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La sindrome del complotto e la “morte di Dio”: una questione di fiducia

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La rabbia e la paura, la sfiducia e l’incertezza: tutto questo contraddistingue i movimenti definiti “complottisti”. Ma da dove viene questo movimento, che è un fenomeno storicamente del tutto nuovo rispetto al passato?

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di Mauro De Virgilio

No-vax, no-mask, no 5G: sigle sempre più ricorrenti nel dibattito politico, sociale, anche nella satira sul web e in televisione. Dietro queste sigle, non si nascondono movimenti organici: movimenti con un capo, con un’ideologia ben precisa, con una sede, con un’area geografica di influenza. Sono movimenti, per così dire, “liquidi”, pienamente conformi, dunque, alla struttura politica della società moderna, in cui i partiti sono privi di un’ideologia o di un’area politica di riferimento. Come anche i movimenti che hanno segnato il dibattito odierno, quali quello per la difesa dell’ambiente o per l’affermazione dei diritti della comunità LGBTQI+, si battono per una singola causa, e fraternizzano con altri movimenti simili soltanto quando vi è una convergenza di interessi. Detto questo, potrebbe sembrare che dietro tali movimenti vi siano intellettuali di riferimento o masse ben organizzate: il più delle volte, però, non è così.

Movimenti come questi risultano pieni di personalità appartenenti al ceto medio progressivamente erososi nel nostro occidente, ma prive di qualsiasi intento pacifico: sono anzi bellicose, aggressive anche nei confronti di giornalisti chiamati semplicemente a documentare quanto avviene nelle marce o nelle piazze di protesta che contraddistinguono questo periodo di lotta contro il Green Pass. La loro rabbia è rivolta contro un sistema indistinto, privo di effettive caratteristiche, comandato talvolta della massoneria, della finanza, dalle multinazionali, o da potenze straniere quali gli Stati Uniti, la Russia, la Cina. La loro rabbia è dunque una rabbia che non ha un bersaglio preciso, ma un bersaglio proteiforme, mutevole, quasi “liquido”.

Da tutto ciò traspare una fortissima preoccupazione, una preoccupazione quasi da stato di natura hobbesiano, in cui le persone che prendono parte a questi movimenti sembrano quasi terrorizzate da una minaccia esistenziale nei confronti della loro vita. Tale minaccia, tuttavia, non è una minaccia che si presenta dinanzi alle masse, al popolo e alla gente come un qualcosa di chiaro, evidente, deciso a distruggere l’esistenza delle persone o a renderla tremendamente insignificante. Questa minaccia è sempre nascosta, oppure occultata dietro una serie di buone intenzioni da parte delle classi dirigenti: ad esempio, il vaccino non sarebbe un modo per prevenire il contagio da coronavirus ed evitarne le devastanti conseguenze economiche, sociali, sanitarie. Sarebbe piuttosto il tentativo delle classi dirigenti o di immettere all’interno del corpo strumenti di controllo biopolitico quali microchip connessi al fantomatico 5G, oppure una sperimentazione sanitaria di massa tesa semplicemente a generare gli utili delle cosiddette Big Pharma, ovverosia le grandi multinazionali che fanno parte dell’oligopolio che domina il mercato farmaceutico. Un altro esempio, connesso più allo scenario francese che a quello italiano è quello dei cosiddetti “gilet jaunes”, i gilet gialli, nati nel 2018 in risposta alle accise introdotte dal governo francese sui carburanti al fine di incentivare l’utilizzo di mezzi pubblici o l’acquisto di automobili elettriche. Tutto questo è parso intollerabile agli abitanti della provincia francese, storicamente dipendenti dalle automobili perché non serviti dai mezzi pubblici e sprovvisti delle colonnine atte a ricaricare le automobili elettriche. Nei cortei dei gilet gialli tutto ciò è stato molte volte interpretato come un tentativo da parte delle élite delle città di colpire mortalmente la provincia e la campagna.

La rabbia e la paura, la sfiducia e l’incertezza: tutto questo contraddistingue i movimenti definiti “complottisti”. Ma da dove viene questo movimento, che è un fenomeno storicamente del tutto nuovo rispetto al passato? Almeno sino agli anni 60, questi movimenti non si sono mai manifestati nella storia: è soltanto con la fine degli anni 60 e l’inizio degli anni 70 che questi movimenti iniziano a fare la loro prima comparsa in Italia. A dire il vero, quelli erano anni alquanto carichi di opacità: erano i tempi della strategia della tensione, delle “stragi di Stato”, in cui degli attori invisibili sembravano muoversi nel retroscena dell’agone politico al fine esclusivo di destabilizzare la democrazia italiana, nata da poco e già attraversata da numerose tensioni. La mancanza di chiarezza da parte delle istituzioni italiane non fece altro che alimentare una “cultura del sospetto”, che però non è un fenomeno nato in questi anni.

