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Irrestibile, non convenzionale, arriva a tutti con la sua arte di scrivere: Sofia Muscato si racconta

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di Rosanna La Malfa

Sofia Muscato nasce a Palermo il 26/01 di un anno che le consente sempre di avere 18 anni. Dopo la laurea, ritorna al paese per svolgere il ruolo di assessore alla cultura, alla comunicazione e alle politiche giovanili. L’abbiamo intervistata, con vero piacere.

Scrivi in una maniera unica, sei tu, né più né meno. Parlaci di Piccola e Grande Sofi.

La Piccola Sofy è una sorta di Fanciullino di Pascoli. È la mia parte più “Fracchia”, quella che cerca di darsi un tono e, puntualmente, si trova dentro una compilation di malefiure cosmiche.
Piccola Sofy inciampa, s’arrizzola, si trova sotto il PIL di colombe ai matrimoni, rimane con il tacco in mano durante le occasioni importanti, si suicida cadendo dalle tappine e combina “inchiappi” spropositati davanti a chiunque. Senza pietà, proprio.
Però è anche la mia parte più incline alla meraviglia.
Piccola Sofy non dà niente per scontato e anche questa intervista le pare una cosa, assolutamente, pazza, visto che lei è solo Piccola.
Piccola Sofy cerca di volare basso senza inorgoglirsi e di percepire la Vita come un enorme regalo da sfruttare al meglio e con gratitudine, nei confronti del Cielo e degli esseri umani.
Senza di lei non esisterebbe quell’altra parte che gioca a fare la Queen giusto per trovare il coraggio di proporsi nel mondo e non soccombere alla famosa #sortebuttana che, come sanno tutti i miei lovvosissimi followers, mi perseguita, mi stalkera e mi ni cumina a mai finire.
Queen e Piccola Sofy sono come Dottor Jekyll e Mr. Hyde, con la differenza, che Queen Sofy, non si prende mai sul serio ed è una sovrana agreste, #viddrana e troppo impegnata a ridere di se stessa per sentirsi “qualcuno”.

Donne, se non ci guarda con la stessa felicità di Mogol davanti i diritti SIAE, allora non ci merita… Era autobiografica?

Beh, in un certo senso, dai venti ai trent’anni, sono stata vocalist nel “Complesso d’inferiorità”, una band in cui si ritrovano, almeno una volta nella vita, tutte le donne che sono state lasciate o, peggio, che tra scuse becere ai confini della realtà, non sono mai state prese.
C’è stato un periodo in cui tutti gli uomini di cui mi infatuavo, mi dicevano che non era colpa mia, attenzione, ma loro anziché con me preferivano fidanzarsi, finanche, con una pianta grassa.
E però, mentre li vedevo andare via con un triplo salto carpiato, io mi chiedevo come fosse possibile che pure un cactus avesse più attrattiva di me. Insomma, traumi, chianti e notti insonni.
Ho faticato non indifferentemente prima di capire che una giusta e sana pretesa d’amore e rispetto per se stessi è la chiave per trovare un amore Reale.
Reale non solo per via del famoso Principe Azzurro che arriva quando meno te lo aspetti… Reale perché vero. Senza fronzoli. Pieno di paure e passi falsi se vogliamo. Ma autentico.
Un amore dove due si guardano e pur nella consapevolezza che i fiocchi rosa e le stelle di cartone non danno la giusta immagine di cos’è un rapporto quotidiano, quantomeno, hanno l’onestà di restarsi accanto per camminare insieme anche tra frasche, dossi e buche.
Quindi sì. Se non ci ama con tutta la gioia, l’entusiasmo e la verità che ci meritiamo, cambiamo canzone va… io vi consiglio di passare da Lucio Battisti a Marco Masini…

Ho letto che ti dicono che sei una ricchezza di Facebook. Come? Dove? Quando? Perché?

Ah, questo vorrei tanto capirlo anche io. Ho la fortuna di sapermi raccontare e di raccontare la vita in maniera molto semplice e ironica. Credo che a tutti coloro che mi seguono, questo piaccia particolarmente. Non parlo di massimi sistemi, né di politica, né di tutto ciò di cui non ho cognizione o consapevolezza.
Narro storie di uomini, aneddoti simpatici e faccio battute, partendo dal presupposto che la vita sia troppo breve per passarla nella tristezza, nella bruttezza o nella polemica. Alcuni post sono più commoventi degli altri e affrontano questioni personali, a riprova del fatto che usando Facebook come un diario personale, non mi sono mai sentita in dovere di incarnare un personaggio per avere in cambio “like” e condivisioni. Molti mi scrivono dicendo che nei miei testi si ritrovano, sorridono, riflettono e, la cosa che mi fa più piacere in assoluto, è che tutti coloro che mi hanno conosciuta dal vivo, o perché ci siamo incontrati per caso o perché sono venuti ai miei spettacoli, confermano che la Sofia in molta carne e poche ossa è esattamente uguale alla Sofia virtuale che hanno conosciuto.
In particolare, vorrei menzionare il messaggio di una mia “lettrice” che mi ha scritto che leggermi la fa stare bene. Dice che per lei sono terapeutica. Ecco. Questo, per me, è il senso della scrittura. Aiutare, accompagnare, sostenere, divertire senza mai diventare invadente, ridondante o incomprensibile.

