La ripresa e il sostegno agli investimenti pubblici e privati in Ricerca e sviluppo rappresenta una condizione essenziale per recuperare il divario nei livelli di produttività dei fattori produttivi (capitale e lavoro)
di Renato Costanzo Gatti
Nel Pnrr la quarta missione “Istruzione e ricerca” è quella che si pone come “target” “rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e STEM, la ricerca e il trasferimento tecnologico”. Dei 191.5 miliardi del Pnrr, alla quarta missione viene attribuito un importo di 30.88 miliardi a loro volta ripartiti come segue: M4AC1 potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido all’Università 19.44€ e M4C2 dalla ricerca all’impresa 11.44€.
Analizzando quindi la ripartizione di fondi della voce M4C2 troviamo le seguenti tre voci:
Analizziamo ora la prima di queste voci, ovvero quella che riguarda in particolare la ricerca;
Il nostro paese soffre di una incapacità di stare al passo degli altri paesi nell’ampliare il PIL; dopo il 2008 abbiamo perso parecchi punti di PIL, e mentre gli altri paesi avevano recuperato e superato anche di parecchi punti il livello pre-fallimento del capitalismo, noi stentavamo a ritornare a quei livelli. La crisi Covid ha poi rifatto cadere di 9 punti la crescita, punti che stiamo recuperando, 6.5 nel 2021 e il resto nel 2022. Le nostre difficoltà nascono dal mancato aumento della produttività ferma da più di venti anni.
Tra i fattori fondamentali dello stallo della produttività va sicuramente indicata la mancata innovazione del nostro assetto produttivo, causata in parte dalla dimensione troppo piccola delle nostre imprese ed in parte dalla preferenza del nostro capitalismo di puntare ad una competitività basata sui bassi salari piuttosto che ricercare una concorrenzialità tramite una schumpeteriana innovazione tecnologica del modo di produzione, innovazione che può derivare solo dalla Ricerca & Sviluppo R&S.
Al proposito riporto dal Pnrr il seguente paragrafo:
“L’Italia rimane ancora distante dalle performance di altri Paesi, facendo registrare una intensità delle spese in R&S rispetto al Pil (nel 2018 pari all’1,4 per cento) decisamente più bassa della media OCSE (2,4 per cento), tanto nel settore pubblico quanto nel privato (0,9 per cento contro una media OCSE dell’1,7 per cento). In questa prospettiva, la ripresa e il sostegno agli investimenti pubblici e privati in R&S rappresenta una condizione essenziale per recuperare il divario nei livelli di produttività dei fattori produttivi (capitale e lavoro)”. La scarsa propensione del nostro capitalismo ad innovare è testimoniata dal fatto che il ministro Calenda ha dovuto spingere i capitalisti ad innovare, concedendo loro incentivi fiscali; i famosi incentivi 4.0.
Nel PNRR che stiamo commentando, l’obiettivo M1C2 Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo stanzia all’investimento 1 ben 13.38 (che salgono a 18 con altri fondi) per la transizione 4.0 ovvero per quegli incentivi fiscali che la collettività regala al capitale perché quest’ultimo è incapace di capire che se non innova è destinato alla marginalizzazione
Il confronto tra l’investimento in M4C2 “Dalla ricerca all’impresa” ed in particolare all’investimento 1.1 di quella voce, pari a 1.8 mrd, e l’investimento in M1C2 “Transizione 4.0” per 18 mrd, determina un rapporto di 1 a 10 ovvero del 1000/100. La impostazione del Pnrr su questo fronte mi pare sinceramente imbarazzante.