Roma, 1 set. – “Della Via della Seta dovremo discutere in Parlamento e poi ne parleremo con serenità e amicizia con il governo cinese. Sono convinta che le relazioni con Pechino resteranno solide, non prevedo che si complicheranno”, ha affermato questa settimana il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in una intervista a Il Sole 24 Ore. E con questa premessa il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani volerà domani a Pechino per una missione delicata di due giorni, che precederà quella della stessa Meloni in autunno. Sul tavolo c’è il nodo del Memorandum d’intesa fra Roma e Pechino sul progetto Belt and Road, la cosiddetta ‘Nuova via della Seta’, che fu siglato dal primo governo Conte il 23 marzo 2019 e che adesso andrebbe rinnovato. Si tratta di 19 intese istituzionali e 10 accordi commerciali.
Molte cose però sono accadute da quel giorno in cui, a Villa Madama, alla presenza di Xi Jinping e Giuseppe Conte sfilavano ministri, funzionari pubblici e manager italiani e cinesi per firmare il documento. Prima è scoppiata la pandemia, con le gravissime conseguenze sul piano economico a livello mondiale, poi la guerra in Ucraina. Inoltre, da allora il governo italiano è cambiato tre volte. Secondo alcune analisi, gli accordi non hanno portato grandi frutti. L’Italia è l’unica nazione del G7 ad aver sottoscritto un documento del genere con la Cina e c’è chi dice che Roma non è poi diventata quel grande socio europeo di Pechino che qualcuno sperava. Tuttavia, secondo quanto si apprende, tra gli operatori economici italiani in Cina c’è apprensione per la scelta che farà il governo Meloni. Tajani avrà un incontro con il suo omologo Wang Yi. Secondo alcune ricostruzioni di media statunitensi, Meloni avrebbe comunicato agli Stati Uniti l’intenzione del governo di non rinnovare il memorandum, che certamente Washington non vede di buon occhio. La Cina è fonte di grande preoccupazione per gli Usa, a partire da quello che accadrà con Taiwan. Ma non solo. Pechino è molto attiva sullo scacchiere politico mondiale: guarda all’Africa e al Medio Oriente. Pochi giorni fa, insieme alla Russia, con la quale le relazioni sono più forti che mai, ha invitato Iran e Arabia Saudita ad unirsi al gruppo dei Brics. Insomma, la situazione è complessa e l’obiettivo è chiaramente trovare un punto di equilibrio per non creare malumori da una parte o dall’altra, con un occhio anche ai vantaggi o ai danni economici derivanti dal rinnovo del memorandum. (AGI)