La Gran Bretagna, per l’impatto del Coronavirus, subirà la peggiore recessione da un secolo a questa parte. E’ questo il quadro che emerge dal rapporto della Banca d’Inghilterra, secondo cui il Pil del Regno Unito nel primo trimestre si ridurrà del 3% e nel secondo trimestre affonderà del 25%.
In pratica la Boe stima per che nei primi sei mesi dell’anno l’economia britannica crollerà del 30%, per poi riprendersi e terminare il 2020 con una mega-contrazione del 14%.
Tuttavia la Boe prevede anche che, grazie all’allentamento dei lockdown, questa precipitosa discesa del Pil sarà temporanea e sarà seguita da una rapida ripresa del 15% nel 2021.
La banca centrale prevede che l’economia britannica tornerà ai livelli pre-Covid a metà del 2021 e l’anno successivo tornerà a crescere del 3%. Ovviamente tutto ciò potrà realizzarsi, avverte l’istituto, se le banche faranno il loro dovere, continueranno a concedere prestiti alle imprese e aiuteranno l’economia, altrimenti la crisi peggiorerà.
La scommessa del nuovo Governatore della Boe, Andrew Bailey è dunque che questa crisi sarà durissima ma passeggera e che, grazie alla fine dei distanziamenti sociali, che si protrarranno durante l’estate e che saranno gradualmente eliminati entro settembre, l’economia potrà molto probabilmente riprendersi “molto più rapidamente”, assicura il neo Governatore, di quanto non fece durante la crisi finanziaria globale e del 2008.
La Boe prevede anche la disoccupazione in Gran Bretagna salirà al 9%, sopra i livelli del 2008-09, ma poi, grazie alle misure di protezione del governo, calerà, arretrando al 7% nel 2021 e al 4% nel 2022. Ma è veramente così?
A metà aprile sono uscite le stime sull’economia britannica dell’Obr, l’Office for Budget Responsibility, un ente pubblico non governativo fondato dal Tesoro per fornire valutazioni e analisi economiche indipendenti. Ebbene l’Obr ha previsto che l’impatto del coronavirus avrebbe affondato del 35% il Pil nel secondo trimestre e più che raddoppiato al 10% la disoccupazione, lasciando a fine anno un’economia in calo del 13%.
Sulla successiva ripresa, legata all’allentamento dei lockdown, l’Obr, non si è pronunciato, a causa dell’incertezza della situazione e della mancanza di informazioni sulle misure che il governo avrebbe assunto. Sempre a metà aprile sono arrivate le stime del Fondo monetario internazionale, il quale ha seccamente pronosticato una contrazione del Pil del 6,5% nel 2020, seguita da una ripresa del 4% nel 2021.
L’indice Pmi composito sulla Gran Bretagna, calcolato da Ihs Markit, che è uno dei principali indici anticipatori, prevede un calo record del comparto manifatturiero e dei servizi ad aprile a 13,4 punti dai 36 punti di marzo, nettamente al di sotto della soglia di 50 punti che separa le fasi di contrazione da quelle di espansione dell’economia. Ai minimi record anche i sottoindici sugli ordini, l’occupazione, i prezzi e le esportazioni.
Tuttavia la fiducia per il 2021 mostra che “il numero degli ottimisti è salito al di sopra di quello dei pessimisti, fornendo un raggio di luce” e segnalando che “aprile potrebbe rivelarsi il mese più duro in termini di impatto economico del virus, anche se questo scenario va inserito all’interno di una possibile riprese, le prospettive restano “deboli e lunghe nel tempo”.
Vedi: La Gran Bretagna affronta la peggiore recessione da un secolo
Fonte: economia agi