Percorso di riflessione ed informazione
di Anna La Mattina *
Cari lettori, vorrei avviare con voi una seria riflessione sullo stato di salute di una grande ammalata: la scuola italiana, in un momento storico come questo che stiamo vivendo, a causa della pandemia da Covid 19.
So che questo è un argomento che sta a cuore a molti di noi e, pertanto, non può essere disatteso, né tantomeno va taciuta la condizione in cui versa il Sistema Formativo Italiano.
Già prima della pandemia, la scuola presentava i segni di una certa decadenza, nonostante i tentativi fatti dalla cosiddetta “Buona scuola” del Governo Renzi, definita così dalla legge 107/2015, andata in porto, con fatica, grazie all’impegno della Ministra Stefania Giannini, in carica dal 2014 al 2016.
Il documento legislativo, sembrava dovesse apportare radicali cambiamenti nella scuola italiana e in parte vi riuscì; vi furono numerose immissioni in ruolo del personale docente, puntando all’ambizioso obiettivo di eliminare il precariato nel mondo della scuola, ma così non fu.
La riforma introdotta dalla legge sulla 107/2015, punta di diamante di una scuola che vuole cambiare, rincorrendo, a sua volta, la società che cambia vertiginosamente in direzione tecnologica, si rivela semplicemente un mezzo flop.
Il miglioramento del servizio formativo e di garanzia del diritto allo studio, destinato agli studenti e alle loro famiglie, si pensa così di ottenerlo, riformando la scuola soltanto sul piano didattico, burocratizzando il lavoro dei docenti e non apportando quei cambiamenti strutturali e infrastrutturali, indispensabili per la realizzazione del rinnovamento della Scuola italiana. Delle condizioni e degli spazi in cui la scuola viene “agita” giorno per giorno, da studenti e insegnanti, non si parla; il che rende vana anche la migliore delle intenzioni, degli operatori del mondo della scuola.
La burocratizzazione della scuola, senza un corrispettivo pratico ed efficace, a cominciare dalla strutturazione degli ambienti, in funzione delle nuove esigenze, crea una sorta di “pedagogia demagogica”, che non contempla assolutamente le differenze socio-economiche tra le varie regioni della Penisola e, talvolta, tra i quartieri di una stessa città.
In pratica “tutto cambia affinché tutto rimanga come prima”, di gattopardiana memoria.
Al prossimo appuntamento con la Scuola… !
*docente di Lettere nella scuola secondaria