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Immigrati: Dante on the Move, Divina commedia e viaggi rifugiati

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L’idea di ‘Dante on the Move’ è in gestazione da molto tempo, ma sembra particolarmente toccante data la politica anti-rifugiati dell’attuale governo di destra in Italia e nel 700° anniversario della morte di Dante. Dante parla con una qualità senza tempo delle numerose esperienze affrontate dalle persone costrette a fuggire, confrontandosi con cibo straniero che è allo stesso tempo estraneo e sgradevole; l’umiliazione di essere in balia dei capricci dei propri ospiti; il tumulto di sapere che il luogo che un tempo amavi viene corrotto e reso estraneo; la rabbia e la frustrazione di non sapere se stai andando avanti o indietro. Questo libro è la testimonianza dell’incredibile talento dei nostri collaboratori. Che si tratti di studenti in scambio al Trinity College o rifugiati, li mostra ‘in movimento’, dando uno sguardo alla gamma di percorsi che stanno coraggiosamente intraprendendo nella vita mentre avanzano a grandi passi verso futuri più luminosi”.
L’antologia è stata divisa in tre sezioni, Inferno, Purgatorio e Paradiso, per riflettere le tre parti della Divina Commedia di Dante. In ogni parte, i collaboratori concentrano le loro indagini su temi specifici che emergono in questi capitoli dell’opera di Dante. Inferno affronta viaggi infernali, a partire dal racconto di Mohammed del naufragio cui è sopravvissuto nel Mediterraneo, accostato a scene di Dante che attraversa il fiume Stige e all’ultimo viaggio di Ulisse. Inferno contiene anche riflessioni sull’inganno e sul potere del linguaggio.
“Hai preso la penna dalla mia mano perché hai paura della mia conoscenza”, scrive Melila, una poetessa afghana. Nel frattempo, Sara e Sijie riflettono sulla dolorosa esperienza di cercare di esprimersi in una lingua straniera, facendo emergere la sensibilità di Dante al linguaggio con le loro “parole vaganti”. In Purgatorio, Zahra esplora il tema della fusione di influenze provenienti dall’apprendimento orientale e occidentale con la sua rappresentazione di un Purgatorio persiano. Sanaz e Will riflettono sul potere dell’arte di commuoverci mentre Anna reimmagina il realismo di Dante attraverso la musica. Alina considera come le eredità culturali contestate possano causare danni con riferimento a Gogol. – Rifugiati internazionali ed esperti accademici hanno contribuito a un nuovo libro che esamina il legame tra la Divina Commedia di Dante e i migranti di oggi in fuga dai problemi dei loro paesi d’origine. ‘Dante on the Move’ è stato lanciato oggi a Roma ed è stato prodotto come parte di un progetto di ricerca chiamato ‘Reading Dante with Refugees’ guidato dall’Università di Birmingham e dal Trinity College di Roma. Presenta lavori di persone provenienti da Afghanistan, Cina, Egitto, Iran, Iraq, Kurdistan, Ucraina, Stati Uniti e Venezuela.
Mohammed, un rifugiato curdo iracheno e collaboratore del libro, è sopravvissuto a un naufragio nel Mediterraneo in cui molte persone sono annegate. Ha detto: “Leggere l’opera di Dante mi ha dato un nuovo linguaggio per raccontare la mia terribile storia di perdita dopo essere sopravvissuto a un naufragio per raggiungere la salvezza in Europa. Nella Divina Commedia Dante mostra quanto fosse terrorizzato anche lui dall’attraversare i confini, ma è sopravvissuto per raccontare la storia e così ho fatto io. In Dante, i rifugiati hanno un alleato e un’ispirazione”.
La professoressa Jennifer Allsopp, Birmingham Fellow e Visiting Professor presso il Trinity College Rome Campus, ha affermato: “Dai campi profughi ai centri di detenzione, le parole di Dante sul dolore dell’esilio portano a immediati parallelismi tematici tra il testo canonico del XIV secolo e le storie dei rifugiati di oggi. Nella sezione finale, Paradiso, diversi collaboratori immaginano di incontrare – nello stile di Dante – persone che ammirano nelle loro vite – per Sanaz, la sua defunta nonna e, per Anna, la cantante lirica ucraina Solomiya Krushelnytska. Mihal mette in scena un incontro con Simon Bolivar mentre Sabera immagina di dialogare con i buddha nella sua valle natia di Bamiyan prima che venissero fatti saltare in aria dai talebani nel 2001.
I collaboratori portano anche altre muse nel loro lavoro, tra cui Cortez, Gandhi, Greta Thunberg e Hafiz. Sanaz Alafzada, una studentessa rifugiata di Herat in Afghanistan e collaboratrice dell’antologia ha commentato: “Contribuire a ‘Dante on the Move’ è stata un’esperienza profonda che mi ha permesso di abbracciare la mia identità e il mio viaggio, sia come studentessa di discipline umanistiche globali sia come rifugiata in cerca di sicurezza in un nuovo mondo. Grazie all’interazione con il più grande poeta italiano, ho acquisito nuove prospettive, passando metaforicamente dal mio personale Inferno di salute mentale al Paradiso. Mentre ero seduta a leggere la Divina Commedia nel centro di accoglienza per richiedenti asilo a Roma, circondata dalla violenza e francamente terrorizzata, mi sono ritrovata nelle parole di Dante, qualcosa che non mi sarei mai aspettata come donna afghana. Ho scelto di reimmaginare l’incontro di Dante con il suo antenato Cacciaguida nel Paradiso, dove riceve la sua profezia di esilio. L’ho riscritto come un incontro tra me e la mia defunta nonna. La immagino mentre mi dà consigli e incoraggiamenti lungo il mio cammino e mi avverte, come fece l’antenato di Dante, dei dolori dell’esilio. L’elaborazione di questo testo mi ha aiutato a guarire un trauma personale, mentre condividerlo nel libro mi ha permesso di emergere come artista e attivista per i diritti umani, segnando l’inizio del vero lavoro della mia vita. Lavorare con altri rifugiati e alleati per esplorare cosa significhi Dante per noi oggi è stato eccezionalmente illuminante. La solidarietà all’interno del nostro gruppo di coautori ha favorito un senso di pace e di scopo che va contro l’agenda razzista fin troppo presente della politica contemporanea. Ora, ispirato dalle opere di Dante, ho una profonda comprensione del vero significato di esilio e successo e sono pronto ad andare avanti. Dante guarisce”. (AGI)