episodi della vita quotidiana, la personalità e il carisma di Sua Maestà, capo della famiglia Windsor, chiamata ad affrontare scandali e tragedie, divorzi e riappacificazioni, guerre familiari e intrighi di palazzo.

Il suo stile impeccabile, senza tempo che trascende ogni moda passeggera: guanti griffati Cornelia James che indossa sempre per preservare le sue mani con le quali saluta – solo la Regina saluta così – in modo elegante e mai rigido. I colori accesi e appariscenti dei tailleur disegnati solo da fornitori britannici, che su qualsiasi persona sarebbero eccessivi, su di lei sono perfetti ed eleganti. I cappelli confezionati esclusivamente per Sua Maestà da importanti creativi e stilisti hanno modelli insoliti, vistosi e colorati. Uno stile unico che le permette di essere sempre riconosciuta anche a distanza. Tutti devono poter dire: è la Regina!

Questo stile unico e ineccepibile è sempre andato di pari passo con un profondo rispetto del protocollo, le precedenze, gli inchini, l’Inno, perché “la forma è sostanza: abolire la prima significa mettere in pericolo la seconda”.

Ma nel libro vengono raccontate anche le passioni di Sua Maestà, la sua regola aurea delle tre “C”: cani, cavalli e campagna. L’amore per i suoi preziosi corgi, che nonostante il loro carattere vivacissimo e a volte aggressivo, possono girare senza restrizioni all’interno di Buckingham Palace e hanno una stanza a loro riservata. Così come la passione sin dalla sua infanzia per i cavalli: la Regina è una delle ultime donne al mondo in grado di montare all’amazzone e lo faceva ogni anno alla cerimonia del “Trooping the Colour” sino al 1988, quando morì la sua preferita, Burmese. La campagna come rifugio dai riflettori e momento da dedicare al riposo e alla caccia.

E ancora l’amore unico, assoluto e profondo per il marito Filippo, il suo Unno, come lo aveva definito la Regina madre, punto di riferimento per tutto il suo regno. Filippo nonostante il suo spirito da leader, imparò da subito a essere tre passi dietro la moglie e più di tanti altri aiutò la Regina ad aprirsi alla modernità. fu lui ad insistere perché almeno parte della cerimonia dell’incoronazione venisse trasmessa in diretta televisiva, per la prima volta nella storia.

Il racconto non cade mai nel gossip o nelle letture scandalistiche delle vicende reali, anche il rapporto di Sua Maestà con Lady D viene narrato semplicemente descrivendo i fatti ed evidenziando la profonda antitesi che c’era nella visione della vita tra le due donne: la Regina che ha inteso la vita “come un dovere da compiere” e Diana che l’ha vissuta nelle “ricerca della felicità”.

Ciò che rende Elisabetta II la Regina infinita è da un lato questa sua profonda capacità di aver compreso da subito il senso della monarchia, fatta di una serie di regole e riti, gesti e cerimonie, apparentemente assurdi e ripetitivi, che in questo eterno ritorno del sempre uguale individuano il senso dell’istituzione. Dall’altro la sua intelligenza nel rendere proprie queste stesse regole, trasformandole in un processo di compromesso tra tradizione e innovazione, tra passato e presente, che è stata la chiave di lettura di tutto il Suo Regno.

La dimostrazione ultima di questo percorso l’abbiamo avuta durante le celebrazioni del Giubileo di Platino, organizzate dal 2 al 5 giugno scorso in onore dei suoi 96 anni e dei 70 anni al trono. Nonostante i numerosissimi eventi contornati da effetti speciali, concerti, luci e colori, l’ironico video di Sua Maestà che prende il thé con l’orsetto Paddington, proiettato all’apertura dei festeggiamenti, la Regina è apparsa – come da tradizione – sul balcone di Buckingham Palace per seguire il corteo, il sorvolo della pattuglia acrobatica della Raf e salutare la folla, alla presenza dei soli membri in servizio attivo della Royal Family a partire dal principe Carlo, con la consorte Camilla, e la coppia William e Kate con i tre bambini George, Charlotte e Louis, ringraziando con la sua consueta autorevolezza: «la gentilezza, la gioia e il legame che mi avete dimostrato in modo così evidente in questi ultimi giorni» possano «rinnovare per molti anni a venire un senso di unità» tra il Paese e la monarchia.

In tempi come questi, nei quali i cambiamenti sono repentini e inaspettati, qualcuno non ha mai cambiato nulla, nemmeno la pettinatura e questo, come sottolineano gli autori, diventa rassicurante: “Una Regina che già regnava quando siamo nati rifarà, anno dopo anno, le stesse cose allo stesso modo indossando gli stessi cappellini. Bisogna che qualcuno resti com’è, perché tutto cambi. E lei è sempre lì, sorridente, severa, coscienziosa, impeccabile, prevedibile, assennata, E soprattutto, infinita”.