AGI – Il settore dei servizi ancora non riesce a decollare in Europa e resta il freno principale per l’economia. A pesare sull’andamento del mese di dicembre è ancora una volta l’aumento dei contagi da Covid-19 e le nuove restrizioni attuate dai Paesi. Tutti gli indici Pmi, elaborati da Ihs Markit, restano infatti sotto la soglia dei 50 punti, il che sta a significare un’attività in contrazione.
Il Pmi servizi dell’Eurozona a dicembre si colloca a 49,1 punti, in aumento rispetto a novembre (45,3) ma inferiore alle attese che stimavano un 49,8. In particolare per l’Italia Ihs Markit sottolinea che il terziario rimane un “freno significativo” per la ripresa.
L’indice è leggermente aumentato a dicembre a 39,7 dai 39,4 di novembre ma si tratta comunque della “quinta contrazione mensile consecutiva della produzione terziaria italiana”. L’indice composito sale a 43 da 42,7.
“I dati Pmi di dicembre ci hanno fornito non molte notizie positive per il settore terziario italiano, che è rimasto in un profondo stato di contrazione viste le nuove misure restrittive”, spiega Lewis Cooper, Economist presso la Ihs Markit.
“L’attività economica ha di nuovo segnato un calo sostanziale, con la domanda nazionale ed estera ulteriormente soffocata dalle misure adottate. – aggiunge – Alla fine di questo quarto trimestre, l’ottimismo è comunque aumentato registrando il livello maggiore degli ultimi tre mesi, grazie alle notizie positive sul vaccino e alle speranze di una forte ripresa economica nel 2021. Ciononostante, il terziario rimane un freno significativo per la prestazione economica italiana, con un rapido crollo dell’attività che ha controbilanciato il nuovo rialzo della produzione manifatturiera. Fino a quando le restrizioni non verranno allentate, la contrazione del settore terziario inciderà pesantemente su qualsiasi ripresa”.
Entrando nel dettaglio degli altri Stati, il Pmi servizi definitivo della Germania di dicembre sale a 47 punti rispetto ai 46 di ottobre, al di sotto dei 47,7 punti del preliminare. L’indice Pmi servizi in Francia si attesta a 49,1 punti rispetto ai 38,8 del mese precedente, sotto le attese a 49,2 punti.
In Spagna invece avanza a 48,09 da 39,5 a novembre, oltre le attese che prevedevano un rialzo a 45. Infine in Gran Bretagna sale a 49,4 da 47,6 segnato a novembre e contro un atteso 49,9.
Riassumendo, l’attività economica della zona euro ha subito una contrazione più forte di quanto si pensasse alla fine del 2020 e potrebbe peggiorare questo mese poiché le nuove restrizioni per contenere il coronavirus hanno colpito duramente il settore dei servizi. Con l’impennata dei contagi, i Paesi europei hanno chiuso infatti i servizi di ristorazione – bar e ristoranti – mettendo così un freno a questo comparto.
Nel frattempo, con la disoccupazione in aumento e il debito che ha raggiunto livelli record, la Banca Centrale Europea ha lanciato il mese scorso ulteriori misure di stimolo per far uscire l’Eurozona da una doppia recessione.
Ma si prevede che l’economia guadagnerà slancio nel corso di quest’anno grazie alle speranze di un vaccino, come ha rilevato un sondaggio Reuters di dicembre, e tornerà ai livelli pre-crisi entro due anni.
L’indice composito della produzione futura è salito a 64,5 da 60,4, la sua lettura più alta dall’aprile 2018: “Siamo in una situazione di buio prima dell’alba. C’è luce alla fine del tunnel, ma il tunnel è più lungo di quanto ci aspettassimo inizialmente”, ha osservato un analista di Ing, Bert Colijn.
Vedi: Il terziario è un freno per la ripresa dell’Eurozona e dell’Italia
Fonte: economia agi