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Il Pnrr e la burocrazia siciliana

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La Regione Siciliana ha circa 1.200 pratiche in arretrato in settori chiave come i rifiuti, le autorizzazioni ambientali, le bonifiche, l’energia rinnovabile. Cioè in settori chiave della transizione cui punta l’Italia

di Antonino Gulisano

Il Sole 24 Ore ha pubblicato la fotografia dello stato di salute, per essere ottimisti, della burocrazia siciliana ai tempi del piano di ripresa concepito dall’Europa per contrastare l’emergenza sanitaria e rilanciare la crescita economica. La Regione Siciliana ha circa 1.200 pratiche in arretrato in settori chiave come i rifiuti, le autorizzazioni ambientali, le bonifiche, l’energia rinnovabile. Cioè in settori chiave della transizione cui punta l’Italia.

Prendiamo, per esempio, il capitolo delle valutazioni nel campo delle autorizzazioni ambientali: si registrano carenza di personale, difficoltà dei soggetti competenti in materia a interfacciarsi con il Portale Via-Vas, costante crescita del numero delle istanze presentate con una media di 80 procedure per funzionario, come si legge su Il Sole 24 Ore. Una situazione sfociata nei 61 progetti presentati dalla Sicilia a valere sul PNRR e non approvati dal Mipaaf.

La burocrazia, si sa, in Sicilia è uno dei problemi che sembrano non avere soluzione. Ma quando si parla di milioni e milioni di euro che potrebbero essere persi, la situazione appare come più che allarmante. Lo sanno bene gli industriali siciliani che temono la bocciatura dei progetti del Pnrr, come già successo sul bando progetti di irrigazione dei Consorzi di Bonifica.

La pubblica amministrazione siciliana fa i conti con una carenza endemica di personale ma fa anche i conti con un livello di preparazione in temi complessi che appare davvero mediocre.

La Regione è indietro negli iter autorizzativi, un fatto certificato dall’interno perché frutto di un monitoraggio fatto dalla stessa Regione. Così il “Piano territoriale per il conferimento d’incarichi di collaborazione per il supporto ai procedimenti amministrativi di attuazione del Pnrr” (così si chiama) si rivela un vero e proprio libro bianco con l’ufficialità del via libera della Giunta regionale guidata da Nello Musumeci. Così arrivano le paure del mondo produttivo dell’Isola.

Secondo quanto ricostruito dal quotidiano online Il Post, la giunta regionale siciliana sostiene che i criteri adottati per la selezione dei progetti da finanziare avrebbero penalizzato la Sicilia a priori, poiché si concentravano su zone con problematiche di siccità estiva mentre la Sicilia soffre di aridità, un problema strutturale e permanente. Il ministero ha risposto con una nota in cui spiega che «i criteri di ammissibilità per ottenere il finanziamento sono 23 e riguardano, tra gli altri punti, anche il livello di esecutività dell’opera, l’entità del risparmio idrico, la superficie oggetto di intervento, le tecnologie utilizzate e i benefici ambientali prodotti. Per essere ammessi, i progetti dovevano soddisfare tutti insieme i 23 criteri previsti.

Secondo i funzionari del ministero, la Regione ha commesso vari errori: per esempio alcuni tecnici che hanno effettuato i controlli sulla qualità dei progetti non avevano i requisiti per poterli fare, ottenuti solo in data successiva agli accertamenti già svolti. In altri casi, progetti che ricadevano in aree diverse della Sicilia erano stati validati lo stesso giorno dal medesimo perito. Infine, in molti casi era segnalata la carenza di documentazione a corredo delle domande di finanziamento.

Il Presidente Musumeci ha annunciato la creazione di un fondo di progettazione da 15 milioni di euro a favore dei Comuni e delle ex Province. Uno strumento per favorire la redazione dei progetti in vista della nuova programmazione comunitaria 2021-2027 e delle risorse residue del Pnrr non impegnate da Roma. “Faremo fronte, così, alla carenza di risorse interne negli uffici tecnici degli enti locali. Cominceremo dal settore idrico e irriguo perché il tema dell’acqua per noi è serissimo”. Non serve creare un fondo di spesa ad hoc, ma formare e assume dei tecnici e del personale con capacità progettuale e competenze dei Fondi europei.

Per superare i timori sulle capacità progettuali della Regione e dei vari enti locali, nel confronto con i sindacati e le forze sociali e economiche si deve ripristinare il metodo della concertazione come fu fatto dal Governo Ciampi. Nella Regione Sicilia non si fanno concorsi dal ’91 e se la Regione avesse avuto i progettisti avrebbe speso sino all’ultimo euro della programmazione precedente,  già definita ma senza progetti. Non mancano le risorse disponibili, ma i progetti e i progetti esecutivi e cantierabili per essere pronti a spendere e realizzare i progetti.

Fatta la scelta di semplificazione e di “governance” a beneficio di un buon esito del Pnrr non si possono e non si devono travalicare le regole generali del buon funzionamento del rapporto di concertazione tra la P.A in hause e i privati. Mentre il Pnrr può essere la giusta occasione per favorire la partecipazione delle medie e piccole imprese, le più qualificate. Rimaniamo fortemente convinti che sia indispensabile preservare e garantire una sana capacità, per offrire i migliori servizi alla PA, imprese e cittadini; ed altrettanto convinti che la PA debba svolgere le sue funzioni di indirizzo, vigilanza e controllo, evitando di occupare spazi che non le competono per ruolo e compiti. Inoltre la scelta di puntare sulle società pubbliche in house è comprensibile, in qualche misura, ma deve configurarsi come elemento indispensabile di monitorare il cronogramma dei progetti nel corso della loro realizzazione e il rispetto dei tempi di esecuzione e del rispetto delle opere da progetto. Ma se le società in house hanno le risorse interne per fare fronte alla enorme mole di supporti tecnici, no problem. Il rischio è che si inizino campagne di assunzioni massicce di personale che non potrà essere pronto immediatamente, rendendo inefficaci i supporti e altissima la spesa.