#licani, hashtag che impazza sul social. 

Sta per “Mancu i cani!”, una sorta di “Mannaggia” alla siciliana.
È un’esclamazione che uso spesso per sottolineare i momenti più assurdi della mia giornata. Ho iniziato spontaneamente e sempre spontaneamente è diventato una sorta di “marchio” di fabbrica. Ho letto che i miei lovvosissimi lo usano spesso e ho già registrato un logo per la creazione di magliette, grembiuli e “mappine”. Mi piace l’idea che si sia un “dire comune” che ci fa sentire tutti parte di una grande famiglia, simpatica, chiassosa se vuoi ma, profondamente, gentile nonostante le difficoltà fisiologiche della vita.

Tutti abbiamo letto la storia della tua scuola media (commovente), della tua avventura all’Agenzia delle Entrate (esilarante), il post sulla nascita del piccolo di Fedez/Ferragni. A proposito si sposano in Sicilia, lo sapevi?

Sì, ho saputo. Sono personaggi noti e solo a Noto potevano sposarsi… Invidio la Ferragni perché essendo la più grande social influencer del mondo, viene ricoperta, giustamente, di vestiti, borse, gioielli… A me, l’unica griffe che mi veste è D&B ossia Dolce & Baggiana, un’etichetta che ho inventato per non farmi “supraniare” dalle modelle di tutto il mondo.
Diciamo che è una via di mezzo tra il tasho che non delude e l’elegante che non si vede.
Ma poi, ci fosse stato un panellaro che mi abbia voluta come sponsor… Ma anche uno che faceva il pane con la meusa… che ne so… un rivenditore di musso e carcagnolo… niente… cercano tutti la Ferragni. Qua mi può salvare solo un atto di Fede…z  #licani!

 Il Simposio di Platone irriverente. Ce ne parli?

Da quasi sei anni, mi occupo di portare in giro i dialoghi di Platone rivisti e corretti secondo uno stile più pop e meno “classico”. Ho ripreso i dialoghi mettendoli in rima, in siciliano, in chiave ironica e attualizzando moltissimo il messaggio.
In questo modo, Platone diventa un autore contemporaneo e può arrivare a tutti, ragazzi e adulti, a prescindere dalle scuole che hanno fatto e a prescindere che siano studenti o esperti del settore o si occupino di tutt’altro.
La filosofia diventa “facile” e divertente.
Il “Simposio”, dialogo che parla di Eros e Bellezza, è solo l’ultimo dei dialoghi che ho affrontato con questo stile, assolutamente, trasversale.
È un dialogo al quale tengo particolarmente, perché, assieme a me, recita il mio compagno Marco Manera, quindi ho percepito questo testo, come se fosse impregnato di qualità sia maschili che femminili.
È un testo che somiglia a entrambi, quindi tutte le volte che lo riproponiamo, ci sentiamo come due genitori alle prese con una creatura che ci appartiene.
Al Simposio si affiancano il “Fedro” che parla dell’anima gemella e, soprattutto nei licei, ci dà la possibilità di parlare di femminicidio, violenza e bullismo; l’ “Alcibiade”che parla della giusta politica e, dunque, si ricollega ai temi dell’onestà, della legalità, della giustizia e il “Teeteto” che, invece, affronta il tema della Verità.

Hai un talento enorme: riesci ad arrivare a tutti. È innato o è frutto di studio? Vuoi dare un messaggio di ottimismo alla tua maniera?

Sicuramente, gli studi classici mi hanno dato la possibilità di imparare a scrivere in maniera più o meno forbita. Il latino e il greco danno la possibilità di ampliare il portfolio di parole e di comprenderne le varie sfumature.
Sono del parere che le parole possano essere foriere di gentilezza o portatrici di guerra e, nel mio piccolo, cerco di trovare il modo per usare parole leggere come la neve, all’inferno.

Poi, è innegabile che un po’ di empatia e un po’ di predisposizione naturale al racconto abbiano fatto il resto.

Io vorrei che, come diceva Battiato, il mondo tornasse a quote più normali. Non possiamo cambiare i macrosistemi né dobbiamo unirci al clima di odio e di rabbia collettiva che ci sta invadendo ma possiamo cambiare il pianerottolo del nostro condominio. Magari, possiamo cominciare da lì a esercitare l’arte umana della misericordia, della gentilezza, dell’ironia per portare un po’ di luce in quella parte del mondo che ci riguarda e che da noi può trarre beneficio.
Restiamo umani e cerchiamo di dare un senso profondo al nostro passaggio sulla terra perché abbiamo un gran bel viaggio a disposizione, passarlo nella disperazione o nell’acredine ci avvelena la più bella gita della nostra Eternità!


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