Le autorità iraniane hanno fermato e interrogato ieri l’avvocato della famiglia della giovane Mahsa Amini e hanno sequestrato il premio Sakharov assegnato dal Parlamento europeo che stava trasportando in Iran, lo ha riferito la ONG curda per i diritti umani Hengaw. L’avvocato Saleh Nikbajt stava tornando dalla Francia con il premio ieri sera quando è stato fermato dalle forze di sicurezza all’aeroporto Khomeini di Teheran, che gli hanno confiscato anche il passaporto e il telefono cellulare.
Poiché alla famiglia di Amini non è consentito lasciare il Paese, è stato Nikbajt a rappresentarla alla cerimonia di Strasburgo del 12 dicembre, durante la quale il premio è stato consegnato al defunto e al movimento “Donne, vita e libertà”. L’avvocato curdo ha rappresentato numerosi prigionieri politici e detenuti nel braccio della morte e nell’ottobre di quest’anno è stato condannato a un anno di carcere per aver presumibilmente svolto “attività di propaganda contro la Repubblica islamica dell’Iran”, ha dichiarato Hengaw.
Insieme a Nikbajt, hanno ricevuto il premio a Strasburgo anche la sorella di Hadis Najafi, una ventenne uccisa dalle forze di sicurezza durante una protesta, e Mersedeh Shahinkar, che ha perso un occhio durante una manifestazione.
Amini è morta l’anno scorso dopo essere stata arrestata dalla cosiddetta polizia morale per non aver indossato correttamente il velo obbligatorio, scatenando un diffuso movimento di protesta in Iran per i diritti delle donne, soprattutto nelle regioni a maggioranza curda. Le manifestazioni si sono spente solo dopo una repressione che ha provocato, secondo le stime, 500 morti, l’arresto di almeno 22.000 persone e l’esecuzione di sette manifestanti. (AGI)
ANT