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Iran: 34 detenute in sciopero della fame 2 anni dopo morte Mahsa

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Trentaquattro detenute iraniane hanno iniziato uno sciopero della fame per “commemorare” il movimento “Donne, Vita, Libertà” e alla vigilia del secondo anniversario della morte in detenzione di Mahsa Amini, arrestata per non aver rispettato il rigido codice di abbigliamento islamico. Lo ha annunciato Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace 2023, detenuta dal novembre 2021.
Mohammadi, che ha condotto una campagna contro l’uso obbligatorio dell’hijab e la pena di morte in Iran, ha trascorso gran parte degli ultimi dieci anni dentro e fuori dal carcere e ha partecipato a diversi scioperi della fame.
“Nel secondo anniversario del movimento ‘Donne, Vita, Libertà’, riaffermiamo il nostro impegno per raggiungere la democrazia, la libertà e l’uguaglianza e per sconfiggere il dispotismo teocratico”, ha detto in una dichiarazione sul suo account ufficiale X.
I figli di Mohammedi hanno ricevuto il Premio Nobel per la pace a suo nome nel 2023 mentre era in prigione.
Il mese scorso gli esperti delle Nazioni Unite hanno accusato l’Iran di negare a Mohammadi cure mediche adeguate e hanno affermato che ha subito violenze fisiche.
Secondo quanto riferito, la donna “è stata sottoposta a violenza fisica” a Evin il 6 agosto, durante la quale “avrebbe perso conoscenza e avrebbe riportato lesioni alla cassa toracica e ad altre parti del corpo”.
Le autorità iraniane hanno riconosciuto che c’è stato uno “scontro”, ma hanno accusato Mohammadi di “provocazione” e hanno negato che qualcuno sia stato picchiato.
Le proteste seguite alla morte di Amini sono state duramente represse dalle autorità. Le organizzazioni per i diritti umani sostengono che siano morte almeno 551 persone e secondo l’Onu altre migliaia sono state arrestate. (AGI)
UBA