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"La mia corsa all'oro rosso dei pescatori"

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AGI – Il gambero rosso è una “signorina elegante” che ti trascina in mare per giorni e giorni, ma corteggiarla può costare ormai la pelle, dopo gli spari dei libici e gli assalti dei turchi. La guerra del gambero rosso di cui l’AGI parla con Domenico Asaro, armatore e comandante a Mazara del Vallo, è – usiamo le sue parole – la “storia infinita” della corsa all’oro rosso dei pescatori. “Dopo aver finito la terza media, figlio di pescatore e orgoglioso del mestiere che faceva mio padre – racconta – volevo percorrere la sua stessa strada. Ci sono riuscito. Ma la mia vita di pescatore non è stata semplice, perchè nell’arco di 39 anni di mare ho subito cinque sequestri e un mitragliamento“.

Lo sguardo di Asaro si allunga sul mare e sul proprio passato, esposto a chi lo ascolta con la foga di un veterano di guerra. Fu vittima di un sequestro molto famoso, avvenuto 25 anni fa: “Il 22 marzo 1996 – ricorda – fui preso con tutto il peschereccio, l’Osiride: finì con sei mesi di galera, tutto il pesce confiscato e nave requisita, pur avendo pagato una multa. A quel sequestro è seguita la morte di mio padre, per la pena nel cuore: per lui il peschereccio era come un figlio. Il comandante ero io, e forse mio padre sarebbe ancora vivo se io non fossi stato sequestrato”.

“Nel 2010, con Luna Rossa, a nord est di Khoms – prosegue – una motovedetta libica mi mitragliò, fecero 96 buchi nella nave ma proseguii per la mia strada: “‘Affondatemi, ma la barca non ve la dò'”, dissi a me stesso, pensando al 1996. Nel 2012 mi sequestrano a Bengasi con il Giulia: 52 giorni di detenzione, sempre segnati dal’assenza del governo italiano”.  

La rabbia contro Roma è forte, almeno quanto la stanchezza di subire continuamente torti. “Mazara ha subito più di 150 sequestri” spiega Asaro. “Anche con i tunisini avevamo problemi, ma si poteva pagare: 50-100 milioni di lire, tante; invece questi, i libici, sparano. E non vogliono solo il gambero rosso; vogliono anche le navi, vogliono tutto. La pesca del gambero rosso viene fatta a 600 metri di profondità e quella profondità la troviamo a 20-25 miglia: restiamo in acque internazionali, ma la Libia ne ha acquisite arbitrariamente fino a 74. Lo Stato italiano e la Comunità europea, dove sono? E’ da 30-40 anni che peschiamo lì, non ci possono dire: ‘Andatevene'”.

“Facciamo un pieno di carburante – spiega Asaro – e stiamo una media di 30-35 giorni in mare. Nei periodi buoni si prendono oltre 300 cartoni di gambero di 12 chili ciascuno, e il periodo buono parte ora: da maggio a settembre. Un marittimo nei periodo buoni guadagna 1.800 – 2.000 euro al mese. Negli altri mesi non ci sono guadagni del genere. E’ per questo che rischiamo la pelle, per la fame”.

Non c’è stato un riconoscimento internazionale di questa acquisizione territoriale libica. “La cosa che ci fa più male è che lo Stato italiano dà a loro aiuti, medicine, autostrade e ferrovie, ma non riesce a far lavorare i nostri pescherecci. Forse perchè siamo siciliani, e se fossimo stati vicino Milano o Venezia sarebbe andata diversamente’ 

Domenico Asaro è ‘innamorato’ del gambero rosso. “E’ una bellezza – esclama – è una signorina che possiede una eleganza spettacolare, pescato con reti selettive e con una abilità tutta nostra nel trovarlo da Israele allo Stretto di Gibilterra e nel lavorarlo. Ci sono sette categorie di gambero, secondo la misura di ciascun pezzo. Abbiamo portato, noi pescatori di Mazara, il gambero rosso dappertutto nel mondo, è un prodotto delizioso e privilegiato. Una volta arrivai in Turchia, e invitai un comandante della capitaneria locale a bordo della nave. Glielo feci vedere. Disse: ‘Non è possibile che sia così rosso, avete messo del colorante’. ‘Guardi che questo è un gambero che nasce così”, risposi. Scherzando, gli dissi che era come il Viagra. Appena sentite queste parole, ha cominciato a prenderselo per tutto!”.

Source: agi


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