Occorre fare un bel passo indietro, a questo punto: bisogna tornare all’Ottocento, quando nel pensiero europeo era nata una tendenza ben determinata, che aveva come unico fine quello di dimostrare che sino ad allora l’uomo aveva vissuto in un mondo di false certezze, menzogne atte unicamente a sottometterlo e a renderlo succube di determinati tiranni che tiravano le fila della storia. I cosiddetti “maestri del sospetto” sono tre pensatori che hanno segnato il pensiero e la storia moderna: Karl Marx, Friederich Nietzsche e Sigmund Freud. Se Freud parlava della nostra coscienza, del nostro pensiero come semplici manifestazioni interiori e puramente individuali delle nostre pulsioni e desideri inconsci, sono soprattutto Marx e Nietzsche ad aver utilizzato il meccanismo del sospetto per interpretare la storia non solo individuale, ma collettiva. Marx affermava che la religione e le idee fossero utilizzate esclusivamente come giustificazione per fossilizzare un mondo economico e politico, quello della borghesia e della mano invisibile (ancora una volta ritorna il concetto dell’invisibilità del potere) che regge il mercato. Ma è soprattutto Nietzsche, con la sua “filosofia del martello”, a picconare definitivamente tutte le certezze su cui si era basata sino ad allora la società occidentale, e a introdurre nell’uomo una nuova forma di sospetto verso tutte le autorità preconcette, sempre accusate di stare intaccando l’individualismo e le potenzialità di sviluppo della persona. È nella “Gaia scienza” che il filosofo distrugge definitivamente tutte le certezze assolute su cui era basato il pensiero occidentale sino ad allora: la morale, la religione, la ragione, ma anche tutti i miti della nuova società nata dopo la Rivoluzione francese, quali il parlamentarismo, il nazionalismo, il capitalismo e il socialismo, e ovviamente anche il culto dello Stato conseguente al nazionalismo. Tutte queste certezze sono state progressivamente raggruppate dalla società occidentale sotto il nome di Dio, ed è la “morte di Dio”, forse il concetto più celebre del pensiero Nietzsche, a portare l’uomo in una nuova età di disorientamento e di sospetto.

Ora, appare evidente che il razionalismo pluralista della società di oggi conduce l’uomo, e in special modo l’uomo medio, in una grande confusione. La democrazia con le sue molteplici voci, i mass media dalle idee differenti sempre in conflitto, la dissoluzione delle grandi ideologie quali liberalismo e comunismo, il progressivo tramontare delle religioni e di tutte le certezze dogmatiche che esse hanno fondato nel corso dei secoli, la multietnicità, il caos geopolitico su scala globale seguito alla caduta dell’Unione sovietica e alla fine della Guerra fredda: queste sono solo alcune delle ragioni che hanno scatenato un’ondata di incertezza nelle classi medie e medio-basse dell’Occidente, ormai prive di veri punti di riferimento. Ad aggiungersi, c’è stata la valanga di crisi finanziarie che ha scatenato nell’Occidente la sfiducia verso l’economia di mercato, ritenuta la guida salvifica degli occidentali negli ultimi trent’anni.

La mancanza di fede non solo verso le certezze universali e metafisiche (quali i grandi ideali, le religioni, la metafisica), ma anche verso le contingenze storiche (lo Stato, il mercato, ecc.) ha portato l’uomo medio occidentale alla fede nelle battaglie settoriali che promuovono la distruzione sistematica di qualunque idea, metafisica o contingente che fosse, senza promuovere una valida alternativa. No-vax, no-Green pass, no-euro, portano solo idee negative, filosoficamente parlando: movimenti di protesta senza una proposta (o che, quando ce l’hanno, hanno idee disastrose che non risolvono assolutamente il problema che contestano, ma finiscono per aggravarlo).

Questo articolo non vuole, però, descrivere il fenomeno senza proporre una soluzione: altrimenti, non sarebbe tanto dissimile dai movimenti che descrive e contesta. La proposta è però radicale e difficile da attuare, ma è l’unica risposta possibile: ritrovare quei tanti significati che la parola “Dio” aveva visto attribuirsi dall’Occidente. Il filosofo tedesco Martin Heidegger, pur avendo contribuito a “obliare la metafisica”, nell’ultima intervista pubblicata al settimanale “Der Spiegel” nel 1975, lanciava un messaggio: “Soltanto un dio ci può salvare”. Certo, in quell’intervista parlava principalmente del suo controverso rapporto con la politica tedesca del Novecento, ma il titolo era emblematico di un avvertimento del pericolo insito in una società senza divinità.

L’uomo occidentale non può fare altro che riavvicinarsi allo Stato, alla Scienza, alla Religione, alla Politica: ma, al contempo, questo processo non può essere unilaterale. Le “divinità” non devono richiedere sottomissione, ma devono meritarsi la nuova fiducia: la finanza non deve pensare all’interesse sfrenato di pochi, lo Stato non deve essere repressivo e democratico esclusivamente sul piano formale, la Politica non deve essere autoreferenziale, la Scienza non dev’essere supponente e incapace di comunicare e far comprendere le straordinarie conseguenze della sua azione.

Rassicurazione, protezione, apertura e ascolto (elementi fondamentali della fiducia interpersonale in questo rapporto umano): questo le “divinità” devono offrire ai loro “fedeli”. Altrimenti l’Occidente si porterà da solo nel vicolo cieco dello scetticismo, senza via d’uscita, perché i suoi nemici, saldi di certezze più o meno discutibili, lo avranno intrappolato.