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In 'Radio Varsavia' e 'Esodo' le profezie di Franco Battiato sui migranti

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AGI – Come testi di una profezia che ha preso forma sempre più concreta, scesi fino a questo novembre da un novembre di quasi quarant’anni fa, due brani di Franco Battiato risalgono alla mente di chi in queste ore assiste alle scene epocali dei migranti, schiacciati tra il filo spinato della frontiera polacca e i fucili delle truppe bielorusse che ve li spingono. Messa dietro la lavagna dei “cattivi” d’Europa solo la settimana scorsa, ora la Polonia ha riguadagnato la solidarietà di Bruxelles, Berlino, Washington di fronte al “cinico” regime di Minsk e al retrostante ruolo di Mosca, perché i confini polacchi sono anche quelli di Bruxelles, Berlino, Washington.

In ‘Radio Varsavia’ Battiato cantò le immagini convulse di un mondo in guerra e di un “ultimo appello”, che non era solo né è come quello lanciato nel 1939, ma con mutata declinazione ricorre anche oggi. C’è sempre chi “scappa in Occidente” e chi “aiuta i prigionieri”, e c’erano (ci sono) “i cittadini attoniti” che “fingevano” (e fingono) “di non capire niente”.

Sempre avviene sulla cruciale frontiera polacca, anche se ora è dall’altra parte dell’ex Cortina di Ferro rispetto a dove si trovava nel novembre 1982, quando l’artista siciliano presento’ alla stampa l’album ‘L’arca di Noe”, che conteneva un altro brano, ‘L’esodo’, di cui pure talvolta è stata rilevata la qualità premonitrice negli anni successivi:

“Prima che la terza Rivoluzione industriale/provochi l’ultima grande esplosione nucleare/prepariamoci per l’esodo/il grande esodo/un esodo/per noi giovani del futuro./Fine dell’imperialismo degli invasori russi/e del colonialismo inglese e americano…”.

Il testo preso alla lettera sembra preludere, oltre che alle ondate migratorie, al dibattito sui cambiamenti climatici:

“Nelle vie calde la temperatura s’alzera’/Moltitudine, moltitudine/Non si erano mai viste/ code tanto grandi, tanto lunghe…”.

Per Battiato lo scrisse Tommaso Tramonti, pseudonimo di Henri Thomasson, seguace del mistico armeno Georges Ivanovic Gurdjieff. Il brano, con ‘Radio Varsavia’, si presta a molteplici livelli di lettura come avviene per tante composizioni di Battiato, che però in quell’album giocò parecchio sulle “verità segrete esposte in evidenza”.

Qualcuno a caldo, Gianfranco Manfredi su ‘Tutto libri’ di ‘La Stampa’, reagì dicendo che per capire ‘L’arca di Noè’ “dovremmo aver letto tutto il catalogo Adelphi”. E la giudicò “un vero Bignami di stimabilissima cultura da Nuova Destra, quella che alletta Cacciari e molti altri. Gli ammiccamenti si sprecano: si ritorna a parlare di ‘chi scappa in Occidente’, degli appelli di ‘Radio Varsavia’; si mette in prima fila ‘l’imperialismo degli invasori russi’ (davanti a inglesi e americani si intende) (‘Esodo’), si apprezza da vari snob la nuova cultura penitenziale cattolica (‘Scalo a Grado’)”.

Battiato contesto’ l’analisi di Manfredi. Trentanove anni dopo gli ammiccamenti li sta sprecando il tempo, addì 9 novembre anniversario della caduta del Muro di Berlino.

Source: agi


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