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Il vaccino monodose di Johnson&Johnson potrebbe arrivare in Europa a marzo

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Via libera della Fda:  “È altamente efficace nel prevenire le formi gravi di Covid-19, incluse quelle derivanti dalle nuove varianti”. È il terzo siero a poter essere usato negli Usa dopo quelli di Pfizer/BioNtech e Moderna. Biden: “È una notizia fantastica, ma bisogna tenere alta la guardia”

AGI – Dopo che la Food and Drugs Administration ha dato il via libera all’autorizzazione di emergenza per il vaccino monodose contro il coronavirus prodotto da Johnson & Johnson, l’agenzia europea per il farmaco (Ema) potrebbe dare la sua approvazione e iniziare la distribuzione già alla fine di marzo o a inizio aprile.

Il ministro francese dell’industria, Agnes Pannier-Runacher, intervistata all’emittente France 3, ha spiegato che l’Ema sta esaminato tutti i dati comunicati da Johnson & Johnson. Il ‘via libera’ sarà concesso “all’inizio di marzo” e le prime dosi dovrebbero “arrivare tra fine marzo e inizio aprile” visto che c’è un ritardo nella produzione, ma il tema è ancora “oggetto di discussione con i laboratori”. “E’ un’ottima notizia”, ha aggiunto, “perché questo vaccino richiede una singola dose, anche se è possibile -ma non è certo- che richieda un richiamo”

Quello di J&J è il terzo siero anti Covid approvato negli Stati Uniti dopo quelli sviluppati da Pfizer/BioNTech e Moderna. L’agenzia Usa ha constatato che il vaccino prodotto dalla compagnia statunitense è “altamente efficace nel prevenire le formi gravi di Covid-19, incluse quelle derivanti dalle nuove varianti”.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha espresso soddisfazione, ma ha avvertito che la battaglia contro la pandemia è tutt’altro che finita. “Questa è una fantastica notizia per tutti gli americani, nonché uno sviluppo incoraggiante nei nostri sforzi per porre fine alla crisi”, ha dichiarato Biden in una nota, avvertendo però che “non possiamo abbassare la guardia ora o dare per scontato che la vittoria sia inevitabile”.

Come funziona il vaccino Johnson&Johnson

Già a fine luglio il vaccino messo a punto dalla Johnson&Johnson aveva dato prova di una “forte risposta immunitaria”. Uno studio pubblicato su Nature, rivelava che il vaccino, basato su vettori derivati da adenovirus di serotipo 26 (Ad26) aveva indotto una forte risposta immunitaria come provato dagli “anticorpi neutralizzanti”, riuscendo a prevenire infezioni successive e proteggendo completamente o quasi completamente dal virus i polmoni di primati non umani (NHPs) nello studio pre-clinico.

Era stato grazie a questi dati che era stato poi avviato un trial clinico su volontari sani negli Stati Uniti e in Belgio. “Il nostro vaccino contro il SARS-CoV-2 ha dato luogo ad una forte risposta anticorpale e ha fornito una protezione completa o quasi completa con una singola dose”, aveva sottolineato Paul Stoffels, Vice Presidente del Comitato Esecutivo e Chief Scientific Officer di Johnson & Johnson, sottolineando la peculiarità del siero prodotto dall’azienda rispetto a tutti gli altri: essere pienamente efficace con una sola dose.

Il vaccino prodotto anche in Italia

Una produzione di vaccini che parte dal New Jersey e arriva in Belgio, passando dall’Olanda e dall’Italia. È la rete industriale su cui poggia la Johnson & Johnson, il terzo gruppo farmaceutico pronto con un vaccino anti-Covid approvato dalla Fda.

Il quartier generale è a New Brunswick, nella piana industriale dello Stato del New Jersey, a meno di 80 chilometri da New York, ma è tra Massachusetts e Europa che il vaccino è nato.

Tre sono i luoghi chiave: il centro di ricerca Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, dove i ricercatori hanno lavorato in sinergia con quelli del centro vaccini Janssen Pharmaceutical di Beerse, in Belgio, e del Centro biologico Janssen di Leiden, in Olanda, a cinquanta chilometri da Amsterdam. In questo triangolo si sono concentrate le tre fasi obbligatorie di sperimentazioni del vaccino sui volontari. Ma la seconda fase, quella operativa, ha visto l’allargamento della rete di produzione.

Per aumentare la produzione l’azienda americana ha stretto dal 2020 una partnership con la Catalent, che ha sede in New Jersey. L’accordo prevede che una parte della produzione dei vaccini venga fatta in Usa e in Italia, nello stabilimento di Anagni della Catalent, in provincia di Frosinone. Un altro accordo, per la produzione quinquennale di vaccini, è stato siglato con la Emergent BioSolutions, i cui stabilimenti si trovano in Maryland.

La società farmaceutica francese Sanofi ha inoltre offerto a J&J il proprio stabilimento di Marcy l’Etoile per la produzione del vaccino Janseen (controllata J&J) ad un ritmo di 12 milioni di dosi al mese. Un quarto vaccino potrebbe arrivare a breve: Sanofi e GlaxoSmithKline hanno annunciato la sperimentazione su 720 adulti. Se la risposta sarà incoraggiante, le prime dosi potrebbero essere disponibili da ottobre.