Il 28 giugno è la Giornata mondiale dell’orgoglio LGBT: la data è stata scelta in memoria dei moti di Stonewall (dal nome del bar Stonewall Inn, nel Greenwich Village, a New York), dei quali quest’anno ricorre il cinquantenario. Si trattò di una serie di scontri violenti avvenuti per alcuni giorni a partire, appunto, dal 28 giugno 1969 tra gruppi di gay e polizia a seguito di una delle periodiche retate organizzate nei locali frequentati dagli omosessuali. Non era la prima volta che i essi si ribellavano alle vessazioni (si ricordano per esempio i Cooper Do-nuts Riot del 1959 a Los Angeles e gli scontri alla Compton’s Cafeteria del 1966 a San Francisco), ma mai prima di allora con tanta forza e determinazione.
Dal dopoguerra alla metà degli anni Sessanta gli omosessuali furono in America oggetto di ripetute persecuzioni, che andavano dai censimenti a una serie di limitazioni della libertà fino ai licenziamenti, ai fermi e agli arresti. Negli anni Cinquanta erano sorte le prime organizzazioni, come la Mattachine Society o la Daughters of Bilitis, che prestavano assistenza legale e che cercavano una via per l’assimilazione pacifica nella società, e nel 1965 furono organizzate proteste contro la discriminazione di fronte alle Nazioni Unite e alla Casa Bianca. Un miglioramento della situazione si ebbe a partire proprio da quell’anno, quando leader della Mattachine Society divenne Dick Leitsch, che riuscì a imprimere al movimento una direzione più combattiva, organizzando delle azioni pacifiche ma di impatto, e riuscendo così a ottenere alcuni risultati, come per esempio la cessazione del cosiddetto entrapment, la pratica dell’adescamento ai fini di arresto dei gay da parte di agenti di polizia in borghese, o il divieto di vendere consapevolmente alcolici a gruppi gay di tre o più persone.
Anche grazie a un clima culturale mutato, quello sessantottino, in cui diversi attori sociali storicamente discriminati – come in primo luogo gli afroamericani – avevano deciso di rivendicare anche a costo della violenza i propri diritti negati, la notte in cui gli agenti entrarono a sorpresa nello Stonewall Inn, un locale malfamato gestito dalla mafia italiana (l’unico genere di locali che, per complicità della polizia, i gay potessero in sostanza frequentare), non trovarono una clientela così remissiva come si sarebbero attesi. Nacquero infatti degli scontri che si prolungarono ancora per giorni e degenerarono in una vera e propria guerriglia urbana, con numerosi arresti e pestaggi.
I moti di Stonewall ebbero forte impatto sull’opinione pubblica e, ovviamente, soprattutto sulla comunità gay. Poco tempo dopo nacque il Gay Liberation Front (GLF), in cui la parola autoidentitaria “gay” veniva adottata per la prima volta in luogo di “omofilo”, e già nel 1970 vennero, in commemorazione di quegli eventi, organizzate le prime marce del Gay pride, a New York, Los Angeles, San Francisco e Chicago.
Fonte: treccani.it