di Lorenzo Lavacca
Che sarebbe stata una partita difficile e diversa dalle altre lo si era capito fin da subito, forse prima ancora di scendere in campo. Precisamente quando, alla domanda innocua quanto scontata in merito all’inchino contro il razzismo, che gli Azzurri nel match contro il Galles non avevano rispettato appieno, il capitano Bonucci aveva risposto che ne avrebbe parlato con la propria squadra poco prima di scendere in campo, soprattutto attenendosi alla decisione che avrebbe preso l’Austria in merito. Una risposta alquanto discutibile per il capitano di una Nazionale che di questi movimenti ne dovrebbe essere testimonial indiscussa, soprattutto se si pensa che si sta rappresentando delle realtà italiane in crisi come Lampedusa, in cui i flussi migratori sono all’ordine del giorno e sono gestiti con grande disagio e difficoltà, e se ci si ricorda il ruolo che il calciatore ha nella società odierna, per le nuove generazioni che crescono e per tutti i bambini che sognano un giorno di diventare come i loro campioni preferiti, e quanto poco sarebbe bastato per dimostrare veramente di essere dei campioni lanciando un messaggio positivo di uguaglianza e di condanna a ogni forma di razzismo e discriminazione. Poi, all’ingresso in campo, tutto si è fermato e ha iniziato a frullare un solo pensiero nella testa di tutti gli italiani: vincere e accedere ai quarti.
Ma il passaggio del turno, ottenuto con la vittoria per 2 a 1 nei confronti dopo i tempi supplementari, è stato tutt’altro che una passeggiata: dopo un primo tempo opaco, nella ripresa sono saliti in cattedra gli austriaci, arrivando perfino a segnare il gol del vantaggio poi annullato per un fuorigioco millimetrico, e l’Italia ha iniziato a mostrare i suoi primi punti deboli, primo fra tutti l’incapacità di saper mettere in difficoltà una difesa perfettamente schierata come quella dell’Austria. Per fortuna, i cambi hanno risolto la partita nei supplementari e hanno permesso agli azzurri di superare un ostacolo che fino al secondo tempo sembrava insormontabile, dimostrando come l’unione del gruppo sia l’arma più letale a disposizione del ct Mancini, a cui ora però servirà una piccola pausa di riflessione per poter scegliere la prossima formazione in vista dei quarti di finale contro una tra Portogallo e Belgio.
Donnarumma: voto 6,5. Incolpevole sul gol del 2 a 1 di Kalajdzic, il neo-acquisto del PSG risponde presente in molte occasioni, come sulla sassata di Gregoritsch al minuto 107, anche se mostra qualche insicurezza in occasione del gol poi annullato di Arnautovic. Nel complesso però: una sicurezza.
Di Lorenzo: voto 6. Secondo imputato sul gol annullato di Arnautovic, mostra evidenti difficoltà nel contenere Alaba sulla corsia di destra, quella sgroppata al 120esimo rivaluta la sua prestazione definitiva, fatta di alti e bassi ma soprattutto di tanta quantità.
Spinazzola: voto 7,5. Il migliore degli azzurri assieme a Chiesa per lucidità nell’arco dei 120 minuti: la fascia sinistra desta poche preoccupazioni alla porta di Donnarumma, e Leonardo sa bene quando difendere e quando ripartire con un ritmo impressionante, da giocatore più veloce dell’Europeo, per di più sforna assist per i suoi compagni e diventa l’attaccante aggiunto in una serata che ha visto l’attacco azzurro sparare più volte a salve con i suoi titolarissimi.
Acerbi: voto 6. Un tantino incerto nelle marcature, si perde Arnautovic in occasione del gol, ma il VAR lo grazia. Si riscatta quando gioca da pivot il suo assist per il 2 a 0 azzurro firmato da Pessina.
Bonucci: voto 6. Decisamente sottotono, come tutta la squadra, salva l’Italia in un paio di occasioni ma macchia la sua partita con alcune sbavature che potevano costar caro.
Jorginho: voto 6. Dargli l’insufficienza è impossibile, anche in serate come queste dove l’Italia non ha brillato: è il fulcro del gioco, la mente da cui partono le giocate degli azzurri e un porto sicuro a cui poter affidare il pallone, il suo lavoro è sempre all’ombra dei più attraenti gol degli attaccanti, ma che Italia sarebbe senza il suo talento in mediana.
Barella: voto 5. Si sa, quando si fa ammonire il centrocampista dell’Inter gioca con il freno tirato, ma nel complesso non è proprio la sua serata: sbaglia passaggi anche semplici, gira a vuoto durante tutto il primo tempo e si fa prendere dal nervosismo.
Pessina: voto 7. È la rivelazione, fin qui, del torneo azzurro, lui che tra i 26 non era nemmeno presente all’inizio dell’Europeo. La giocata con cui se ne va tra due avversari e crea l’azione da gol a fine secondo tempo è il preludio di un’altra bella serata del talento classe ’97, che al minuto 105 raccoglie una palla in area difesa da Acerbi e sigla il 2 a 0 che ha poi dato la certezza di poter passare il turno.
Verratti: voto 6. Sbaglia poco o nulla, ma da uno come lui ci si aspetta una giocata o un passaggio che illumini l’azione di attacco degli azzurri, forse non è ancora al 100% della sua forma. Locatelli: voto 6. Subentrato al posto di Verratti, non impressiona in fase offensiva ma da linfa e sostegno a un cupo centrocampo azzurro
Berardi: voto 5. Il simbolo dell’incertezza dell’Italia nella notte di Wembley. Proprio Berardi, che era partito a mille nell’Europeo siglando gol e assist importanti, non riesce a saltare mai Alaba e anche quando fa qualche strappo per mettere il pallone in mezzo appare timido e insicuro, risultando sterile per la difesa degli austriaci.
Chiesa: voto 7,5. Il migliore in campo che entra al posto di uno dei peggiori, il panchinaro che prende il posto del titolare inamovibile e arriva a decidere le sorti della Nazione intera nel torneo, il tutto con grande umiltà e professionalità. È questo il Chiesa che sta facendo innamorare tutti gli italiani, convincendoli ancora una volta che la vera forza di questo gruppo è il non mollare mai, come quando sul pallone che stoppa largo aggiunge quella zampata che gli permette di rubare il tempo all’avversario e siglare il gol dell’1 a 0.
Insigne: voto 5,5. Prestazione opaca del diez, che non riesce a impensierire la difesa avversaria, servendo anche pochi palloni ai suoi compagni, colpa forse della doppia marcatura riservatagli.
Immobile: voto 5,5. Il tiro con cui scheggia l’incrocio dei pali al primo tempo sembra essere il preludio a un’altra prestazione esaltante dell’attaccante napoletano, invece si trasforma nell’unica palla gol creata in tutta la partita, che per lui passa tra uno scatto verso un pallone irraggiungibile e l’altro.
Belotti: voto 6. Entra nel secondo tempo, incide poco sulla partita, ma il gallo dimostra di poter lottare sempre, anche in serate difficili come queste.