La firma di nuovi protocolli d’intesa tra Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e cinque delle Banche multilaterali di sviluppo è stato uno dei momenti qualificanti del primo Forum per il Dialogo Imprenditoriale italo-africano, oggi alla Farnesina. Una firma, ha dichiarato lo steso ministro degli Esteri Antonio Tajani, che “apre la strada a importanti prospettive” e che rientra a pieno titolo nel Piano Mattei per contribuire alla crescita economica del Continente.
A firmare i memorandum d’intesa, nella Sala delle Conferenze internazionali della Farnesina, i dirigenti di cinque delle principali banche multilaterali di sviluppo per il continente: Africa Finance Corporation, Banque Ouest Africaine de Developpement, Banca di Sviluppo del Sud Africa, Eastern and Southern African Trade and Development Bank e, infine, African Export-Import Bank. L’obiettivo dei protocolli, ha spiegato Pasquale Salzano, presidente Simest e direttore affari europei e internazionali di CDP, è quello di “individuare aree di possibile collaborazione in Paesi con comuni interessi e identificare possibili progetti da co-finanziare”. “I numeri ci dicono che (nel Continente) c’è ancora molto spazio per investimenti” ha detto, sottolineando come il nuovo strumento finanziario in via d’approvazione, con uno stanziamento di circa 200 milioni di euro, “faciliterà proprio le imprese italiane che intendono investire in modo più importante in Africa”.
Intanto i protocolli appena siglati hanno l’indubbio valore aggiunto di dare sostanza a quel “canale di dialogo privilegiato e di cooperazione rinforzata” che l’Italia del governo Meloni, dai suoi primi passi, ha voluto aprire con l’Africa. Faciliteranno – sottolinea una nota della Farnesina – “incontri di ‘match-making’ con controparti locali, destinati a incoraggiare la partecipazione della filiera produttiva italiana a bandi di gara e trattative dirette per la fornitura di beni, costruzioni e servizi”.
Non sfugge infatti, come ha rammentato Tajani, che la nascita di “società miste” Italia-Africa, per esempio nel campo della lavorazione delle materie, prime possa rappresentare una svolta cruciale per un Paese che, come il nostro, vanta una grande tradizione manifatturiera.
Anche secondo il presidente dell’Agenzia ICE, Matteo Zoppas, i numeri dell’export italiano nel Continente e la crescita, non solo demografica, di cui è protagonista fanno intravvedere prospettive rosee. “oggi – ha detto – le necessita più avvertite (dai partner africani) interessano i settori delle risorse idriche e dell’agroalimentare”, ma tutto lascia prevedere che “si apriranno spazi anche nei settori dell’aerospazio, della ricerca tecnologica e della salute”.
L’incontro – organizzato dal Ministero degli Esteri in collaborazione con Confindustria Assafrica & Mediterraneo, e con il supporto di Agenzia ICE – ha visto la partecipazione dei rappresentanti di 47 associazioni imprenditoriali africane, provenienti da 21 Paesi fra cui Senegal, Nigeria, Kenya, Niger e Costa d’Avorio. (AGI)
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