AGI – In 9 casi su 10, ossia nell’89% dei decessi di persone positive al test, il Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte. È quanto emerge dal rapporto Istat-Iss, pubblicato oggi, sull’impatto dell’epidemia coronavirus sulla mortalità, basato sui principali risultati delle analisi condotte su 4.942 schede di morte delle 31.573 segnalazioni pervenute alla Sorveglianza Nazionale Integrata Covid-19 alla data del 25 maggio scorso. In questi casi, la morte è quindi causata direttamente da Covid-19, seppure spesso sovrapposto ad altre malattie preesistenti, e dalle sue complicanze. In altri termini è presumibile che il decesso non si sarebbe verificato se l’infezione da Sars-Cov-2 non fosse intervenuta.
Nel restante 11% dei casi il decesso si può ritenere dovuto ad un’altra malattia (o circostanza esterna). In questi casi, Covid-19 è comunque una causa che può aver contribuito al decesso accelerando processi morbosi già in atto, aggravando l’esito di malattie preesistenti o limitando la possibilità di cure. Per quanto riguarda l’analisi dell’11% dei decessi in cui Covid-19 non è causa iniziale, si riscontrano interessanti differenze se si considerano le diverse classi di età.
Nei più giovani (0-49 anni) le cause di morte predominanti sono i tumori, che rappresentano circa il 9,3% del totale in questa fascia di età.
Nella classe di età 50-59 anni oltre ai tumori (5,7%) troviamo il diabete (2,2%) e alcune malattie del sistema circolatorio (3,1%). Nelle età più avanzate la distribuzione per causa è più eterogenea, ma i tumori restano ancora la causa iniziale di morte più frequente (è circa il 2,2% tra 60 e 79 anni), seguiti dalla cardiopatia ischemica, dalle malattie cerebrovascolari e dalle malattie croniche delle basse vie respiratorie.
La quota di deceduti in cui Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte varia in base all’età, sebbene sia comunque elevata a tutte le età. Questa percentuale è dell’81% nella classe 0-49 anni ed aumenta nelle classi di età successive raggiungendo il valore massimo del 92% a 60-69 anni, per poi ridursi leggermente nelle ultime classi.
Il Covid-19 è una malattia che può rivelarsi fatale anche in assenza di concause. Non ci sono infatti concause di morte preesistenti a Covid-19 nel 28,2% dei decessi analizzati, percentuale simile nei due sessi e nelle diverse classi di età. Solo nella classe di età 0-49 anni la percentuale di decessi senza concause è più bassa, pari al 18%. Il 71,8% dei decessi di persone positive al test Sars-Cov-2 ha almeno una concausa: il 31,3% ne ha una, il 26,8% due e il 13,7% ha tre o più concause.
Associate a Covid-19, le concause più frequenti che contribuiscono al decesso sono le cardiopatie ipertensive (18% dei decessi), il diabete mellito (16%), le cardiopatie ischemiche (13%), i tumori (12%). Con frequenze inferiori al 10% vi sono le malattie croniche delle basse vie respiratorie, le malattie cerebrovascolari, le demenze o la malattia di Alzheimer e l’obesità. L’obesità, che generalmente è una causa di morte riportata di rado nelle schede di decesso, si trova invece nel 4% delle persone decedute positive al test SARS-CoV-2. Importanti differenze di genere si riscontrano rispetto alla presenza di demenza e Alzheimer, che nelle donne supera il 10% mentre negli uomini raggiunge appena il 4%. Le cardiopatie ischemiche sono invece più frequenti negli uomini (15% vs. 9% delle donne).
L’analisi per classe di età mostra una forte diversità nella composizione delle concause.
Nei più giovani, fino a 59 anni, le concause più frequenti sono i tumori e l’obesità. I primi sono presenti nel 22% dei decessi al di sotto dei 50 anni e nel 17% tra 50 e 59 anni; la loro frequenza scende progressivamente sotto al 10% a 80 anni e oltre. A fronte di una percentuale media di presenza del 4% in tutte le schede analizzate, l’obesità raggiunge percentuali del 20% nei decessi di età fino a 49 anni e del 15% nella classe di età successiva.
A 50-59 anni assumono molta importanza anche le cardiopatie ipertensive, presenti quasi nel 16% dei decessi. Tra le classi di età più giovani altre concause frequenti sono i disturbi psichici, le malattie del sistema nervoso e le malformazioni congenite e anomalie cromosomiche.
Nelle classi di età centrali, 60-69 anni, le concause più frequenti sono il diabete mellito e le cardiopatie ipertensive; al crescere delle età aumenta la quota di cardiopatie ischemiche, presenti circa nel 13% delle schede oltre i 69 anni, quella di malattie croniche delle basse vie respiratorie (9%) e la quota delle demenze. Sempre tra i più anziani restano molto frequenti le cardiopatie ipertensive e il diabete.
Le complicanze di Covid-19 che portano al decesso sono principalmente la polmonite (79% dei casi) e l’insufficienza respiratoria (55%). Altre complicanze meno frequenti sono lo shock (6%), la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) ed edema polmonare (6%), le complicanze cardiache (3%), la sepsi e le infezioni non specificate (3%).
Per alcune di queste complicanze meno frequenti si osservano notevoli differenze per età: i più giovani (da 0 a 69 anni) subiscono più frequentemente rispetto ai più anziani gli effetti dello shock, del distress respiratorio o dell’edema polmonare, effetti cardiaci non meglio precisati, insufficienza renale e embolia polmonare, complicanze cardiache, sepsi.
Nei più anziani, invece, si riscontra più frequentemente l’infarto del miocardio, evento che non si osserva come conseguenza di Covid-19 sotto i 70 anni di età.
Vedi: In 9 casi su 10 il Covid è causa diretta della morte
Fonte: cronaca agi