Nacque da Giovanni II, re di Castiglia, e dalla sua seconda moglie, Isabella di Portogallo, il 22 aprile 1451 in Madrigal. Alla morte del padre, nei primi anni stette in Arévalo presso la madre, che le diede una buona educazione; ma poi, per ordine di Enrico IV, dovette andare a corte insieme con il fratello minore Alfonso, per completare la propria istruzione: e qui la vita depravata del re e della regina e i continui disordini del paese, fecero provare al suo animo amare esperienze, che mai avrebbe potute dimenticare e che dovevano plasmare il suo carattere. Respinto il progetto di un suo matrimonio con Alfonso V di Portogallo, le fu designato come marito Pedro Girón gran maestro dell’Ordine di Calatrava; ma la morte di lui la salvò anche da queste odiate nozze. Poi, costretta a rimanere a corte, assistette alla guerra mossa al monarca dalla nobiltà capitanata da Alfonso, che, in assenza di eredi riconosciuti legittimi del re (v. enrico iv, XIV, p. 8; giovanna la beltraneja), dai rivoltosi era stato proclamato principe ereditario e che aveva assunto la direzione del movimento di riscossa contro il monarca e la camarilla di corte. La morte del fratello le aprì la strada del potere. Il 19 settembre 1468 fu dichiarata erede al trono, con il diritto di scegliersi lo sposo tra i varî pretendenti: il prescelto fu Ferdinando, il giovane figlio di Giovanni II d’Aragona, sia per ragioni politiche – ché in tal modo si sarebbero potute legare le due corone di Aragona e di Castiglia e dare unità politica alla penisola – sia per ragioni sentimentali, data la giovane età, la bellezza e la fama di brillante e ardito cavaliere che si era conquistato il giovane aragonese. Il matrimonio, stipulato di nascosto in Valladolid il 18 ottobre 1469, fu ricco di avventure, perché il re e parte della nobiltà castigliana si dichiararono a esso contrarî e perché Ferdinando non poteva contare sull’aiuto dell’Aragona, ridotta in pessime condizioni dall’ancora aperta guerra con la Francia; I., d’altro canto, obbligò Ferdinando a sottostare, in quanto futuro re di Castiglia, alla propria autorità, come principe consorte. Poi seguirono altre penose vicende, coraggiosamente superate dalla principessa, che allora cominciò a dare luminosa prova della sua meravigliosa tempra e che a resistere all’avverso fato era spinta anche dal suo intenso amore verso lo sposo: la povertà batté alle porte della casa principesca, ed Enrico IV, dichiarata ribelle I., proclamò sua legittima discendente la figlia della sua reale consorte, Giovanna, dandole tutti i diritti al trono e fidanzandola con il duca di Guienna. Ma a favore d’I. si sLhierarono numerose città e specialmente il vescovo don Pedro González de Mendoza, destinato a divenire il suo più fido consigliere, mentre la morte colpì il duca di Guienna e il cardinale Rodrigo Borgia riuscì a ricondurre la pace tra Enrico IV e la principessa, di nuovo riconosciuta come erede. Così, alla morte di Enrico (12 dicembre 1474) I. poté salire sul trono di Castiglia. Ad aggravare le già tristi condizioni del paese si aggiunse la guerra di successione subito mossa al nuovo monarca da Giovanna la Beltraneja, alleata del Portogallo. Ma I. finì per dominare la penosa situazione. La prima vittoria la riportò sul consorte, dolente della ben scarsa autorità conferitagli e della negatagli autonomia di governo: egli acconsenti a essere l’amato sposo e il più fido e prezioso alleato della regina nella sua opera di restaurazione del potere monarchico in Castiglia; e, quando salì sul trono d’Aragona, volle che ella vi godesse tutti i diritti di sovrano (v. ferdinando il cattolico). La guerra con il Portogallo si chiuse con la vittoria d’I. L’ordine pubblico nel paese fu assicurato con la creazione della Santa Hermandad (v. hermandad); lo stato ebbe tutto un nuovo ordinamento amministrativo accentratore; fu data opera alla diffusione della cultura; al tribunale dell’Inquisizione fu affidato l’incarico di porre fine alle lotte religiose; la nobiltà fu legata al carro del monarca sottoponendo al controllo regio i tre Ordini militari castigliani; e infine il paese ritrovò la sua unità nella guerra contro i Mori del regno di Granata (v. spagna: Storia) da lei voluta e imposta a Ferdinando, che da re aragonese desiderava muovere contro la Francia per toglierle il frutto della precedente vittoria. Poi, dopo la caduta della dominazione mora in Spagna, diede il suo aiuto a Cristoforo Colombo per la sua avventura atlantica e a Ferdinando per la sua politica mediterranea, che dovevano dare alla Spagna immensi dominî coloniali e grandissima importanza in Europa. Ma la sorprendente energia della regina, che già le aveva permesso di partecipare attivamente anche alle imprese militari e che aveva consentito a lei, non più giovane, lo studio del latino per poter seguire personalmente le trattative diplomatiche, s’indebolì sotto il peso delle sventure familiari che la colpirono. Nel 1492 restò vedova sua figlia Isabella, andata sposa ad Alfonso di Portogallo; il 3 ottobre 1497 le morì l’unico maschio Giovanni e l’anno dopo nacque morto il figlio postumo, che avrebbe dovuto sostituirlo nell’affetto della regina; nello stesso anno fu vittima di parto Isabella, che aveva sposata in seconde nozze Emanuele I di Portogallo; nel 1500 morì il piccolo nipote Michele; e così i diritti al trono, almeno a quello di Castiglia, passarono alla figlia Giovanna e a suo marito Filippo d’Austria, il genero meno amato, mentre nel cuore materno vive preoccupazioni destavano la vita coniugale delle figlie: di Caterina, e specialmente di Giovanna. Sino alla fine vivo le restò l’affetto per il marito. Morì il 26 novembre 1504.
Bibl.: Oltre alla classica opera di W. H. Prescott, cfr. G. de Nervo, Isabelle la Catholique, Parigi 1874; Ch. Hare, A Queen of Queens and the making of Spain, Londra 1906; M. Hume, Isabel la Catolica, 1914; J. L. Plunket, Isabel of Castile, New York 1915; J. Dieulafoy, Isabelle la grande, Parigi 1920; W. Th. Walsh, Isabelle la catholique, Parigi 1932.
Ordine di Isabella. – Ferdinando VII di Spagna, per onorare la memoria d’Isabella la Cattolica, il 24 marzo 1815 istituì un ordine equestre a lei intitolato, che ebbe come capo supremo il sovrano regnante e come divisa il motto: A la lealtad acrisolada. Il suo statuto fu modificato il 26 luglio 1847. Successivamente, lo stesso re il 19 giugno 1833 per solennizzare la prestazione del giuramento di fedeltà in favore dell’infanta Maria Isabella Luisa sua figlia ed erede, creò in suo onore un ordine militare, che poi prese il nome d’Isabella II, dal nome assunto come regina da quella principessa. Sin dalle sue origini fu destinato a ricompensare i servigi resi nell’esercito e nell’armata.
di Nino Cortese – Enciclopedia Italiana (1933)