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IRAN: AVVELENAMENTO STUDENTESSE

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Di Giuseppe Accardi

Dopo mesi lontano dai riflettori, torna alla ribalta la questione Iraniana, attenzionata mesi fa dalla stampa internazionale a seguito della morte di Masha Amini giovane di origine curda avvenuta in circostanze sospette. Episodio che ha successivamente dato il via ad una serie di proteste e contestazioni in tutto il paese ed ha generato un clima di tensione non affatto indifferente.

Sono di pochi giorni fa invece le news che trapelano sui giornali, che raccontano di come da inizio dicembre in diverse città iraniane, centinaia di studentesse sono state ricoverate in ospedale a causa di avvelenamento alle vie respiratorie, nausea, giramenti di testa. Gli aggiornamenti ci giungono solo adesso perché probabilmente sono rimasti in sordina o parzialmente oscurati dalle proteste via via più crescenti che hanno portato all’arresto di decine di migliaia di manifestanti e di almeno 500 vittime accertate.

Ma ritornando alla notizia, dopo le indiscrezioni circolate in rete riguardanti i primi avvelenamenti in istituti femminili nella città di Qom a Sud di Teheran, pare che le segnalazioni di questi episodi si siano estesi a macchia d’olio in diverse città inclusa la capitale. Solo nella giornata odierna si contano altre 16 scuole femminili interessate da questi casi di avvelenamento e si teme che i numeri possano aumentare con il passare delle ore. Più di 50 le presunte scuole prese di mira dagli attentatori.  I rappresentanti del governo iraniano, attraverso i portavoce si sono espressi sottolineando come questi attacchi siano di origine intenzionale e secondo le prime indagini, nel veleno rilasciato in queste scuole è emersa la presenza di Azoto Gassoso. Attualmente il registro degli indagati rimane vuoto, gli autori dei presunti attentati sono momentaneamente sconosciuti, nonostante i numerosi controlli da parte dei servizi di sicurezza ai nastri delle videocamere di sorveglianza.

L’ipotesi più diffusa nei mass-media occidentali è che gli avvelenamenti potrebbero essere stati architettati dalla stessa Repubblica Islamica con l’obbiettivo di chiudere le scuole femminili, supposizione largamente condivisa dall’opinione pubblica nostrana e dai paesi maggiormente interventisti che hanno riportato da più parti le dichiarazioni, subito dopo smentite, di un docente universitario che paventava la possibilità di un attacco premeditato e indicava come responsabili il gruppo Hezaragara, corrente appartenente all’ala ultrareligiosa antimodernista favorevole a limitare pesantemente la libertà della donna, a partire dalla scolarizzazione.

Il presidente Raisi ha definito infondate tali supposizioni e ha dichiarato che l’origine degli avvelenamenti è dovuta a nemici esterni, che tentano di creare malcontento e panico sociale nel Paese, inoltre si è detto pronto ad ampliare le indagini in cerca dei colpevoli. Anche il ministro della sicurezza e il viceministro dell’interno Mirahmadi parlano di “attacco alla sicurezza nazionale” con l’obbiettivo di riaccendere le fiamme della rivolta.

Intanto le famiglie delle studentesse colpite sono scese per le strade e nelle piazze, manifestando per chiedere giustizia e verità su una vicenda che lascia ancora molti nodi da sciogliere.