AGI – Sono oltre 4 mila i dimostranti arrestati in tutta la Russia per aver partecipato alle manifestazioni non autorizzate a sostegno dell’oppositore Alexei Navalny, in carcere da due settimane,e tra i fermati c’è anche la moglie del dissidente, Julia.
Secondo fonti della sicurezza sarebbero invece appena 300 i manifestanti in strada a Mosca, dove le autorità hanno blindato il centro per impedire l’afflusso dei sostenitori di Navalny, che si erano dati appuntamento a piazza Lubjanka. Sputnik, agenzia di stampa vicina al Cremlino, afferma che nella capitale sono state arrestate già 60 persone.
Secondo Meduza, tra le persone fermate a Mosca c’è Julia Navalnaya, la moglie dell’oppositore. Fermato anche Dmitry Nizovtsev, giornalista vicino a Navalny la cui casa sarebbe stata perquisita. Nella capitale russa sette stazioni della metropolitana sono state chiuse, numerose linee di superfice sono state dirottate ed è stato limitato il traffico pedonale al di fuori del centro, allo scopo di scoraggiare il più possibile l’afflusso dei manifestanti. La stazione della metropolitana di Chistye Prudy, vicina a a Piazza Lubjanka è stata circondata da un cordone di polizia.
Proteste sono state segnalate in numerose città, da Vladivostok, dove gli arresti sono stati 57, a Novisbirsk, dove almeno 5 mila persone sono scese in piazza nonostante un termometro che segna 21 gradi sotto zero e le forze dell’ordine hanno fermato almeno 30 dimostranti. Mobilitazioni e decine di arresti anche a Novokuznetsk, Omsk, Nizhny Tagil, Krasnoyarsk e Perm. A Yekaterinburg, quarta città più popolosa della federazione, sono migliaia i cittadini in strada (7 mila secondo gli attivisti, 2 mila secondo la polizia).
I profili Twitter vicini all’attivista hanno diffuso le immagini delle prime manifestazioni svoltesi a Vladivostok,estrema propaggine orientale della Federazione. Un video mostra alcune decine di dimostranti raccogliersi nella piazza centrale della città sfidando i cordoni della polizia. In un altro filmato si vedono gli agenti all’inseguimento dei manifestanti, che corrono e danzano sulle acque ghiacciate del Golfo dell’Amur.
“Il desiderio di vivere in un Paese libero è più forte della paura di essere arrestati”, ha dichiarato Andrei, uno studente venticinquenne, all’inviato di France Presse nella città sul Pacifico. La mobilitazione più affollata e attesa, come sempre, nella capitale. A Mosca alcuni negozi e ristoranti sono stati costretti a chiudere e molte linee dei trasporti pubblici sono state dirottate. Le autorità russe hanno emesso numerosi avvertimenti per dissuadere la popolazione dal partecipare alle manifestazioni non autorizzate, minacciando conseguenze penali per chi scenderà in piazza.
“La maggioranza è dalla nostra parte, svegliamoli”, è il messaggio che Navalny ha lanciato giovedì scorso ai suoi sostenitori dal carcere di Matrosskaya Tishina. Sabato 23 gennaio, nel primo giorno di proteste, decine di migliaia di russi erano scesi in strada in oltre cento città contro il lungo governo di Putin, accusato di stagnazione e corruzione. Oltre 4 mila dimostranti erano stati arrestati quel giorno, mentre questa settimana diverse personalità vicine a Navalny, dal fratello Oleg all’avvocato Lyubov Sobol, sono state poste agli arresti domiciliari con l’accusa di aver violato le restrizioni anti Covid con i loro inviti a manifestare.
Con la stessa accusa è stata prolungata ieri la detenzione della portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, che aveva terminato i nove giorni di carcere a lei inflitti per manifestazione non autorizzata. Il Cremlino sta cercando inoltre di arginare la mobilitazione sui social network. Il Roskomnadzor, l’autorità per le telecomunicazioni russa, venerdì scorso ha convocato i responsabili delle principali piattaforme, da Facebook a TikTok, per chiedere loro di non diffondere gli appelli a partecipare alle manifestazioni. Nel mirino anche Telegram per un canale dove gli attivisti stanno diffondendo i dati personali dei poliziotti coinvolti nella repressione delle proteste. Le aziende rischiano sanzioni economiche.
Navalny è stato arrestato per violazione dei termini della libertà vigilata al suo ritorno dalla Germania, dove era stato curato per l’avvelenamento con agente nervino dello scorso agosto, del quale l’attivista considera responsabile Putin. L’oppositore dovrà inoltre affrontare un processo per frode riguardo il presunto utilizzo per spese personali di oltre 356 milioni di rubli (circa 3,9 milioni di euro) donati alla sua organizzazione anti-corruzione e un’accusa di diffamazione ai danni di un veterano della Seconda Guerra Mondiale. Il 2 febbraio, infine, un tribunale deciderà se commutare in pena detentiva la condanna per frode sospesa nel 2014.
Pochi giorni dopo l’arresto, Navalny si era vendicato con la pubblicazione di una lunga inchiesta video su un lussuoso palazzo sul Mar Nero che, secondo l’attivista, apparterrebbe a Putin. Il filmato ha superato i 100 milioni di visualizzazioni su YouTube. Il Cremlino ha negato che l’edificio appartenga al presidente e ha affermato che i proprietari sono alcuni uomini d’affari la cui identità non può essere rivelata. Ieri il miliardario Arkady Rotenberg, amico di Putin, ha affermato di essere il proprietario del palazzo e di aver avviato i lavori per trasformare in un hotel la struttura, che, a quanto emerge dal filmato, comprenderebbe un casinò, un palazzetto sotterraneo per l’hockey e una vigna.