De Luca e il libro sul partito: i responsabili del disastro ora sembrano turisti svedesi
Di Maria Teresa Meli
” L’affondo Nel partito sono entrati da qualche mese soggetti che parlano con una supponenza da statisti
Il rinnovamento del Pd? «Solo una finzione». Il governatore Vincenzo De Luca attacca: «Demenziale eleggere un leader esterno». E poi: «Nel Pd vige la selezione in negativo».
Vincenzo De Luca, nel suo libro, «Nonostante il Pd» (Piemme), sostiene che Schlein non ha rinnovato il partito…
«Il mio libro è una riflessione politica sull’Italia e sul suo futuro. È un tentativo di ricreare una speranza, sulla base di un rinnovamento sostanziale del Pd. La vicenda del Pd mi interessa solo in relazione agli obiettivi di governo dell’Italia, in un tempo di grandi sconvolgimenti sulla scena del mondo. Ciò detto, ho solo rilevato con un linguaggio semplice, con un linguaggio comprensibile dalle persone normali, una grande anomalia politica: si è annunciato un processo di rinnovamento e di quasi palingenesi del Pd, senza aver mai chiarito chi sono i responsabili del disastro elettorale cui è stato portato il partito. Trovo bizzarro ritrovare sulla scena, come se fossero turisti svedesi capitati qui per caso, e senza neanche un accenno di autocritica, tutti quelli che hanno deciso e avuto responsabilità per un decennio. In queste condizioni, l’annunciato rinnovamento è una finzione».
E quindi?
«È necessario riprendere il cammino, sulla base di un’operazione verità. Il tempo degli opportunismi è scaduto. Occorre battersi perché sia rispettato il lavoro dei militanti, siano rotte le gabbie delle correnti che sono soltanto contenitori vuoti che servono a garantire le candidature per le successive campagne elettorali, nella totale indifferenza al destino del Pd e del Paese. Intendo sollecitare la definizione di un programma di governo che, partendo dal nostro insediamento nel mondo del lavoro e della povera gente, sia tale da parlare alla maggioranza della società italiana, a tutti i ceti dinamici e produttivi, presentandosi come alternativa credibile a questo governo».
Scrive che è «demenziale» eleggere alla segreteria chi non è del Pd.
«Confermo convintamente».
Sostiene che nel Pd è pieno di nullità. Qualche nome?
«Denuncio il fatto che nel Pd vige la selezione in negativo (più perdi, più ti promuovono); denuncio la presenza di soggetti che, entrati da qualche mese nel partito, parlano con una supponenza da statisti, offendendo il sacrificio e il lavoro di chi è impegnato nei territori da solo, e di chi combatte da decenni; denuncio la mancanza diffusa di un requisito pre-politico: la pura e semplice buona educazione. Per il resto, non voglio togliere la curiosità rispetto a quanto ho scritto nel libro e non voglio fare pubblicità gratuita a nessuno».
Scrive che il Pd è superfluo.
«Il Pd non è la «sinistra» (c’era già un partito di sinistra, i Ds, che non aveva capacità espansiva). Il Pd è il Partito democratico, con un’area anche di sinistra, ma è un’altra cosa. Non esiste un Pd che si riduce alla testimonianza. Non ha futuro un Pd che non parla di sicurezza, che pregiudica i rapporti con tutto il mondo cattolico, che non parla di impresa e di ceti professionali; che non propone una riforma profonda della giustizia e non fa sua una battaglia a fondo contro il mostruoso groviglio burocratico-amministrativo-giudiziario che blocca ogni energia positiva e ogni slancio innovativo; che non combatte concretamente a favore di un Mezzogiorno tradito. L’impostazione tutta ideologica sul tema dei diritti, sicuramente importante, non è un programma politico per il governo dell’Italia. Il dibattito sul Pd e nel Pd, sul suo rinnovamento, ha valore in relazione a tutto questo. Non esiste un Pd nel quale anime morte parlano una lingua morta, incomprensibile alle persone normali e che non riesce mai a creare entusiasmi collettivi».
Critica anche Bonaccini… «La presidenza del Pd deve garantire il rispetto delle regole democratiche nella vita interna e della dignità delle persone. In relazione al sequestro del Pd campano — e non solo — non lo ha fatto. L’opportunismo è un vizio diffuso».
C’è poi il tema dell’autonomia locale.
«Nel libro propongo un’operazione-verità sui rapporti tra Nord e Sud, al di là di ogni mistificazione. Occorre essere vigili. Un passo alla volta, nonostante la ripetizione tanto ossessiva quanto demagogica della parola “Nazione”, si rischia di spaccare l’Italia».
Fonte: Corriere