AGI – Consapevole che alcune critiche arrivate hanno fondamento, conscio che ci sono stati errori e fraintendimenti, disponibile a concedere a Renzi la possibilità di individuare la soluzione migliore sulla ‘governance’ del ‘Recovery plan’. Il premier Conte di fatto tende la mano al leader di Italia viva, con la premessa che “qualsiasi strada alla fine si prenda”, l’esecuzione del Piano deve avvenire in tempi certi, perche’ “sprecare anche un solo euro sarebbe delittuoso”.
Conte apre alla eventualità che ci sia una sorta cabina di regia politica ‘allargata’, così come gli chiede il Pd, con il coinvolgimento di tutti i ministri. E che si proceda con un’unità di missione, dando spazio al Parlamento, con aggiornamento ‘step by step’ del piano e l’approvazione finale delle Camere.
E Renzi non parla neanche più del ‘Recovery‘, dà per certo che ci sarà un’intesa su questo punto, che Conte cederà rispetto ai progetti iniziali. Scongiurata, quindi (per il momento), l’eventualità che il governo cada in prossimità di una legge di bilancio e delle feste natalizie.
Ma ora inizia la partita vera, come spiegano fonti parlamentari del Movimento 5 stelle, di Iv e Pd. Perché sui temi in agenda resta la fibrillazione e i pentastellati temono trappole. Ovvero una convergenza tra dem e Iv per metterli all’angolo.
Il Pd, tra l’altro, considera un passo indietro e non uno in avanti il fatto che M5s abbia difeso i suoi temi identitari dopo l’incontro con il premier. “Se M5s vuole il super bonus fino al 2023 trovi 9 miliardi per un anno e altri 9 per quello successivo“, taglia corto un ‘big’ del partito del Nazareno, sposando a suo dire la posizione del ministro Gualtieri. E nei fatti c’è un gioco di sponda tra Pd e Italia viva sul Mes e su altri dossier. “Ma se Renzi vuole strappare allora rimarrà con il cerino in mano”, osserva un dirigente democratico.
Vedi: La crisi di governo è congelata ma resta il pressing su Conte
Fonte: politica agi