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La difesa del nonno di Eitan: "Ha agito d'impulso". I pm di Pavia cercano i suoi complici

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L’inchiesta della Procura di Pavia per far luce sul rapimento di Eitan muove il primo passo. Shmuel Peleg, 58 anni, il nonno materno del piccolo superstite dell’incidente del Mottarone, viene iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di sequestro di persona aggravato dalla minore età della vittima.

Un passaggio scontato dopo che l’uomo sabato scorso aveva prelevato e portato in Israele il nipote strappandolo alla zia paterna Aya a cui era stato affidato dopo avere visto morire la mamma e il papà nello schianto della funivia. Gli inquirenti, la Squadra Mobile di Pavia e i magistrati Mario Vendittti e Valentina De Stefano, “sono molto attenti alla possibile soluzione diplomatica” della vicenda che comunque non farebbe cadere eventuali responsabilità a livello penale per il nonno e per chi potrebbe averlo aiutato a raggiungere su un’auto a noleggio Lugano e poi imbarcarsi col piccolo verso Tel Aviv.

Il tema di eventuali complici in quella che per la Convenzione dell’Aia e per la giustizia italiana è una sottrazione illecita di minore è al centro degli accertamenti delle ultime ore. “Indaghiamo ad ampio raggio” fa sapere una fonte spiegando che informazioni utili potrebbero arrivare anche dall’ascolto di testimoni.

Stando alle prime ricostruzioni, non ci sarebbe stata anche la nonna materna di Eitan quando il bimbo é stato rapito, come ipotizzato da alcuni media israeliani. Era tornata da qualche giorno nel suo Paese dopo avere trascorso un lungo periodo nell’hotel Plaza di San Martino Siccomario, a pochi metri dalla casa del bimbo nella frazione Rotta dove Eitan si stava preparando al suo primo giorno di scuola. “La signora se n’è andata il primo di agosto”, dice il gestore dell’albergo. Il nonno invece ha alloggiato in un hotel a Milano fino al momento del sequestro.

C’era qualcuno nell’auto parcheggiata lontano dall’abitazione della zia Aya ad aspettare Shmuel Peleg. Quando, dopo l’incontro autorizzato dal giudice, ha portato via Eitan? E ci sono responsabilità a più alti livelli che hanno permesso al nonno di violare con tanta facilità il decreto del giudice tutelare datato 11 agosto con cui si vietava l’espatrio del bimbo, informazione diffusa a tutti i posti di blocco e alle forze dell’ordine?

All’avviso diramato dalla Questura di Pavia aveva aderito anche la Svizzera. I legali del nonno hanno giustificato il suo gesto come “un atto d’impulso” dettata dall’amarezza per essere stato “estromesso dagli atti e dalle udienze e dalla preoccupazione per la salute del nipotino”. Una spiegazione che mal si concilia con le prime risultanze investigative che evocano un piano ben organizzato.

Distinto dal piano della giustizia penale, ma ovviamente collegato, resta il tema dell’affido di Eitan. Come spiegato all’AGI dal procuratore dei Minori di Milano Ciro Cascone, “spetta a Israele stabilire se ci sia stata o meno una sottrazione illecita, solo in un secondo momento, e dopo che i due Paesi si sono parlati, un giudice italiano deciderà quale soluzione sia migliore per il bimbo”.

I media israeliani citano un parere legale governativo di esperti dei ministeri degli Esteri e della Giustizia secondo cui portare Eitan in Israele, contro la volontà del suo tutore legale, costituisce probabilmente un rapimento. Il documento sostiene che sia stata violata la Convenzione dell’Aia, che il Paese ha adottato nel 1991. La conclusione è che Israele dovrebbe restituire il ragazzo al suo tutore legale in Italia, cioé la zia, nel più breve tempo possibile.

Oggi Aya e il marito Or hanno ricevuto la visita della fisioterapista del bimbo che aveva stabilito un rapporto di particolare dolcezza col bambino. Eita, la fonte è sempre la stampa israeliana, è adesso di nuovo ricoverato in un ospedale, di nuovo in attesa di pace.

Source: agi


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