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La ‘guerra’ di Musk a Open AI finisce in tribunale

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Elon Musk ha avviato una causa legale contro OpenAI, l’azienda di AI che ha contribuito a fondare nel 2015, accusando l’azienda e il suo amministratore delegato Sam Altman di aver “tradito” la sua vocazione. In pratica la società avrebbe compromesso la sua missione originaria di costruire sistemi di intelligenza artificiale a beneficio dell’umanità.
Nella causa depositata presso un tribunale di San Francisco, gli avvocati di Musk hanno scritto che l’alleanza multimiliardaria di OpenAI con Microsoft avrebbe infranto l’accordo di rendere “liberamente disponibile al pubblico” un’importante scoperta nel campo dell’intelligenza artificiale. In altri termini, i recenti cambiamenti nel consiglio di amministrazione avrebbero fatto sì che OpenAI diventasse una filiale del gigante del software Microsoft. Per questo motivo, la start up avrebbe violato il contratto originario.
La battaglia legale inasprisce una disputa di lunga data tra Musk, che ha fondato una propria azienda di IA, nota come xAI, e OpenAI, che ha ricevuto un investimento di 13 miliardi di dollari da Microsoft. Musk, che ha contribuito alla co-fondazione di OpenAI nel 2015, ha dichiarato nella causa legale di aver donato 44 milioni di dollari al gruppo e di essere stato “indotto” a contribuire con promesse, “anche per iscritto”, al fatto che sarebbe rimasta un’organizzazione senza scopo di lucro. Il tycoon lasciò poi il consiglio di amministrazione della start up nel 2018 in seguito a disaccordi con Altman sulla direzione della ricerca. Alla fine del 2022 OpenAi aveva annunciato che avrebbe reso disponibile il suo chatbot ChatGPT, in grado di generare poesie e saggi passabili e persino di superare gli esami, riscuotendo un successo senza precedenti. Prova ne è il fatto che negli ultimi tempi l’intelligenza artificiale ha cominciato ad attrarre ingenti investimenti.
Quando poi il consiglio di amministrazione di OpenAI ha licenziato l’amministratore delegato Sam Altman nel novembre dello scorso anno, Musk si è offerto di assumerlo garantendo sostegno anche a tutti i dipendenti che non avevano digerito le “dimissioni” forzate di Altman. A quel punto l’ex dirigente è stato reintegrato e diversi membri del consiglio sono stati sostituiti. Ora per Musk OpenAI si sarebbe trasformata “in una filiale de facto closed-source della più grande azienda tecnologica del mondo: Microsoft”. E per questo il patron di Tesla chiede al tribunale un risarcimento, di costringere i leader di OpenAI a rendere la loro ricerca aperta al pubblico e di vietare loro – o a Microsoft – di trarre profitto dalla tecnologia. La pietra dello scandalo è stata l’ultimo modello di intelligenza artificiale di OpenAI, GPT4, che secondo Musk ha violato la soglia dell’intelligenza artificiale generale (AGI), in cui i computer funzionano a un livello pari o superiore a quello dell’intelligenza umana. Per questo, il tribunale dovrà stabilire se il GPT4 debba già essere considerato AGI. Nel testo della causa, Musk rivela inoltre che OpenAI sta costruendo anche un altro modello, Q*, che sarà ancora più potente e capace di GPT4 ricordando peraltro che la società si è impegnata, in base ai termini del suo accordo di fondazione, a rendere pubblica tale tecnologia. “Musk ha da tempo riconosciuto che l’intelligenza artificiale rappresenta una grave minaccia per l’umanità, forse la più grande minaccia esistenziale che affrontiamo oggi”, si legge nella causa.
Vale la pena di ricordare che la società xAI di Musk è un concorrente diretto di OpenAI e ha lanciato il suo primo prodotto, un chatbot chiamato Grok, a dicembre scorso. Nel frattempo, l’alleanza Microsoft-OpenAI è al vaglio degli organi di controllo della concorrenza negli Stati Uniti, nell’UE e nel Regno Unito. Da parte di Microsoft, il presidente Brad Smith, ha dichiarato questa settimana al Financial Times che, sebbene le aziende siano “partner molto importanti”, “Microsoft non controlla OpenAI”. La parola ora ai giudici. (AGI)
PIT