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LA CRISI DEL LAVORO AUTONOMO

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Si assiste oggi ad una fuga sistematica dal lavoro autonomo, con sempre meno vocazioni da parte dei più giovani duramente colpiti dalla crisi e dalle difficoltà del periodo storico in cui viviamo

di Eugenio Maria Pisano

Secondo l’ultima rilevazione Istat in Italia si contano 4,9 milioni di lavoratori autonomi, il dato più basso dall’inizio delle rilevazioni. Tale evento non succedeva dall’inizio delle serie storiche dello stesso Istituto di statistica. Nel confronto effettuato dall’Istat, il calo nel primo trimestre 2020 ha una percentuale del 6%, mentre, nel quarto trimestre 2020 ha una percentuale del 2%, pari a 99mila posizioni perse.

Le posizioni più colpite riguardano i giovani all’inizio dell’attività lavorativa, ovvero con posizioni a tempo pieno, e gli autonomi senza dipendenti. Il calo degli autonomi è proseguito anche nel mese di aprile, con un calo stimato dalle rilevazioni Istat di 30mila unità rispetto al mese di marzo.

Bisogna considerare che ad incidere sul calo pesano le nuove regole europee secondo cui, dal primo gennaio di quest’anno, i lavoratori autonomi non sono considerati occupati se l’assenza dal lavoro supera i 3 mesi, anche se l’attività è solo momentaneamente sospesa. Alla luce dei mesi di lockdown, più o meno duro, molti autonomi potrebbero non aver lavorato per tre mesi e, quindi, sono conteggiati come non occupati.

Ma al di là dell’impatto del cambio normativo, la crisi si è abbattuta pesantemente sul lavoro autonomo. D’altro canto tutte le principali misure emergenziali, dal blocco dei licenziamenti alla Cig Covid, non hanno riguardato e non riguardano questo segmento bensì i lavoratori dipendenti.  E nonostante le misure a sostegno e di ristoro previste dai decreti emanati dal governo, molte partite Iva e professionisti, tanti artigiani, esercenti, piccoli commercianti, liberi professionisti e lavoratori autonomi non ce l’hanno fatta e sono stati costretti a gettare definitivamente la spugna.

Sul punto, basta considerare, per esempio, che lo smart working nel lavoro autonomo è interamente a carico del professionista. Cosi come per le deleghe previste dal Jobs act del lavoro autonomo del 2017, previste e preposte per ampliare le tutele ed estendere misure di welfare a professionisti e partite Iva, scadute nell’indifferenza generale della politica.

Il dibattito politico per predisporre forme di tutela per i lavoratori autonomi è tornato in auge con la riforma degli ammortizzatori sociali. Sul punto, dopo l’introduzione dell’Iscro, introdotta per i collaboratori della gestione separata Inps, si è proposto di estendere i sussidi al mondo del lavoro indipendente. Al momento, non è però nota una proposta concreta, per via anche dei costi oggetto di confronto con il ministero dell’Economia.

Per tutte queste problematiche si assiste oggi ad una fuga sistematica dal lavoro autonomo, con sempre meno vocazioni da parte dei più giovani duramente colpiti dalla crisi e dal periodo storico in cui viviamo.