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La Francia e la guerra di Algeria, Macron non si scusa ma farà "atti simbolici"

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AGI – Sulla colonizzazione francese e la guerra di Algeria, niente scuse né pentimento dal presidente Emmanuel Macron che opterà invece per atti simbolici in segno di riconciliazione: lo ha riferito l’Eliseo nel giorno della pubblicazione del rapporto commissionato lo scorso luglio dallo stesso Macron allo storico Benjamin Stora. Uno studio che analizza le atrocità commesse da entrambe le parti durante la guerra d’indipendenza dell’Algeria, tra 1954 e 1962, e che 60 anni dopo continuano ad incrinare i rapporti bilaterali.  

Il capo dello Stato riceve Stora all’Eliseo per la consegna fisica del rapporto di 150 pagine, la cui sintesi offre una trentina di suggerimenti per permettere di “riconciliare tutte le memorie e riconoscerle pienamente”. Tra le proposte elencate emerge quella che sancisce che “non è proprio il caso di scusarsi” quanto piuttosto compiere una serie di gesti simbolici per favorire la riconciliazione.

Tra questi, saranno indette tre giornate di commemorazioni presiedute da Macron: la giornata nazionale degli Harkis, il 25 settembre 2021; una cerimonia in memoria degli ‘eventi’ del 1961, in agenda per il 17 ottobre, e il 60esimo anniversario della firma degli accordi di Evian, il 19 marzo 2022, un mese prima delle presidenziali francesi.

Come altri gesti simbolici, il presidente farà entrare al Pantheon le spoglie dell’avvocatessa femminista Gisèle Halimi, farà inserire nei programmi scolastici maggiori elementi sulla storia di Francia in Algeria, darà il via liberà alla costruzione di un monumento commemorativo dell’emiro Abdlekader a Amboise, faciliterà l’accesso agli archivi sulle due sponde del Mediterraneo e finanzierà la cura delle sepolture dei soldati algerini musulmani ‘morti per la Francia’. 

Il presidente Macron “vuole guardare in faccia la storia poiché vuole costruire, sfruttando questa storia, una memoria che sia quella dell’integrazione repubblicana. Vuole che sia condivisa da tutti i cittadini che compongono il nostro Paese, qualunque sia la loro cultura o la loro origine”, ha riferito ai media un consigliere dell’Eliseo.  

La guerra d’Algeria, una delle pagine più buie della storia delle relazioni tra il colonizzatore francese e il continente africano, è un tema scottante da 60 anni sia nella politica interna sia nelle relazioni bilaterali e con i cittadini di origine algerina. Macron ha cercato di dare una sua impronta, una svolta su una questione altamente sensibile in Francia e ha cominciato a farlo sin dalla campagna per le presidenziali del 2017, quando in visita in Algeria ha pronunciato parole forti, usando l’espressione molto controversa di “crimine contro l’umanità”, che oggi assicura non rimpiangere.

Alla fine, secondo Macron, “il tempo delle polemiche e dei dibattiti semantici è superato” ed è giunta l’ora di “fare nazione”, motivo per cui “il pentimento sarebbe vanità mentre il riconoscimento è verità e la verità si esprime attraverso atti concreti”.  

Lo scorso luglio, per andare avanti nel percorso di conoscenza, di riconoscenza e riconciliazione, il titolare dell’Eliseo si è rivolto allo storico Stora, chiedendogli un’apposita ricerca. Una scelta motivata dal fatto che Macron non è stato un protagonista diretto né un testimone impegnato di quel periodo poiché all’epoca non era ancora nato. Una richiesta di approfondimento voluta dal presidente per uscire dalla dinamica “oscillata per 60 anni tra diniego e non detto” ma anche perché “la verità si costruisce compiendo atti” ha sottolineato l’Eliseo in un comunicato ufficiale.

Vedi: La Francia e la guerra di Algeria, Macron non si scusa ma farà "atti simbolici"
Fonte: estero agi


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