Venezuela sull’orlo della guerra civile: l’autoproclamato presidente ad interim riconosciuto da una cinquantina di Paesi, Juan Guaidò, ha lanciato un appello ad una rivolta militare in un video che lo mostra in una base aerea a Caracas, circondato da soldati armati.
“Nervi d’acciaio”, ribatte il presidente Nicolas Maduro, per il quale si tratta di un “tentativo di golpe in corso”, ma, ha assicurato, “lo stiamo sventando”. Le prossime ore saranno decisive per capire con chi si schiereranno i vertici militari, il sostegno dei quali è al momento rivendicato da entrambe le parti in conflitto.
A quanto affermano i media locali, in alcuni scontri tra le forze dell’ordine e manifestanti a Caracas si sarebbero contati oltre 50 feriti. Nei pressi della base La Carlota, dalla quale Guaidò ha invocato la rivolta, i blindati dell’esercito venezuelano hanno tentato di investire i manifestanti filo-Guaidò.
I blindati erano almeno tre, e facevano scudo a una fila di soldati, e almeno una persona è rimasta ferita. Uno dei veicoli ha cominciato a usare gli idranti, poi si è diretto a tutta velocità verso la folla, prima di fermarsi improvvisamente. Un altro blindato ha fatto altrettanto, mentre in un video sul sito della Bbc si vede un veicolo sfrecciare in mezzo ai manifestanti. Immediatamente dopo, le immagini mostrano un corpo a terra.
Un militare è stato ferito da un proiettile durante i disordini davanti a La Carlota, secondo quanto denuncia il ministero della Difesa. La tensione è altissima, mentre nelle strade in varie parti del Paese continuano a radunarsi le persone. Mentre lanciava il suo appello, Guaidò era accompagnato da Leopoldo Lopez, l’oppositore venezuelano già Premio Sakharov per la libertà di pensiero nel 2017 che poche ore prima era stato rilasciato a Caracas, dove scontava 14 anni ai domiciliari. Lopez è stato liberato dai militari agli ordini dell’autoproclamato presidente.
“Il Primo maggio è cominciato oggi, è cominciata la fase finale della fine dell’usurpazione”, ha scandito il presidente autoproclamato, esortando tutti i venezuelani a tornare in strada per chiedere che Maduro lasci il potere. “Il momento è adesso, mobilitiamoci tutti, è ora di riconquistare la democrazia e la libertà. Le Forze armate sono chiaramente schierate dalla parte del popolo, dal lato della Costituzione”.
Da parte sua, il governo parla di “piccolo gruppo di soldati traditori” che si sono posizionati “nella zona di Altamira per promuovere un colpo di stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica”. “A questo tentativo – ha spiegato il ministro delle Comunicazioni, Jorge Rodriguez – si è unita la destra estrema golpista e assassina”.
Il potente presidente dell’Assemblea costituente venezuelana, Diosdado Cabello, ha chiamato i sostenitori chavisti a raccolta nel palazzo presidenziale di Miraflores a Caracas. Il ministro della Difesa, Vladimir Padrino, dopo aver assicurato che la situazione “è sotto controllo” e che la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (Fanb) “resta ferma nella difesa della Costituzione”, ha poi aggiunto che i militari “faranno uso delle armi se si renderà necessario per fermare la sommossa” contro Maduro.
L’allerta nella comunità internazionale è alta. “Siamo con il popolo del Venezuela”, ha scritto il presidente Usa Donald Trump su Twitter. Durissimo un messaggio del consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton rivolto ai vertici di Caracas fedeli a Maduro. Riferendosi al ministro della Difesa Padrino, al comandante della Guardia d’Onore Ivan Hernandez e al presidente della Corte suprema Maikel Moreno, Bolton scrive: “Accettate l’amnistia del Presidente ad interim Guaido, proteggete la Costituzione e rimuovete Maduro. Restate con Maduro e affondate con la nave”.
Ma se gli Usa esortano i militari a stare al fianco di Guaidò, la Spagna dice a chiare lettere che non appoggia il golpe e torna a chiedere elezioni al più presto. “Condividiamo le giuste aspirazioni del popolo venezuelano alla democrazia, siamo contro le dittature e reiteriamo la richiesta di nuove elezioni presidenziali”, dichiara da parte sua il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi. Il capo della diplomazia tedesca, Heiko Maas, continua a sperare in una soluzione pacifica: “Non vogliamo che si verifichi uno sviluppo nella quale a parlare siano le armi”.
Toni analoghi dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che esorta “tutte le parti a evitare di ricorrere alla violenza”. Dura condanna di quello che definisce “un tentato colpo di Stato” arriva dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, mentre il ministero degli Esteri russo accusa “l’opposizione radicale in Venezuela che ha scelto, ancora una volta, un confronto fatto di metodi di forza anziché una soluzione pacifica”.
Intanto hanno cominciato a circolare dei video di alcuni gruppi di miliziani armati fedeli a Maduro in cui si invita a soffocare militarmente la rivolta: “è giunto il momento di difendere la rivoluzione con le armi”, afferma in un video il capo del gruppo La Piedrita, Valentiìn Santana che si mostra alla telecamera con un mitra in mano. La gang di Santana controlla le colline vicine al palazzo presidenziale Miraflores.
Vedi: Il Venezuela è sull'orlo della guerra civile
Fonte: estero agi