Aldo Torchiaro
Emanuele Fiano è stato quattro volte deputato e per il Pd si è occupato di politiche della sicurezza. Gli abbiamo chiesto un commento sulla vicenda delle inqualificabili violenze di cui si sarebbero macchiati gli agenti della Questura di Verona. Mentre parliamo, i cinque (un ispettore e quattro agenti) sono in custodia cautelare domiciliare, come disposto dal Gip. L’accusa è di aver preso parte a episodi di violenza, ma anche di non aver denunciato avvenimenti di cui erano a conoscenza o non averli impediti quando ne hanno avuto l’occasione.
Fatta salva la presunzione di innocenza, come definirebbe quanto si sta accertando sulla Questura di Verona?
«Una vergogna che vivo molto male, quando si tratta di disumanità è una sconfitta per tutti. Sia chiaro, al momento ne dobbiamo parlare come eventualità – siamo sempre garantisti – di una terribile notizia, che colpisce di più quando questi episodi sono perpetrati con terribile violenza e spregio della dignità umana da chi indossa una divisa».
Il reato di tortura va mantenuto?
«Penso di sì. È una fattispecie che va punita a sé, chi vestendo una divisa commette reati contro la persona, va giudicato secondo una norma a sé».
Oltre alla violenze a Verona c’era dell’altro: le coperture reciproche…
«La cosa peggiore è la violenza, la degradazione e l’umiliazione psico-fisica dei soggetti fermati per controlli. Quella è la cosa peggiore. Poi ci sono le complicità. La ritroviamo nei verbali, c’è addirittura un sequestro di materiali da scasso e di armi improprie che sarebbe stato omesso in cambio di piccoli favori, tipo un ingresso in discoteca. E poi l’omertà e le omissioni di chi si è guardato bene dal denunciare».
Fino a che livello arrivano le coperture?
«È oggetto di indagine. Non credo ad alto livello. Ma da parte di superiori c’è stato un clima superficiale: va ricordato anche che altri due agenti in precedenza, prima che arrivasse l’attuale Questore, erano già stati sanzionati per comportamenti non accettabili».
Facendo nostra la premessa che parliamo di eccezioni, di mele marce in un conte-* sto in cui le Forze dell’ordine operano con correttezza e professionalità, che cosa è saltato in questo caso?
«Su 95.000 appartenenti al corpo della Polizia dello Stato, stiamo parlando di una ventina, forse 22 persone coinvolte nell’indagine di Verona, a titolo diverso. Non si può generalizzare. Tuttavia in alcuni casi, come nelle telefonate di Migliore alla fidanzata, riscontriamo delle caratteristiche patologiche. Di chi gode della sofferenza altrui. E dunque evidentemente qualche passaggio nel processo di selezione non ha funzionato. Deve essere debellato l’inizio di qualsiasi catena di omertà. Questo è fondamentale. »
Lo dice con partecipazione, Fiano.
«Lo dico con amore per la Polizia di Stato: amore, più che rispetto. Perché capisco quanto la democrazia sia nelle loro mani. Quando nelle manifestazioni si vedono cortei di lavoratori che protestano perché pagati poco, scortati da cordoni di Polizia, si pensi che i poliziotti presenti sono in una duplice veste. Devono mantenere l’ordine pubblico ma in cuor loro sono talvolta anche con chi manifesta, perché le loro condizioni di lavoro sono difficili e i loro stipendi inadeguati».
E il pensiero va subito alle parole di Pier Paolo Pasolini. “Sono loro i figli del popolo…”
«Sì, ma questo non può in nessun modo giustificare i reati che sono contestati loro dall’indagine di Verona. Ho postato sulla mia pagina Facebook un comunicato di tutte le più importanti sigle di polizia. “Se tutto quello che viene riscontrato sarà vero, chiediamo di applicare punizioni esemplari”. Perché conosciamo il valore della libertà di difesa del nostro lavoro. Si chiede l’uso delle body cam per aiutare a identificare, se ce ne sono, gli autori di violenze. »
Body cam che possono servire anche a scagionare.
«E certo. Il nuovo Questore di Verona ne ha fatte installare in tutti gli ambienti, per esempio. Anche se poi ci sono sempre angoli morti, come il corridoio dove venivano dati, parrebbe dai verbali agli atti, schiaffoni e manganellate. »
C’è un altro caso che torna in mente, quello della polizia penitenziaria. Con il caso eclatante delle violenze sui detenuti di Santa Maria Capua Vetere.
«La storia ha delle motivazioni materiali. La Polizia penitenziaria è sotto organico. È malpagata. Le strutture carcerarie sono insufficienti, quando non fatiscenti. Ci sono popolazioni carcerarie difficilissime da trattare. In questo contesto, la politica ci insegna che – premesso che i colpevoli di violenza vanno rimossi e puniti – bisogna investire. E di investimenti anche culturali: il sistema carcerario non può essere il cestino nel quale si ritiene di mettere gli irrecuperabili. Gli ultimi degli ultimi. Deve tornare un luogo di civiltà e di rieducazione».
Come se ne esce?
«Investendo sulle Forze dell’ordine. Sugli stipendi, sulla turnazione. Perché sono tra le professioni usuranti, le più logorate. E investendo sulla formazione continua. A proposito, i sindacati della P.S. dicono di premere da mesi per un confronto con questo Governo che ancora non c’è mai stato».
Ma la politica li ascolta?
« Quando nel 1981 la Polizia è diventato un corpo civile, ed è stato sindacalizzato, abbiamo potuto iniziare un dialogo tra istituzioni e corpo della P.S. che si è rivelato utilissimo per prevenire e per curare alcuni dei problemi più gravi. Poi certo tutto dipende dalle legislature, dalle maggioranze, dai governi. »
E questo Governo Meloni, in particolare?
« Il dialogo di questo governo con la Polizia è zero. Avendo fatto per molti anni il responsabile Sicurezza del PD ho seguito tanti incontri con le forze dell’ordine, posso dirlo con cognizione di causa: oggi non c’è dialogo. E mi colpisce che non ci sia nessun rapporto, in un momento come questo. »
Ma come, tutta la campagna elettorale sulle istanze securitarie, e poi non incontrano neanche i sindacati di Polizia?
« Sa come si dice? ‘Tutti chiacchiere e distintivo’».
Fonte: Il Riformista