Di Daiana De Luca (Responsabile Comunicazione Confedercontribuenti)
Se pensate che nella bella Sicilia baciata dal sole e dal mare non accada, o meglio non accada più, che ci si ritrovi la testa mozzata di un capretto sull’automobile o di ricevere qualche pallottola direttamente in busta chiusa e debitamente francobollata, messaggi dai chiari intenti intimidatori e malavitosi, vi sbagliate. E’ successo di nuovo ed è accaduto all’onorevole Claudio Fava, figlio di Pippo, giornalista barbaramente ucciso da Cosa Nostra nel 1982.
Il gravissimo atto dai toni intimidatori si è verificato direttamente all’ARS, sede del Parlamento Siciliano, dove l’onorevole Fava, Presidente della Commissione regionale Antimafia che si è occupata, tra le altre cose, di inchieste di rilievo tra cui quella sul depistaggio delle indagini sulla strage di Via D’Amelio, sul caso Montante, sull’attentato ad Antoci e perfino sul ciclo dei rifiuti in Sicilia, ha il suo studio. Ieri, infatti, il deputato, giunto al palazzo senza la cravatta, ha pensato bene di utilizzare quella che conserva per “emergenza” nella sua stanza. Peccato, però, che l’abbia trovata tagliata. Il fatto in se’ non ha colpito più di tanto l’onorevole, abituato ad episodi intimidatori che di fatto non lo hanno mai intimidito più di tanto.
Ciò che desta stupore, sgomento ed anche preoccupazione, se volete, è che pare che la stanza di Fava sia sempre chiusa a chiave, conservata presso la portineria di Palazzo dei Normanni. Ancora più destabilizzante il dato che la stanza dove il Presidente della Commissione regionale Antimafia di solito svolge le sue attività più delicate, si trovi in un’ala del palazzo che resta chiusa al pubblico. Il fatto è stato immediatamente denunciato alla Questura di Palermo ed alla Digos. Della vicenda è stata data comunicazione al presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè che, insieme agli esponenti delle forze politiche in modo unanime ha manifestato solidarietà all’onorevole Fava, così come il Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci che attraverso i social ha commentato: “C’è ancora tanta gente che crede di potere condizionare le azioni della politica, con le blandizie o con le intimidazioni”.
Noi non possiamo che unirci ai numerosi messaggi di solidarietà arrivati a Claudio Fava non solo dal mondo politico ma anche da quello giornalistico e sociale… Certo, sarebbe opportuno che la Mafia non avesse più modi e mezzi per entrare nei palazzi delle istituzioni, se non altro per sentirci tutti noi un po’ più sicuri.