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La catena del freddo di Pfizer, una sfida logistica senza precedenti

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AGI – La consegna in tutta Europa delle prime dosi del vaccino contro il Covid di Pfizer e BioNTech è una sfida logistica senza precedenti, e non solo per le imponenti misure di sicurezza messe in campo per evitare che le organizzazioni criminali si impossessino dei preziosi carichi. A differenza del siero di Moderna, per il quale sono sufficienti le temperature generate da un comune freezer, il farmaco Pfizer/BioNTech ha bisogno di essere conservato a una temperatura tra i 68 e i 70 gradi centigradi sotto zero e regge solo per pochi giorni a temperature inferiori. È quindi fondamentale una rigorosa gestione della catena del freddo nel viaggio dallo stabilimento Pfizer di Puurs, in Belgio, ai centri vaccinali di tutto il continente.

I “cartoni delle pizze” di Va-Q-Tec

In prima linea ci sono aziende che hanno un rapporto ormai collaudato con la casa farmaceutica Usa, a cominciare dalla tedesca Va-Q-Tec, che ha inventato i contenitori rettangolari in grado di garantire le temperature richieste, laddove il ghiaccio secco utilizzato è un brevetto Pfizer. I “cartoni delle pizze”, come vengono definiti dagli addetti ai lavori, contengono un termometro e un sensore Gps che consentono di monitorare in ogni momento la temperatura interna e la posizione delle scatole, che contengono mille dosi ciascuna. I contenitori dell’azienda di Wurzburg, protagonista il mese scorso di una spettacolare ascesa in Borsa, hanno già confermato la loro affidabilità nella fase sperimentale e nel corso della distribuzione del vaccino in Gran Bretagna.

Va-Q-Tec è ora al lavoro sulla prossima sfida: distribuire il siero in Africa, America Latina e Sud Est asiatico, aree che soffrono di elevate temperature esterne e scarsità di infrastrutture. La soluzione allo studio è un contenitore più leggero, avvolto in cartone riciclabile e consegnato in parti che possono essere assemblate sul posto.

Una capillare rete logistica

La logistica propriamente detta è invece affidata a un’azienda belga che lavora con Pfizer da ben 15 anni: la H. Essers di Anversa, che dal 2006 ha messo in piedi una rete di distribuzione in tutta Europa per la consegna dei prodotti farmaceutici più sensibili. Fondata nel 1928, H. Essers ha una flotta di 600 mezzi che si stanno occupando del trasporto su strada verso i centri di distribuzione e gli aeroporti.

Nelle settimane scorse, si legge sul sito aziendale, H. Essers ha stilato una ‘road map’ dettagliata per assicurare una distribuzione “impeccabile e sicura”, ha spiegato l’amministratore delegato, Gert Bevoters, assicurando che “nulla è stato lasciato al caso”. “Tempi di trasporto, monitoraggio 24 ore su 24, controllo e tracciamento end-to-end sono aspetti essenziali della road map”, aggiunge il vicepresidente, Danny Hendrikse, “la temperatura deve essere monitorata costantemente. Inoltre, numerosi partner nel settore della logistica saranno responsabili per la distribuzione globale. Tutti questi partner saranno connessi a un sistema Pfizer globale che ci consentirà in ogni momento di individuare dove si trovi ogni singolo carico”.

Tra le varie aziende partner c’è la SL Express, il subappaltatore polacco che ha portato in Italia il primo lotto di 9.750 vaccini. La compagnia di Varsavia ha una flotta di 99 Mercedes-Benz Sprinters equipaggiate con celle frigorifere da tre tonnellate e mezzo prodotte da un’altra società polacca, la Iglocar, e in grado di mantenere due temperature diverse per parti distinte del carico contemporaneamente.

Fondata nel 2003 come normale società di trasporti, la Sl Express si è poi specializzata nel 2011 nella consegna di grossi quantitativi di beni refrigerati, come farmaci, prodotti chimici e cibi congelati. La sua esperienza nella gestione di composti pericolosi l’ha fatta ritenere all’altezza del compito.

Realtà aumentata per i trasportatori

A guidare tutti i trasportatori nel carico è infine un’altra azienda belga, la Arkite, che ha sviluppato un software di realtà aumentata che guida gli addetti in ogni singolo passo. “I vaccini hanno un ciclo vitale limitato che dipende dalla temperatura”, spiega Ingrid Medats, responsabile della gestione operativa del trasporto farmaci di H. Essers, “nel caso delle consegne per via aerea, sono impacchettati e caricati su bancali che vengono quindi posti in grandi scatole di materiale isolante con doppie pareti separate da un gel a basse temperature”.

“Per ottenere i risultati migliori, occorre porre due o più bancali secondo determinati schemi”, prosegue Medats, “a seconda del prodotto, ci sono fino a venti schemi diversi. Inoltre i cargo hanno volumi diversi e ci sono anche due tipi di gel differenti: uno congelato e uno surgelato. Piuttosto complicato, vero?”. È qui che entra in gioco il software di Arkite, collaudato da mesi.

Il programma utilizza un proiettore che delinea nel container quale deve essere l’esatta posizione di ogni scatola, strato dopo strato, quale schema di disposizione va seguito e quale gel va utilizzato. Tante tecnologie avanzatissime unite da un unico obiettivo: risvegliare il prima possibile il mondo dall’incubo della pandemia. 

Vedi: La catena del freddo di Pfizer, una sfida logistica senza precedenti
Fonte: estero agi


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