Fonte @assembela.emr
Dalla schedatura alla soluzione finale
I commenti ufficiali alla legge di Norimberga finalizzata a proteggere il sangue e l’onore tedesco (emanata nel settembre 1935) sottolinearono regolarmente che il divieto di matrimoni e rapporti sessuali fra tedeschi e non ariani riguardava anche gli zingari, oltre che gli ebrei. Proseguendo su questa linea, una circolare emanata da Himmler l’8 dicembre 1938 affermò che “l’esperienza acquisita nella lotta contro la nocività degli zingari, e quanto si è appreso grazie alle ricerche genetico-razziali, dimostrano che il modo giusto di affrontare il problema degli zingari consiste nell’approccio razziale”. Pertanto, Himmler ordinò una completa opera di schedatura di tutti i gitani residenti in territorio tedesco, o meglio di “tutti gli zingari insediati o meno” (= fossero essi nomadi o stanziali) e di “tutti i vagabondi che conducono una esistenza da zingari”.
La schedatura richiese molto tempo, e di fatto riuscì a comprendere tutti e trentamila gli zingari tedeschi solo nel 1942; a quel punto, però, i termini della questione erano mutati, in quanto la situazione era già matura per una soluzione finale anche del problema gitano, in termini simili a quelli secondo cui era stata avviata la risoluzione definitiva della questione ebraica. Himmler firmò l’ordine di deportazione dei Sinti e dei Rom tedeschi ad Auschwitz il 16 dicembre 1942. Già nel gennaio dello stesso anno, tuttavia, cinquemila zingari deportati in precedenza nel ghetto di Lodz erano stati uccisi a Chelmno.
La deportazione ad Auschwitz
Una volta deportati ad Auschwitz, gli zingari di Germania (e di vari altri paesi europei) vennero internati in un particolare settore (detto B IIe) di Birkenau. Rispetto a quella di altri gruppi di detenuti, la loro condizione era diversa sotto molti aspetti. Essi infatti, a differenza degli ebrei, al loro arrivo non erano sottoposti a selezione, che portava direttamente nelle camere a gas tutti coloro che non erano considerati abili al lavoro. Ciò fece sì, tra l’altro, che nel campo zingari di Birkenau le donne incinte potessero portare a termine le loro gravidanze: sono registrate circa 360 nascite di neonati tra il febbraio 1943 e il giugno 1944; le famiglie, inoltre, poterono vivere unite fino alla liquidazione del campo.
Poiché all’interno del lager dilagava il tifo, nel marzo 1943 vennero uccisi 1700 zingari polacchi; a questa esecuzione fece seguito, il 25 maggio 1943, l’eliminazione di altri 1042 gitani nelle camere a gas. A partire dall’aprile 1944, invece, iniziarono le selezioni degli zingari abili al lavoro, che vennero separati dagli altri e trasferiti in vari lager. Alla fine di questo processo di differenziazione, rimasero a Birkenau circa 4000 persone, che vennero gassate in un solo colpo, la notte tra il 2 e il 3 agosto 1944.
Sebbene si trattasse, in prevalenza, di vecchi, donne e bambini, l’operazione fu molto difficile, a causa della loro disperata resistenza. Un ufficiale delle SS presente all’operazione – secondo il racconto di Höss – avrebbe detto al comandante che “non fu facile farli arrivare alle camere a gas” e che “fino ad allora, nessuna operazione di sterminio degli ebrei era stata così difficile”. Dei 23 000 zingari internati nei lager di Auschwitz, circa 20 000 persero la vita. Più difficile, invece, è fare un bilancio globale del genocidio del popolo gitano che, forse, ha subito mezzo milione di vittime.