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La difficile sfida per la ricostruzione dell'Ucraina

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AGI – La guerra in Ucraina costerà al Paese il 10% del Pil quest’anno. E in caso di stallo, con uno scenario di Siria, o Yemen, il crollo del Pil potrebbe arrivare al 35%. La produzione di ricchezza sarà dimezzata. È quanto risulta dalle prime stime del Fondo monetario internazionale (Fmi).

Per il Programma dello sviluppo delle Nazioni unite, invece, 12-18 mesi di guerra potrebbero spazzare via 18 anni di progresso del Paese. Facile quindi intuire l’impegno che servirà per ricostruire l’Ucraina. Questione che, con i primi spiragli di pace, si fa sempre più all’ordine del giorno. Tanto da essere inserita anche nelle conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo.

Il premier ucraino, Denys Shmyhal, ha dichiarato nei giorni scorsi che l’Ucraina avrà bisogno di almeno 565 miliardi di dollari per la prima ricostruzione nel dopoguerra. E il governo di Kiev ha già istituito quattro fondi speciali per: infrastrutture, trasformazione economica, piccole e medie imprese e obblighi finanziari internazionali dell’Ucraina.

is now destroying our cities, as the Nazis did 80 years ago. We urge mayors of European cities to renew the tradition of sister cities, to help cities w/ humanitarian aid & funds for their reconstruction. It’s an important endeavor which can bring our communities together.

— Denys Shmyhal (@Denys_Shmyhal)
March 26, 2022

L’Istituto di Vienna per gli studi economici internazionali stima che il costo di ricostruzione della regione del Donbass a 22 miliardi di dollari e le richieste delle società ucraine alla Corte permanente di arbitrato dell’Aia ammontano a circa 10 miliardi di dollari. La domanda è chi pagherà.

Da un sondaggio emerge che il 90% degli ucraini vuole che la Russia risarcisca i danni, ma ci sono anche aspettative per i contributi dell’Ue (21%), delle organizzazioni internazionali (17%) e degli Stati Uniti (12%). Gli ucraini non sono gli unici a chiedere che a pagare il conto sia Mosca. Ha avanzato la stessa proposta anche il premier polacco, Mateusz Morawiecki, che ha chiesto di usare allo scopo i fondi sovrani russi all’estero che ora sono congelati con le sanzioni di febbraio. Si tratta di circa 300 miliardi di dollari che Mosca custodiva nelle banche in Paesi del G7. Ma, anche se dovesse riuscire l’operazione, non basterà.

L’Unione europea si è fatta avanti, su spinta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, di creare un Fondo fiduciario internazionale da alimentare con una conferenza di donatori. Servirà per l’assistenza immediata ma anche per la ricostruzione futura. Nel frattempo, l’Unione ha già erogato a Kiev 600 milioni di dollari nell’ambito di un’assistenza macrofinanziaria da 1,2 miliardi che era già concordata

La Banca mondiale ha approvato un prestito integrativo di 350 milioni di dollari e garanzie per un importo di 139 milioni di dollari. L’Fmi ha in programma uno stanziamento di 2,2 miliardi di dollari da qui alla fine di giugno. E Gli Stati Uniti hanno già stanziato un miliardo di dollari per i primi aiuti umanitari.

Chi ricostruirà

Nella corsa per la ricostruzione ci sono in prima linea la Polonia, per vicinanza geografica e affinità politica. Si ritaglieranno un ruolo, senza dubbio, Germania e Francia. Ma se dovesse andare a buon fine la pace negoziata a Istanbul, non mancherà di rivendicare la sua parte anche la Turchia. Secondo l’ex ministra ucraina delle Finanze, Natalie Jaresko, che è responsabile della supervisione finanziaria di Porto Rico (che ha avuto bisogno di una ricostruzione totale dopo l’uragano Maria), la ricostruzione degli edifici e delle infrastrutture delle città e dei villaggi ucraini sarà efficace solo quando sarà completato un inventario completo dei beni distrutti.

L’inventario potrebbe durare diversi anni e richiederà il prima possibile molti esperti internazionali di valutazione ingegneristica. Solo dopo che l’inventario sarà completato, sarà possibile finalizzare una strategia graduale per la ricostruzione postbellica. Il governo ucraino dovrebbe assumere il ruolo di coordinamento nella ricostruzione, ma ovviamente collaborerà con appaltatori privati. Ma sarà cruciale un sistema di monitoraggio e trasparenza della gestione dei fondi. 

Source: agi


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