Il ramo afghano dello Stato Islamico attivo dal 2014
Redazione ANSA
Dopo le drammatiche notizie provenienti da Mosca sconvolta da un sanguinoso attentato rivendicato dallo Stato Islamico, gli Stati Uniti hanno ricordato come a inizio marzo avessero avvertito la Russia del rischio di attacchi da parte dell’Isis-K, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante.
Conosciuto anche come Wilayat Khorasan, il gruppo è la branca afghana dell’Isis apparsa per la prima volta nel 2014. Il nome Khorasan si traduce in “La terra del sole”, e secondo il Centro per gli studi strategici e internazionali, si riferisce a una regione storica che comprende parti dell’Iran, dell’Afghanistan e del Pakistan. Sulla base di questa visione, si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca questi tre Paesi, ma anche alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan.
Una chiara minaccia per la Russia, che non dimentica le ribellioni islamiste nel Caucaso settentrionale, in particolare in Daghestan e in Cecenia con le due guerre degli anni ’90 e una lunga serie di sanguinosi attentati che fecero stragi di civili in varie città russe, compresa la capitale.
Oggi è Sanaullah Ghafari, alias Shahab al-Muhajir, il leader del gruppo: secondo il Dipartimento di Stato Usa, l’emiro è stato nominato nel giugno 2020. E sotto la sua guida, come altri gruppi terroristici l’Isis-K prende di mira le forze statunitensi, i loro alleati e i civili. Ma a differenza di altre organizzazioni, l’Isis-K ha combattuto apertamente anche contro altre organizzazioni islamiche estremiste, come i talebani – sono loro i responsabili dell’attentato suicida all’aeroporto di Kabul del 26 agosto 2021. Ed era pronta ad attivarsi anche contro le comunità ebraiche come vendetta per le operazioni israeliane a Gaza: solo due settimane fa, i servizi d’intelligence russi hanno rivendicato di aver eliminato una cellula dell’Isis che pianificava un attacco contro una sinagoga proprio a Mosca.