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Imprese: Sardegna, 10.536 quelle guidate da stranieri

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Con 10.536 imprese a fine 2022, in aumento dello 0,8% rispetto al 2018, la Sardegna è quint’ultima fra le regioni italiane per percentuale (6,2% del totale delle iscritte nelle Camere di commercio) di aziende guidate da titolari stranieri. Guida la classifica nazionale la Toscana col 15,1%, la chiude la Basilicata col 4%, a fronte di una media italiana del 10,8%, secondo il dossier ‘Le imprese artigiane a conduzione straniera’, curato dall’Ufficio studi di Confartigianato Sardegna su dati UnionCamere del 2022.
Nell’isola gli imprenditori stranieri provengono in particolare da Marocco, Cina, Romania, Albania e Bangladesh e sono impegnati nei settori del commercio, dell’edilizia (lavori specializzati e costruzioni di immobili), alloggio e ristorazione, attività manifatturiere, agricoltura, trasporto e magazzinaggio. “La via dell’impresa si conferma una delle modalità”, sottolinea la presidente di Confartigianato Sardegna, Maria Amelia Lai, “una delle modalità attraverso le quali gli stranieri possono integrarsi nel nosto sistema economico e sociale
Fra il 2018 e il 2022 il numero di aziende guidate da stranieri è cresciuto soprattutto nell’Oristanese (+11,7%) e nel Nuorese (+7,3%), molto meno nel Cagliaritano (+0,1%), mentre è diminuito del 2,5% nel Nord Sardegna.

A livello nazionale le imprese artigiane straniere sono fortemente concentrate nei ‘lavori di costruzione specializzati’ (50,6%); seguono le ‘costruzioni di edifici’ (7,8%), l’’abbigliamento e il confezionamento di articoli in pelle e pelliccia’ (5,9%), i ‘servizi per edifici e paesaggio’ (5,5% prevalentemente operative in pulizia di edifici, cura e manutenzione del paesaggio, global service ecc.), le attività di ‘servizi per la persona’ (5,2%, soprattutto lavanderie, parrucchieri, estetiste e centri benessere fisico), i ‘servizi di ristorazione’ (4,4%), il ‘trasporto terrestre e trasporto mediante condotte’ (3,3%), la ‘fabbricazione di prodotti in metallo’ (esclusi macchinari e attrezzature) (2,6%), la ‘fabbricazione di articoli in pelle e simili’ (2,0%), la ‘riparazione di computer e di beni per uso personale e per la casa’ (1,6%), il ‘commercio all’ingrosso e al dettaglio’ e la ‘riparazione di autoveicoli e motocicli’ (1,5%). Chiude la voce ‘altre industrie manifatturiere’, con l’1,1%, in particolare lavorazione di gioielli, bigiotteria e pietre preziose, occhialeria e fabbricazione e riparazione di protesi dentarie.
“Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di imprenditori giovani, che scelgono la via del lavoro autonomo per integrarsi nella nostra società”, spiega Lai. “Valorizzare anche gli imprenditori stranieri, quelli registrati presso le Camere di commercio e che pagano le tasse come gli italiani, significa anche impegnarsi per far emergere quelle sacche d’illegalità che rischiano di penalizzare i tanti stranieri che, onestamente e con passione, concorrono allo sviluppo del nostro sistema produttivo”.
“Questo significa – conclude la presidente  regionale dell’organizzazione artigiana – contrastare con forza l’illegalità e il lavoro nero, che alimenta il sommerso e la contraffazione, penalizzando le imprese regolari sarde e straniere”. (AGI)