Se i sovranisti europei hanno di fatto la loro Internazionale, anche le sinistre radicali d'Europa iniziano a organizzarsi e ad ispirarsi l’una all’altra. Nasce in Germania l’alternativa all’Alternativa: Alternative fuer Deutschland avrà, a farle da contrappeso forse già alle prossime europee, il movimento di sinistra “Aufstehen”. Parola che è allo stesso tempo un’affermazione, un’esortazione e quasi un ordine, ma che in sostanza si traduce in italiano con “In piedi”.
Qualcosa di simile, insomma, a “France Insoumise” l'Indomita che un anno fa in Francia, alle presidenziali, ottenne al primo turno il 19 percento dei suffragi per il suo candidato all’Eliseo, Jean-Luc Melenchon. O anche al vecchio slogan del socialismo tedesco “Vorwaerts!”, avanti, che però ricorda troppo l’“En Marche” di Emmanuel Macron, che dalla sinistra tedesca (e non solo) viene visto come il fumo negli occhi.
A presentare il movimento, ma sarebbe più preciso chiamarlo fronte, l’ispiratrice e possibile leader, Sahra Wagenknecht. È la moglie di Oskar Lafontaine, una lunga carriera nella Spd e una scissione dolorosa contro la svolta centrista voluta quindici anni fa da Gerhard Schroeder.
Lui e lei adesso non si trovano più nemmeno nel partito che contribuirono a fondare in quel frangente, la Linke (“La Sinistra”), ed hanno deciso non di abbandonarlo, ma di superarlo creando un’organizzazione di volenterosi che, provenendo dai tre principali partiti progressisti, non intendono lasciare alla destra il privilegio ed il vantaggio di dettare l’agenda della politica.
Un’idea che però vede i partiti direttamente interessati (Spd, Verdi e la stessa Linke) ben poco entusiasti: per loro, già in crisi di consensi, “In piedi” altro non è se non un ulteriore indebolimento del fronte delle sinistre. Il contrario di quello che dovrebbe accadere ora che molti tedeschi medi, impauriti alla crisi e dall’immigrazione, hanno deciso di votare la destra, anche la più estrema.
Ma la novità con cui “In piedi” intende presentarsi all’elettorato tedesco è proprio questa: essere alternativi ad Afd sfidandola sul suo stesso campo. E svuotarne il bacino elettorale (non quelli degli altri partiti di sinistra) dando una risposta democratica ed autenticamente progressista alle paure della gente.
La cartina tornasole sono stati i recenti incidenti a Chemnitz, cittadina della Sassonia dove l'omicido di un uomo accoltellato da due immigrati ha scatenato manifestazioni e violenze da parte della destra. Lì, sostiene Wagenknecht, non si è trattato di semplice razzismo, quanto della “sensazione di essere stata ignorata” che molta gente prova in una regione dell’Est mai arrivata alla prosperità dell’Ovest.
In altre parole, l’avanzata delle destre è il frutto di anni di neoliberismo centrista. Voluto dai liberali, fatto proprio dai democristiani, accettato dai socialdemocratici e poco combattuto dai Verdi. Ecco perché bisogna mettersi in piedi.
Ad aumentare l’allarme nei circoli centristi della politica tedesca anche gli occhieggiamenti in direzione della Russia di Putin, le immancabili critiche verso l’Unione Europea, gli attacchi alla politica delle frontiere aperte che finora è stata un dogma per la Spd. A riguardo la posizione del nuovo soggetto politico è adamantina: gli immigrati economici fanno la concorrenza alle classi meno abbienti della società tedesca. Marxismo declinato al presente, senza l’internazionalismo dell’originale. Anche se le porte devono restare aperte a chi fugge dalla guerra e dalle torture. E nei riguardi dell’Islam non c’è alcuna chiusura.
Inutile dire che la critica più ricorrente è che si tratti di un populismo di sinistra: di provenienza opposta a quello della destra, ma con gli stessi rischi. Altri critici, più teneri, accostano la creatura di Wagenknehct e Lafontaine al Labour di Jeremy Corbyn, o alla corrente di Bernie Sanders nel Partito Democratico americano. Con la differenza che Corbyn e Sanders hanno optato di restare nell’alveo della tradizionale rappresentanza dei rispettivi progressismi.
“In Piedi”, piuttosto, nasce con l’obiettivo contrario: far uscire dai partiti gli scontenti. Non a caso Wagenknecht, nel presentare l’iniziativa, era a fianco di Simone Lange, l’esponente dei socialdemocratici che lo scorso anno tentò la scalata alla segreteria, partendo da zero e finendo con un ottimo 27 percento. Un pezzo di partito di scontenti: della linea politica, della sua leadership e dei risultati – i più modesti nella storia dell’ultimo dopoguerra – ottenuti alle elezioni politiche dello scorso anno.
Forse vale più questo dei 100.000 follower che “In piedi” può vantare quando parla del suo sito. Gli unici sondaggi d’opinione che contano, diceva Helmut Kohl, sono quelli che escono dalle urne.
Vedi: La sinistra tedesca tenta di rimettersi in piedi e sfida i populisti sul loro stesso campo
Fonte: estero agi