I dati odierni sul Pmi manifatturiero cinese dimostrano che la ripresa c’è ma che il ‘made in China’ fa fatica a decollare e frena, per il rallentamento dell’economia globale. L’indice Pmi della Cina ad aprile si attesta a 50,8 punti. La buona notizia è che sale sopra i 50 punti, cioè oltre la soglia che separa le fasi di espansione da quelle di contrazione. Questo significa che l’economia cinese ha smesso di flettere e avanza, è uscita dal tunnel. La cattiva notizia è che il dato è inferiore ai 52 punti di marzo, sebbene sia nettamente al di sopra del minimo di di 35,7 punti toccati a febbraio, durante i lockdown.
Insomma, ad aprile il settore manifatturiero cinese rallenta rispetto a marzo. Il motivo? Lo spiega Zhao Qinghe, esperto dell’ufficio nazionale di statistica, il quale nota che la domanda si sta riprendendo a un ritmo più lento della produzione, in settori quali tessuti e materie prime chimiche.
“La diffusione della pandemia sta accelerando all’estero e l’attività economica globale si è fortemente contratta”. Questo ovviamente ha una ricaduta negativa sulle imprese esportatrici cinesi, in particolare quelle di dimensioni più piccole, come dimostrano i dati odierni del Pmi manifatturiero, i quali mostrano che quasi il 60% delle aziende intervistate ha ricevuto “ordini insufficienti”.
Più nel dettaglio Zhao ha evidenziato che alcune aziende manifatturiere hanno registrato un forte calo degli ordini di esportazione appena firmati, mentre alcuni ordini che avevano già avviato la produzione sono stati annullati. “Il commercio estero della Cina dovrà affrontare grandi sfide”, ha commentato Zhao.
In altre parole dai dati del Pmi manifatturiero emerge che per la Cina, aprile è stato il mese in cui le autorità hanno cercato di far ripartire l’economia dopo il congelamento produttivo e dei consumi registratosi tra la fine di gennaio e la fine del primo trimestre. Tuttavia questa ripresa cinese si è scontrata col fatto che in altri paesi aprile è stato un mese di blocco quasi totale. La ripresa cinese si è dunque infilata dentro questo imbuto del calo della domanda globale, e tutto ciò rischia di intralciare il riavvio della Cina.
L’altro dato che è emerso oggi riguarda il Pmi non manifatturiero della Cina, che ad aprile è salito a 53,2 punti, in rialzo rispetto a marzo e sopra le previsioni degli analisti. Zhao spiega che si è verificato un “rimbalzo significativo” nel settore della ristorazione, ma ha aggiunto che “la ripresa del lavoro e della produzione in alcuni settori è ancora in ritardo”. “Settori come alloggio, cultura, sport, intrattenimento e servizi ai residenti sono stati più colpiti dall’epidemia”.
Molte palestre, centri culturali e cinema sono rimasti chiusi in Cina per tutto il mese di aprile. Insomma aprile per la ripresa cinese è stato decisamente un mese a due facce, che ha confermato la ripartenza delle attività, ma che ha anche messo in mostra le difficoltà con cui la cosiddetta Fase due si sta confrontando.
Vedi: In Cina la ripresa c'è ma le esportazioni stentano
Fonte: economia agi