AGI – Da Arancia Meccanica a Ultimo Tango a Parigi, da Salò a Cannibal Holocaust, è lunga la lista dei film italiani bloccati dalla censura dal dopoguerra ad oggi.
L’ultima pellicola incorsa nel blocco è stata Morituris, di Raffaele Picchio, un horror che racconta le violenze perpetrate da un gruppo di gladiatori sulla popolazione romana.
Doveva essere distribuita in alcune sale cinematografiche italiane a partire da novembre 2012, tuttavia la distribuzione del film non è potuta avvenire. La commissione di revisione cinematografica ha negato il rilascio del nulla osta, motivando la bocciatura con la “perversività e sadismo gratuiti” dell’opera.
Quattordici anni prima di Morituris, nel 1998, a subire lo stop era stato Totò che visse due volte, scritto e diretto dal duo Ciprì e Maresco. Il film, pur avendo ricevuto contributi pubblici, alla vigilia della sua uscita nelle sale fu dichiarato “vietato a tutti” dalla censura italiana, che lo ritenne offensivo del buon costume e contenente scene “blasfeme e sacrileghe“.
Successivamente sbloccato, il film non ebbe però grande successo al cinema, tenuto conto del divieto ai minori di 18 anni e della limitata distribuzione. Fu proprio quest’opera a sollevare un ampio dibattito nel paese sull’utilità della censura e si arrivò all’approvazione di un disegno di legge, voluto da alcuni politici tra cui Walter Veltroni, volto ad abolire la censura preventiva imposta a un pubblico maggiorenne.
Tra i più celebri film censurati, Ultimo Tango a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci, con Marlon Brando e Maria Schneider, è stato bloccato fino al 1987 per le numerose scene erotiche che all’epoca suscitarono un forte impatto emotivo e vennero giudicate scandalose. Di tutt’altro genere il film Il Leone del deserto (1981) sul colonialismo italiano in Libia, di Moustapha Akkad, censurato dall’allora primo ministro italiano Giulio Andreotti, e trasmesso per la prima volta sulla Pay-TV satellitare nel 2009.
A chiudere la lista delle pellicole famose Salò o le 110 giornate di Sodoma, del 1975, diretto da Pier Paolo Pasolini.
Il film, presentato al Festival cinematografico di Parigi tre settimane dopo l’uccisione del regista, arrivò nelle sale italiane il 10 gennaio 1976 e scatenò accese proteste e lunghe persecuzioni giudiziarie: il produttore Alberto Grimaldi venne processato per oscenità e corruzione di minori e nel 1976 fu decretato il sequestro della pellicola, che scomparve dagli schermi prima di essere rimessa in circolazione nel 1978.
Source: agi